Guidolin come Mancini, si autoesonera, ma poi ritratta

E’ proprio dura perdere una partita importante. Ne sa qualcosa Roberto Mancini, con quella battuta infelice dopo la gara contro il Liverpool, e ne sa qualcosa in più Guidolin, che non vuol’essere da meno del tecnico interista, e mette in scena il replay del gioco del “Mi dimetto-non mi dimetto”.

A fine gara, dopo le 3 scoppole rimediate anche dal Genoa, il tecnico veneto ha dichiarato ai microfoni dei giornalisti: “la squadra ha fatto tutto quello che poteva, i ragazzi li ringrazio di tutto. Hanno giocato bene in un clima impossibile, senza il minimo apporto da parte del pubblico. Tutto era stato ben preparato… Ai giocatori e a pochi altri voglio dire comunque grazie”. Parole dette prima di tutto per discolparsi della brutta figura fatta al Renzo Barbera, e poi per prepararsi ad un esonero che potrebbe arrivare da un momento all’altro. E invece il presidente Zamparini, anzichè esonerarlo, rilancia: “Per me può rimanere. Non c’è problema. E’ lui che ci ha messo in questa situazione, toccherà a lui tirarci fuori“.

Capello: vi insegno le buone maniere!

Più difficile del previsto la missione di Fabio Capello alla guida della nazionale inglese e non perché gli uomini a sua disposizione siano poco validi, ma perché sembra che in Inghilterra non abbiano idea di come ci si debba comportare in campo e fuori. Ecco allora arrivare quello che il Daily Express aveva definito “The Godfather”, che ha il compito non facile di insegnare le buone maniere ai suoi calciatori.

Vi insegnerò il rispetto!

Questa la frase urlata da don Fabio dalle pagine del Daily Mail, dopo aver assistito alla reazione dei giocatori del Chelsea contro l’arbitro Mike Riley, nella gara con il Tottenham. I fatti. Al 45′ del primo tempo Ashley Cole, giocatore dei Blues e della nazionale, commette un fallaccio su Hutton, con un tackle in velocità e alzando la gamba in modo pericoloso. Il fallo meriterebbe il rosso diretto, ma l’arbitro opta per l’ammonizione. Proteste del Tottenham? No, strano ma vero, ad arrabbiarsi è proprio il giocatore del Chelsea, che si lascia andare ad una reazione esagerata, spalleggiato dai compagni John Terry, Frank Lampard e Didier Drogba.

David Trezeguet ancora escluso dalla nazionale

Antipatia personale: solo così si può spiegare l’ennesima esclusione di David Trezeguet dalla lista dei convocati di Domenech. 39 i nomi sul taccuino del ct francese, ma ancora una volta tra questi non figura l’attaccante juventino, in forma strepitosa e vice-capocannoniere della serie A con 16 gol all’attivo.

Stando così le cose, il sogno di giocare l’ Europeo diventa un’utopia e, a meno di clamorosi ripensamenti, sembra proprio che il franco-argentino si godrà l’estate su qualche assolata spiaggia, guardando in tv i suoi compagni impegnati a difendere i colori nazionali.

Buon per noi, che avremo una gatta in meno da pelare, visto che i transalpini sono stati inseriti nello stesso girone dell’Italia e non potranno contare su uno dei più forti attaccanti europei degli ultimi 20 anni. Certo, ci saranno nomi di spicco come Karim Benzema, Thierry Henry, Franck Ribery e Florent Malouda, ma nessuno come David conosce bene il calcio italiano e l’apporto che avrebbe potuto dare sarebbe stato determinante.

Inter: la quiete dopo la tempesta, ma quanto durerà?

Aria pesante in casa Inter. L’eliminazione dalla Champions League ha portato dietro di sé uno strascico di malumori e polemiche difficili da superare. Mancini non aveva certo contribuito a rasserenare l’ambiente con l’uscita infelice subito dopo la gara con il Liverpool ed era toccato a Moratti rimettere le cose a posto, convocando il tecnico e convincendolo a tornare sui suoi passi.

Il dubbio è lecito e ne avevamo già parlato: per quanto ancora Mancio sarà l’allenatore dell’Inter? L’impressione è che il divorzio sia più vicino di quanto si creda e che, subito dopo l’ultima gara di campionato e la probabile conquista delo scudetto, il tecnico faccia le valigie.

E’ ciò che si augura anche una parte dello spogliatoio, ma mai avremmo potuto pensare che a guidare il plotone dei ribelli fosse proprio Zatlan Ibrahimovic, trattato sempre con i guanti bianchi e difeso a spada tratta dall’allenatore, persino dopo la sconfitta nella gara di andata contro il Liverpool, quando tutti erano d’accordo nell’indicare lo svedese come uno dei peggiori in campo.

Ruud Gullit: il tulipano nero

Treccine rasta, sorriso smagliante e battuta pronta ed efficace: è così che si presentava Ruud Gullit al calcio italiano, quando venne acquistato dal Milan di Berlusconi nel 1987. Era l’era di Arrigo Sacchi e del Milan che faceva man bassa di successi in Italia ed in Europa, con una squadra di campioni assoluti, guidati dal fantastico trio olandese.

Il “tulipano nero” proveniva dal Psv Eindoven dove aveva contribuito alla conquista di due campionati olandesi con 68 presenze e 46 reti, mettendosi in mostra fino a conquistare il Pallone d’Oro. Con queste credenziali arrivò nel club rossonero, pronto a dimostrare la sua grandezza assoluta come regista della squadra e punto di riferimento in mezzo al campo al fianco del connazionale Rijkaard. Possente fisicamente, esplosivo nella falcata, inarrestabile palla al piede, prediligeva il ruolo di trequartista, ma si adattava a giocare anche da seconda punta.

Fu subito amore con la curva rossonera e fu subito successo in campionato, nonostante l’avversaria di quegli anni si chiamasse Napoli ed il suo alter ego azzurro fosse un certo Maradona.

Elisabeth Loisel esonerata a causa di una cena!

Parlando di calcio siamo abituati a pensare alle luci di San Siro o al prato verde dell’Olimpico, dimenticando spesso che esistono altre realtà meno seguite, ma ugualmente importanti. Ed oggi vi racconteremo una storia di questo pallone dimenticato, pur immaginando che qualcuno storcerà il naso nel sentir parlare di calcio femminile.

E’ la storia della nazionale di calcio femminile cinese e della sua allenatrice Elisabeth Loisel, arrivata dalla lontana Francia qualche mese fa, dopo anni di esperienza in patria, prima come calciatrice, poi come tecnico. Ebbene, ora sta per essere licenziata a causa di una cena. Ma andiamo per ordine.

Elisabeth è arrivata in Cina nel mese di ottobre dello scorso anno, chiamata al non facile compito di portare in alto la squadra di calcio femminile, soprattutto in vista delle prossime Olimpiadi di Pechino. Sin dall’inizio si è impeganta a portare la Cina almeno sul podio olimpico, pur avendo a disposizione una squadra che è solo tredicesima nel ranking Fifa.

Amarcord Lucarelli, esordio Cuper e riscatto Tiago: le storie della domenica

Giornata di grandi emozioni oggi a Livorno, con il passato che ritorna sia in campo che in panchina. Chissà che effetto farà vedere quella che per anni è stata una bandiera degli amaranto, vestire una maglia diversa, dopo aver proclamato per lungo tempo il suo amore eterno per i colori del club toscano. E’ la storia di Cristiano Lucarelli, bomber di razza, livornese nella pelle e nelle ossa, tanto da giurare che mai avrebbe abbandonato la sua squadra del cuore.

Così non è stato e le sirene straniere lo hanno convinto ad accasarsi presso lo Shakhtar, dove avrebbe avuto la possibilità di mostrare finalmente il suo valore anche a grandi livelli (leggi Champions League). Ma i sogni sono rimasti nel cassetto e, subito dopo l’eliminazione della squadra ucraina, Cristiano ha cominciato a sentire la nostalgia per il Bel Paese, chiedendo di essere rispedito al mittente. La destinazione scelta, però, non è stata la ridente Toscana, ma l’Emilia, sponda Parma, e la curva amaranto non ha gradito.

Appena rientrato lo scorso gennaio ha già avuto modo di pregustare i fischi ed i cori che i suoi ex tifosi gli avevano riservato. A distanza, certo, ma non abbastanza da non poter essere sentiti. Oggi è il giorno della verità e chi si aspetta appalusi e ovazioni per la bandiera, che bandiera non è più, resterà fortemente deluso. Il minimo che può aspettarsi dalla trasferta in terra toscana è che gli diano del traditore, ma comunque vada la “sua” curva sarà tutta per lui.

Mancini:”Resto, ma alle mie condizioni”

Dopo Donadoni, anche Roberto Mancini alza la voce e impone le condizioni per rimanere. Sembra andare di moda il diktat degli allenatori, che stanchi di essere sempre al centro delle polemiche adesso vogliono ribaltare la situazione, e rendersi protagonisti agli occhi del pubblico, magari tralasciando gli impegni sportivi.

Dopo essersi pentito per lo sfogo inopportuno di martedì sera, il Mancio ha chiesto scusa alla dirigenza, ai tifosi, ma ha posto le condizioni per rimanere. Prima fra tutte, il motivo scatenante che ha fatto prendere a Mancini la decisione di andarsene: il caso Figo.

Donadoni rifiuta il rinnovo del contratto

Donadoni alza la voce e rifiuta condizioni per il suo contratto. Il mite tecnico di Cisano Bergamasco per la prima volta nella sua carriera usa toni forti e impone le sue regole.
A chi diceva che non era un tecnico di polso, consigliamo di fare due chiacchiere con Abete e vediamo se è ancora dello stesso parere.

Ciò che il boss della Federcalcio voleva imporre al c.t. è un prolungamento del contratto fino al 2010, a condizione che ai prossimi europei l’Italia arrivasse almeno in semifinale.
A quel punto Donadoni ha perso le staffe e ha detto un deciso no a qualsiasi condizione che gli possa togliere serenità, e di conseguenza toglierla anche al gruppo che lo seguirà in Austria e Svizzera.