Gli azzurri a Coverciano tra sorrisi e strip!

Si aspettava solo l’atto conclusivo della stagione 2008/’08 per dare finalmente inizio alle danze. Archiviata anche la Coppa Italia, prepariamoci dunque a mangiare pane e calcio per un altro mese abbondante, con l’Europeo che occuperà quasi completamente la scena su giornali, tv e blog.

Da ieri la Nazionale azzurra è a Coverciano per il classico raduno pre-europeo, primo passo verso la manifestazione continentale. Da qui partiranno i 23 selezionati da Donadoni per difendere i colori della bandiera e soprattutto il titolo di Campioni del Mondo conquistato due anni fa, sotto il cielo di Berlino.

Per uno solo non ci sarà la soddisfazione di approdare in Austria e Svizzera, visto che il mister ha ritenuto opportuno preconvocare 24 elementi. Fatto sta che con la chiamata in campo di ieri si è dato ufficialmente il via all’avventura europea dell’Italia.

Alessandro Del Piero: dall’inferno alla rinascita!

Più volte su queste pagine ci siamo occupati di lui, ma alla luce dei risultati raggiunti quest’anno sia a livello personale che di squadra, Alessandro Del Piero merita un capitolo a parte nella rubrica dei più grandi numeri 10.

Al momento, con Totti fermo fermo ai box, Alex è sicuramente quanto di meglio ci possa essere nel panorama calcistico nazionale e chi continua ancora ad avere dei dubbi sulla sua classe può tranquillamente accomodarsi sulla poltrona dell’antijuventino a prescindere.

Ed ora alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo sulla sua ripresa completa dopo il grave infortunio di 10 anni fa in quel di Udine. “Finito” è il termine che più spesso è stato accostato al nome di questo campione, che si è dannato l’anima per tutto questo tempo, per dimostrare di essere ancora Alessandro Del Piero, il talento di San Vendemiano.

Ivano Bordon: portiere di ghiaccio

Gli piaceva essere chiamato “pallottola”, così come lo aveva soprannominato Sandro Mazzola, dopo averlo visto schizzare da una palo all’altro della porta con velocità impressionante, ma Ivano Bordon era famoso soprattutto per l’atteggiamento glaciale con cui affrontava le gare, tanto da meritarsi il titolo di “portiere di ghiaccio”.

Una vita quasi interamente dedicata al calcio, soprattutto a difesa della porta dell’Inter, dove giocò per 13 stagioni, conquistando due scudetti e due Coppe Italia. Di lui si ricorda una gara in particolare, una di quelle partite storiche a noi tanto care, che avremo modo di raccontare più in là, in un articolo a parte.

Per ora accontentatevi di conoscerne l’epilogo, con un giovanissimo Ivano Bordon (20 anni appena), che prendeva il posto di Lido Vieri e regalava la qualificazione al terzo turno di Coppa dei Campioni alla squadra nerazzurra. Quella sera il ragazzino davanti ad ottantamila spettatori riuscì a parare di tutto e di più, concedendosi anche il lusso di respingere un calcio di rigore a Hevcknes, e guadagnandosi meritatamente il titolo di eroe della serata.

Storia degli Europei: Belgio-Olanda 2000

Penultimo appuntamento con la storia degli Europei di calcio prima di tuffarci pienamente nella kermesse continentale della prossima estate che ci vedrà impegnati in Austria e Svizzera. Ancora due nazioni a fare da teatro all’importante manifestazione, per la seconda volta nella storia dopo Euro 2000, giocatosi in Belgio ed Olanda.

Amaro ricordo per i colori azzurri, giunti fino all’epilogo e con le mani già sulla Coppa e poi beffati da un incredibile calo di tensione. Ma andiamo per ordine, ripartendo dall’inizio, da quella formazione affidata alle mani di Dino Zoff, già vincitore del trofeo da giocatore nel 1968 e deciso a ripetere l’impresa da mister.

Solita formula sperimentata nell’edizione precedente, con 16 squadre a darsi battaglia per la conquista del titolo. L’Italia venne inserita nel gruppo B con i padroni di casa del Belgio (teste di serie), la Svezia e la Turchia. Un girone comodo comodo anche se il mister italiano continuava a ripetere di non fidarsi di compagini dai nomi poco altisonanti.

Del Piero merita la nazionale!

Il tormentone sembra non aver mai fine: Del Piero agli Europei? Sembra molto la storia di Baggio al Mondiale nippo-coreano, quando l’Italia intera sperava in una sua convocazione, per irtrovarsi poi delusa dall’assenza del prestigioso nome dalla lista dei ventidue.

Se lo meritava Roberto in quella stagione trionfale, così come se lo merita l’Alex ammirato quest’anno. La scelta finale spetta a Donadoni e si spera di non dover rileggere una storia che conosciamo ormai a memoria.

Il capitano bianconero non ha mai nascosto il desiderio di far parte della spedizione azzurra e ha fatto di tutto e di più in questa stagione per dimostrare che nonostante i 33 anni suonati è ancora al massimo della forma, più di ragazzini che gli avanzano due o tre lustri.

Fabio Grosso vittima del razzismo francese!

Razzismo o rancore mai sopito verso colui che ha contribuito in maniera determinante alla conquista di un mondiale ai danni della Francia? Forse entrambe le cose. Di certo rimane la gravità del fatto e l’impressione che gli italiani non godano di grande cosiderazione al di là delle Alpi.

La vicenda risale a sabato scorso e vede protagonista Fabio Grosso, ex Inter ora al Lione, ad un passo dalla vittoria del campionato francese. Nell’ultima gara giocata a Strasburgo l’italiano è stato determinante, segnando il gol del 1-2 e contribuendo all’espulsione di Mouloungui, autore di due interventi assassini (il secondo proprio su di lui).

Ebbene l’allenatore dello Strasburgo, Jean-Marc Furlan, non ha gradito quella che secondo lui è stata la sceneggiata del terzino nostrano ed a fine gara ha commentato senza mezzi termini:

Non si può dire che l’italiano abbia rinnegato i suoi geni e la sua razza.

Storia degli Europei: Francia 1984

A 24 anni dalla prima edizione, è ancora la Francia la nazione incaricata di organizzare la fase finale del Campionato Europeo del 1984, con il vantaggio questa volta di non doversi sudare la qualificazione, essendo ammessa di diritto. Sulla panchina dei transalpini c’era Michel Hidalgo, che poteva contare su stelle del calibro di Six, Lacombe, Giresse, Tigana e, soprattutto Platini.

Ampiamente favorita per la vittoria finale, dunque, alla pari con l’Italia di Bearzot, Campione del Mondo nei Mondiali spagnoli di due anni prima. Ma, almeno per quanto riguarda gli azzurri, le previsioni della vigilia vennero completamente capovolte durante un girone di qualificazione non proprio irresistibile.

La formula della competizione era la stessa di quattro anni prima: 31 squadre divise in sette gironi, con le prime di ogni girone che avevano accesso alla fase finale. L’Italia venne sorteggiata nel Gruppo 5 insieme a Cecoslovacchia (che l’aveva battuta ai rigori nel 1980), Romania, Cipro e Svezia. La squadra azzurra era grossomodo quella di Spagna ’82, ma evidentemente non aveva più fame di successi, visto che l’unica vittoria la ottenne in casa contro la modesta Cipro.

Franco Causio: il Barone

A Torino lo chiamavano Brazil, soprannome che gli affibbiò Vladimiro Caminiti, penna magica del giornalismo sportivo e grande intenditore di pallone. Franco Causio però è ricordato da tutti come “il Barone”, per via di quello stile inconfondibile che lo caratterizzava sia in campo che fuori.

Cresciuto calcisticamente nel Lecce, squadra della sua città, trovò la sua grande occasione nella chiamata di Gianni Agnelli alla corte bianconera. Qualche stagione in prestito qua e là per la penisola e poi il rientro a Torino per diventare titolare inamovile in una squadra di grandi campioni.

Le enciclopedie dl calcio lo indicano come l’inventore del ruolo di “ala tornante”, con il compito di attaccare e l’obbligo di difendere all’occorrenza, ed insieme a Bruno Conti è considerato il più forte cursore di fascia della sua epoca.

Torino-Juventus 3-2: rimonta granata in 124 secondi!

Nel calcio vince il più forte. Quasi sempre, almeno. Ma ci sono delle occasioni particolari in cui non basta avere in campo sei Campioni del Mondo, non basta poter contare su un duo di fuoriclasse stranieri, non basta chiamarsi Juventus e giocare contro una meteora.

Era il 27 marzo 1983 ed il calendario proponeva il derby della Mole, con la Juventus all’inseguimento della Roma prima in classifica ed il Toro senza grandi ambizioni. Era l’anno che seguiva i Mondiali di Spagna, vinti dall’Italia per 6/11 bianconera: un vero vanto per lo squadrone di Trapattoni ulteriormente rinforzato con gli innesti di Platini e Boniek. Il sempreverde Bettega ancora dava il suo contributo, nonostante l’età, ed a centrocampo Massimo Bonini garantiva qualità e quantità.

Il Toro era invece tutto muscoli e cuore, quel cuore che è sempre stato caratteristica fondamentale per i colori granata, specie se si trattava di metterlo in campo contro i rivali storici. Nel suo piccolo anche il Torino era Campione del Mondo, avendo tra le sue fila Beppe Dossena, numero 10 azzurro nei Mondiali di Spagna, anche se durante la competizione non ebbe modo di mettersi in mostra. Ma la Juve era superiore in tutto rispetto a quel Torino, che poteva sperare solo di limitare i danni.

Ricardo Zamora: El Divino!

Difficile che lo abbiate visto giocare, molto probabile che ve lo abbiano nominato come uno dei più forti portieri della storia, il primo comunque di livello mondiale. Parliamo di Ricardo Zamora, numero 1 spagnolo degli anni ’20-’30, considerato come l’inventore del ruolo di portiere moderno.

Atletico e sportivo sin da ragazzino, passò attraverso la boxe, il nuoto, il mezzofondo e la pelota, prima di dedicarsi completamente al calcio. A 16 anni era già il portiere titolare dell’Espanyol e a 18 del Barcellona. Nel 1920 vinse la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Anversa e la sua fama fece il giro del mondo, tanto che al ritorno in Catalogna chiese all’allora presidente Joan Gamper un consistente aumento di stipendio. Si intromise nella trattativa l’Espanyol che offrì a Zamora un contratto da 1000 pesetas al mese, pur di assicurarsi le sue prestazioni. Un vero affronto per il Barcellona che si appellò ad una disposizione della Federazione Spagnola secondo la quale nessun giocatore poteva cambiare maglia senza il consenso del club di origine.

Intanto cominciava un lento declino fisico per il numero uno, che conduceva una vita piuttosto dissoluta, ma ciò non gli impedirà di essere acquistato dal Real Madrid nel 1930, per una cifra astronomica: 100.000 pesetas ai blaugrana e 40.000 all’anno per lui.

Alessandro Del Piero: l’uomo dei record!

Avrei voluto festeggiare con un gol il raggiungimento del record di Gaetano Scirea, però mi sono mangiato una grossa occasione.

Questa la dichiarazione di Alessandro Del Piero dopo la gara di sabato contro l’Inter, che ha sancito la vittoria della Juventus e la sua personale soddisfazione per aver raggiunto, in termini di presenze, il record dell’indimenticato capitano degli anni ’70-’80. Non ce l’ha fatta a festeggiare con un gol, ma l’impresa sportiva resta e va ad aggiungersi agli innumerevoli primati conquistati nel corso degli anni con la maglia bianconera.

231 i gol segnati, che ne fanno il miglior marcatore nella storia della Juventus. Di questi, 44 nelle competizioni internazionali (altro record) sempre con la maglia della Vecchia Signora; 27 gol in nazionale, quarto di sempre (a pari merito con Roberto Baggio) e bomber più prolifico tra i calciatori in attività con la maglia azzurra. Ed ora è arrivato il gettone numero 552, che lo pone al primo posto nella classifica delle presenze totali. In un calcio dove le bandiere non sono che un lontano ricordo, Alessandro Del Piero rimane fedele alla maglia che è diventata ormai una seconda pelle.

David Trezeguet ancora escluso dalla nazionale

Antipatia personale: solo così si può spiegare l’ennesima esclusione di David Trezeguet dalla lista dei convocati di Domenech. 39 i nomi sul taccuino del ct francese, ma ancora una volta tra questi non figura l’attaccante juventino, in forma strepitosa e vice-capocannoniere della serie A con 16 gol all’attivo.

Stando così le cose, il sogno di giocare l’ Europeo diventa un’utopia e, a meno di clamorosi ripensamenti, sembra proprio che il franco-argentino si godrà l’estate su qualche assolata spiaggia, guardando in tv i suoi compagni impegnati a difendere i colori nazionali.

Buon per noi, che avremo una gatta in meno da pelare, visto che i transalpini sono stati inseriti nello stesso girone dell’Italia e non potranno contare su uno dei più forti attaccanti europei degli ultimi 20 anni. Certo, ci saranno nomi di spicco come Karim Benzema, Thierry Henry, Franck Ribery e Florent Malouda, ma nessuno come David conosce bene il calcio italiano e l’apporto che avrebbe potuto dare sarebbe stato determinante.

Giancarlo Antognoni: un campione di sfortuna!

Idolo della Fiorentina, nessuno come lui nel cuore dei tifosi viola, vera bandiera di una squadra in cui è stato spesso l’unica stella a brillare: questo era Giancarlo Antognoni, uno dei più grandi numeri 10 a cavallo tra gli anni ’70-’80.

Nils Liedholm lo volle fortissimamente alla Fiorentina, dopo averlo visto in azione a Coverciano durante gli allenamenti della nazionale juniores. 453 milioni sborsati dall’allora presidente Ugolino Ugolini per strapparlo al Torino, che aveva da tempo messo gli occhi su quel ragazzino elegante e talentuoso.

Il ragazzo che gioca guardando le stelle.

Così lo definì Vladimiro Caminiti, e l’incedere a testa alta era solo uno tanti punti di forza del giovane Antognoni, che eccelleva nel ruolo di regista grazie alla straordinaria visione di gioco, ai lanci lunghi e millimetrici, alla falcata elegante ed imperiosa. Un numero 10 che amava mettersi al servizio della squadra più che tentare la soluzione personale.