Luigi Ferraris di Genova: uno stadio “inglese”

E’ uno degli impianti più antichi d’Italia, qualcuno dice anche tra i più belli, o comunque tra quelli in cui si può godere meglio godere dello spettacolo sportivo. Stiamo parlando del Luigi Ferraris di Genova, la cui costruzione viene fatta risalire al 1909. Poche le documentazioni dell’epoca relative alla messa in opera dei lavori. L’unica certezza è che lo stadio venne inaugurato il 22 gennaio 1911 con la gara tra Genoa ed Internazionale.

Quattro mesi dopo lo stadio Marassi divenne definitivamente la casa del club rossoblu, che fino ad allora giocava le partite interne anche sul Campo di San Gottardo.

Inizialmente la capienza dell’impianto era di 20.000 spettatori e solo in seguito si apportarono delle modifiche per l’ampliamento e la costituzione di una struttura all’altezza dei club di serie A.

Verso Euro 2008: Croazia

Il ct croato Slevan Bilic è uno dei primi a diramare la convocazione di soli 23 calciatori per Euro 2008, dato che quasi tutti gli allenatori hanno deciso di convocare più scelte per il ballottaggio finale. L’Italia ne ha convocati 24, c’è chi ne ha convocati 26, la Francia addirittura 30. I croati invece, forti anche della convinzione di aver raggiunto un certo grado di forma, grazie anche al fatto di aver eliminato la più quotata Inghilterra, non temono pretattiche o infortuni, e partono sin da subito con i 23 ufficiali.

Il gruppo B, che li vedrà giocare contro i padroni di casa dell’Austria, la Germania e la Polonia, verrà affrontato ovviamente senza il loro calciatore più talentuoso, quell’Eduardo falciato da Taylor in Premier League, che con il suo ritmo brasiliano nel sangue avrebbe fatto la differenza in una squadra forse troppo fisica, ma poco agile.

La maledizione di Mourinho sul tiro di Terry

Lui giura che tifava per i Blues, per la squadra che ha condotto per tre anni, senza mai riuscire a respirare l’aria della finale di Champions League. Ma l’altra sera avremmo voluto essere al suo fianco e vivere accanto a lui le emozioni della partita, dal gol di Ronaldo all’errore del suo capitano, fino alla parata decisiva Van Der Saar che ha di fatto consegnato la Coppa nelle mani del Manchester United.

Lui è Josè Mourinho, tecnico portoghese che gode di grande considerzione in giro per l’Europa, rimasto un anno ai box, dopo il benservito di Roman Abramovich lo scorso autunno.

Al suo posto Avram Grant, un tecnico sconosciuto, israeliano di origine e antipatico a molti, non per una questione di carattere, ma perché spesso gli si è stata rimproverata scarsa personalità. Tutte chiacchiere visto il finale di stagione super della squadra londinese, che ha rischiato di portare a casa il successo più grande. Mourinho dice che tifava per lui, ma avremmo voluto sentire le sue imprecazioni sulla rincorsa interrotta da Cristiano Ronaldo, con la palla che finiva tra le mani protese di Cech.

Ibou Ba si ritira

Ve lo ricordate Ibrahim Ba, detto Ibou? Era uno dei centrocampisti più in voga degli anni ’90, considerato una delle ali più forti a livello internazionale. Purtroppo, come molto spesso accade nel nostro campionato, il primo passo verso la fine della sua carriera lo fece firmando 11 anni fa per il Milan. Ora la sua carriera è finita davvero, a 35 anni ha deciso di ritirarsi, farà l’osservatore per i rossoneri in Africa.

Nato il 12 gennaio del ’73 a Dakar, acquisisce la doppia nazionalità senegalese e francese, che gli consente di girare liberamente per l’Europa. Famoso per la sua eccentricità, fu il primo nero, insieme ad Abel Xavier, ad ossigenarsi i capelli, sulla scia della moda lanciata negli States da Dennis Rodman, stella del basket Nba.

Gianluca Pagliuca: il Gatto di Casalecchio

C’era una volta l’Italia dei portieri, quando i ct erano costretti a delle lunghe notti insonni per scegliere il numero uno da spedire tra i pali di una porta. E c’era un volta Gianluca Pagliuca che toglieva il sonno ai ct, indecisi se mettere in porta lui o Marchegiani, lui o Peruzzi, lui o Zenga.

Ma lui era sempre al suo posto, a lavorare sodo per farsi trovare pronto, a sudare sul campo di allenamento per dimostrare che la classe non è acqua e che si può essere i più forti anche giocando in una piccola realtà di provincia.

La sua storia parte dall’entroterra bolognese, dove è nato ed ha cominciato a tirar calci ad un pallone come attaccante. Come spesso succede per il suo ruolo, non aveva la vocazione a fare il portiere, ma, complice una febbre del numero uno titolare, si ritrovò in portà visto che era il più alto della squadra.

Verso Euro 2008: Olanda

Anche Van Basten, come Donadoni, preferisce diramare una pre-lista di calciatori da portare in ritiro, che verrà scremata fra una settimana. La prima notizia è che Clarence Seedorf era stato convocato inizialmente dall’ex attaccante del Milan, ma siccome lui non si sente a suo agio con gli schemi del ct olandese, ha preferito rifiutare la convocazione. Così dopo aver saltato i mondiali di Germania, adesso Seedorf non parteciperà nemmeno agli Europei.

La lista presentata finora contiene 26 calciatori, tre in più di quelli definitivi, che saranno eliminati dalla lista dei portieri (4 i convocati finora) e due dagli attaccanti, convocati addiirittura in 7. Dando un’occhiata ai nomi, salta all’occhio come, nuovamente, sia stato escluso Roy Makaay, scarpa d’oro 5 anni fa con il Deportivo Lacoruna, oggi al Feyenoord, e anche il giovane terzino del Real Madrid, Drenthe, lasciato probabilmente alla nazionale Olimpica, dato che ha solo 21 anni.

Champions League al Manchester United!

Alla fine ha vinto chi ha sbagliato di meno, ma se ci fosse stata la possibilità di assegnare la Champions League ai punti, probabilmente la gara tra Manchester United e Chelsea sarebbe finita pari. Meglio i Red Devils nella prima frazione di gioco. Il Chelsea subisce l’iniziativa della squadra di Ferguson e non riesce a proporsi in avanti. Cristiano Ronaldo è defilato sulla fascia, a volte quasi estraneo alla manovra, ma al minuto 26 riesce a regalare la quarantaduesima perla di una stagione da incorniciare, dopo un’ottima azione di Scholes sulla fascia.

L’unico pericolo corso da Van Der Saar è su un colpo di testa di Rio Ferdinand, che pressato da Ballack rischia di infilare la propia porta. Ma è solo un lampo e sul rovesciamento di fronte Cech deve guadagnarsi la pagnotta due volte nel giro di pochi secondi, chiamato a respingere il colpo di testa di Tevez prima ed il tap-in di Carrick poi.

Dominio Manchester in questa fase dell’incontro, ma come nella migliore tradizione a gol sbagliato corrisponde un gol subito ed è Lampard ad infilare la porta dei Reds, quando ormai la fine del primo tempo è ad un passo. Destro comodo ed esultanza dedicata ancora una volta alla mamma scomparsa qualche giorno prima della semifinale.

Juve in formato Champions, ad un passo da Amauri e Xabi Alonso

Forse la Juventus ha deciso di adottare la seconda maglia, quella rossa, come prima divisa, giusto per assomigliare di più al Liverpool, dato che gli piacciono così tanto i suoi calciatori. Dopo essersi assicurata a gennaio Sissoko, e visto che il centrocampista funziona bene nello scacchiere di Ranieri, si punta nuovamente verso la città dei Beatles per rinforzare la propria rosa.

Il nome che si fa sempre più insistente è quello di Xabi Alonso, fresco di convocazione nella nazionale spagnola. Il centrale ricomporrebbe una delle coppie di centrocampo più forti al mondo con il maliano, e l’accordo con il Liverpool non sembra nemmeno così lontano. Ieri infatti Blanc si è recato in Inghilterra per parlarne con i dirigenti dei Reds, e l’affare sembra già a buon punto.

Sampdoria-Barcellona 0-1: bomba di Koeman e sogni infranti

20 maggio 1992, serata storica per il calcio italiano, che presentava in finale di Coppa dei Campioni un’assoluta novità, mai più giunta all’appuntameto con la storia dopo quel triste giorno. La Cenerentola che si giocava il ballo finale con il Principe azzurro si chiamava Sampdoria, anche se tanto Cenerentola non era, vista che aveva sbaragliato le avversarie durante il cammino, conquistandosi a suon di gol l’ultimo atto della competizione.

La sorellastra invece si chiamava Barcellona, anch’essa mai vincitrice fino a quel giorno della Coppa con le orecchie, sebbene il suo blasone facesse paura in giro per l’Europa.

Le due squadre si erano già ritrovate di fronte in una finale europea tre anni prima in quel di Berna, per giocarsi la Coppa delle Coppe. In quell’occasione i doriani avevano avuto la peggio e speravano nella notte di Wembley di potersi rifare con gli interessi.