Arsenal-Manchester United: Parko giochi Red Devils, Ronaldo strapazza i Gunners

Andata 0-1

Arsenal-Manchester United 1-3

Arsenal: Almunia, Sagna, Tourè, Silvestre, Gibbs (dal 46′ Ebouè), Walcott (dal 63′ Bendtner), Fabregas, Song, Nasri, Van Persie (dal 79′ Vela), Adebayor. All. Wenger.

Manchester United:
Van Der Sar, O’Shea, Ferdinand, Vidic, Evra (dal 65′ Rafael), Fletcher, Carrick, Anderson (dal 63′ Giggs), Ronaldo, Park, Rooney (dal 66′ Berbatov). All. Ferguson.

Arbitro: Rosetti (ITA)

Reti: Park all’8′, Ronaldo all’11’ e al 61′, Van Persie al 76′.
Note: ammoniti Nasri, Adebayor ed Ebouè; espulso Fletcher al 75′ per gioco scorretto.

La top ten dei mister stranieri in Inghilterra

Poveri inglesi, costretti ad ammirare la kermesse continentale senza esserne protagonisti, lasciati a casa da una Croazia che invece continua a vincere.

Ma questa è storia del passato. Ora sulla panca dei Tre Leoni c’è un italiano, chiamato appositamente per risollevare le sorti di un’Inghilterra alla deriva.

Forse è la motivazione che ha spinto il Sun a stilare la classifica dei migliori tecnici giunti nel Regno Unito dall’Oltremanica, nella speranza che lo straniero porti bene. In particolare l’italiano, visto che due tecnici nostrani, Vialli e Ranieri, sono stati inseriti nella top ten.

Champions League: egemonia inglese

Quattro squadre su otto ai quarti, tre su quattro in semifinale: la Champions League parla sempre più inglese. La Roma non ce l’ha fatta a fermare il Manchester né il Fenerbahce è riuscito a frenare le ambizioni di gloria del Chelsea e così toccherà al solo Barcellona rappresentare il calcio “al di qua della Manica” contro lo strapotere delle compagini inglesi.

Situazione ampiamente prevedibile in fase di sorteggio, quando l’urna aveva stabilito gli accoppiamenti, anche se nel calcio abbiamo imparato da tempo che non è tutto così scontato. Ma oggi, alla luce dei risultati, possiamo dire che sembrava un copione già scritto.

Certo, se De Rossi avesse messo a segno quel rigore, forse staremmo qui a parlare di un’altra storia, anche se bisogna ammettere che la qualificazione della Roma è stata fortemente compromessa nella gara di andata e ieri i giallorossi ben poco potevano fare per fermare l’armata Manchester, seppur orfana di Ronaldo e Rooney.

Liam Brady: un gentleman alla corte della Vecchia Signora

Era il 1980 e l’Italia ricominciava a parlare straniero, dopo anni di strenuo nazionalismo. La Juve tentò di arrivare a Diego Armando Maradona, intoccabile, inavvicinabile, ed il viaggio in Argentina di Boniperti si rivelò vano. La scelta cadde dunque su Liam Brady, irlandese dell’Arsenal, che tanto bene aveva fatto in terra inglese, tanto che il suo presidente tentò in tutti i modi di trattenerlo.

Sette stagioni con i Gunners, impreziosite dalla conquista nel 1979 della Coppa d’Inghilterra che gli valse, a livello personale, l’elezione a giocatore dell’anno. Ma il richiamo della Vecchia Signora era troppo ghiotto da rifiutare ed il 31 luglio del 1980 Liam sbarcò all’aeroporto di Caselle, pronto per la nuova avventura.

In panchina c’era Trapattoni a guidare una squadra di campioni affermati e di giovani promesse. Rossi, Bettega, Cabrini, Tardelli, Furino, Fanna: sono solo alcuni dei nomi della Juventus di quegli anni, ma, nonostante la fama dei suoi compagni di squadra, Brady riuscì ad inserirsi in fretta.

Nicklas Bendtner: un gigante tra i volti nuovi

Continua la nostra carrellata di volti nuovi alla ricerca dell’affare da proporre ai vari presidenti disposti ad investire sul futuro. In realtà, stavolta parliamo di un nome già conosciuto nel panorama calcistico internazionale, ma vista la giovane età (20 anni), merita sicuramente un posto in questa categoria.

Stiamo parlando di Nicklas Bendtner, gigante danese in forza all’Arsenal, che ha già riempito pagine e pagine di giornali con le sue imprese. I Gunners lo hanno scovato a Copenhagen, quando aveva appena 16 anni e non si sono lasciati sfuggire l’occasione di portarlo in Inghilterra.

Prestato al Bimingham la scorsa stagione, Nicklas ha avuto modo di mettersi in mostra in un campionato duro come quello della seconda divisione inglese, andando a segno per undici volte e contribuendo alla promozione della squadra in Premiership.

Arsenal e Liverpool ridimensionate: Milan ed Inter ci credono!

21 dicembre 2007: sorteggi per gli ottavi di Champions League, con un’urna che non è stata affatto benevola nei confronti delle squadre italiane, costrette ad affrontare impegni proibitivi per superare il turno. “Peggio di così non poteva andare!” titolavano i giornali all’indomani degli abbinamenti e già si immaginava battaglia dura per le nostre compagini che si ritrovavano a dover affrontare squadre che nei loro campionati stavano macinando punti e bel gioco.

Ora, a poco più di un mese dai confronti che stabiliranno l’accesso ai quarti, la situazione è nettamente cambiata, soprattutto per le due inglesi, Arsenal e Liverpool, prossime avversarie rispettivamente di Milan ed Inter.

I Gunners prima di Natale erano primi in classifica nella Premier League, semifinalisti nella Carling Cup e, dettaglio da non sottovalutare, erano giunti alla fine del girone eliminatorio di Champions in assoluta scioltezza, avendo conquistato il passaggio del turno dopo appena quattro gare. Ora sono ancora primi in campionato (insieme al Manchester con 54 punti), ma quello che impressiona in modo negativo è lo schiaffo riportato dal doppio confronto con i rivali storici del Tottenham in Carling Cup. 1-1 nell’andata in casa dell’Arsenal ed un retour-match che prometteva spettacolo e dura battaglia.

Thierry Henry tra rivelazioni e dichiarazioni d’amore

Mai calciatore fu rimpianto quanto lui nella Torino di fede bianconera: 11 milioni di sterline incassati con la certezza di chi sta facendo l’affare del secolo, mandando via un giocatore sovrastimato.
Era il 1999 e la Juventus si apprestava a cedere Thierry Henry all’Arsenal, solo pochi mesi dopo il suo arrivo a Torino. Qualche apparizione nella Juve di Ancelotti, dove era utilizzato prevantemente sulla fascia, ruolo che non predilige e in cui non si esprime al meglio.

L’offerta dell’Arsenal arrivò come una manna dal cielo per la società convinta di aver preso un grosso abbaglio in fase di acquisto. E il buon Henry preparò la sua valigia e partì, intenzionato a dimostrare altrove il suo talento calcistico. Questo almeno è ciò che trapelò all’epoca dei fatti.

Ora le rivelazioni del francese fanno luce su quel capitolo rimasto tristemente aperto nel cuore di chi lo ha visto giocare e vincere con altre casacche.
La Juve voleva tenerlo e lui sarebbe stato felice di restare se l’allora direttore generale della società, Luciano Moggi, non lo avesse di fatto costretto ad andar via. Non entra nei particolari Henry, ma spiega che Luciano gli mancò di rispetto e lui chiese di essere ceduto.

Vito Mannone: una giovane promessa all’Arsenal

Portieri sempre più in prima pagina in questo periodo di calcio più parlato che giocato (almeno in Italia, dove il campionato aspetta di riprendere dopo le festività natalizie).

Dopo il caso-Dida che continua far discutere e necessita di una soluzione a breve termine e dopo la richiesta del Barcellona, in cerca di un numero 12 da affiancare a Victor Valdes, ecco spuntare il nome di una giovane promessa italiana, Vito Mannone. Copertine tutte per lui in Inghilterra, dopo la firma con l’Arsenal che lo ha ingaggiato in qualità di terzo portiere, con un contratto di 4 anni.

Il giovane italiano, prima di firmare il contratto, ha voluto rassicurazioni precise sul suo futuro, per non rischiare di diventare la quarta scelta.

David Beckham si allena con l’Arsenal

E chi lo avrebbe detto che l’idea di Ringhio Gattuso di allenarsi con i suoi ex compagni di squadra avrebbe fatto tendenza?

Incredibile! Ancora più incredibile se a seguire la tendenza è uno come David Beckham, che di solito le tendenze le crea.
Eppure è così e l’ex stella di Manchester e Real Madrid ha chiesto e ottenuto di potersi allenare con i Gunners durante la pausa invernale del campionato americano.

I dirigenti dei Los Angeles Galaxy, sua attuale squadra, non hanno avuto niente da eccepire, apprezzando il senso del dovere di David, che avrebbe potuto sfruttare la sosta dedicarsi a tutt’altro, invece di correre e sudare su un campo d’allenamento. Felici anche i compagni di allenamento, per niente disturbati dalla temporanea presenza del biondino “americano”.