Milan, Allegri a rischio se non vince le prossime due partite

Una sconfitta all’esordio in campionato ed una vittoria arrivata quasi per caso contro il Bologna non hanno fatto altro che peggiorare una situazione già critica sulla panchina rossonera. Massimiliano Allegri era già il grande accusato del gran numero di infortuni dello scorso anno e di aver fatto scappare i senatori in questa stagione. Ma se nemmeno con i giovani le cose dovessero andar bene, c’è il rischio che venga sostituito.

Che fine ha fatto Ruud Gullit?

In gioventù era noto come “Il tulipano nero“, centrocampista con il fiuto del gol insieme a Van Basten e Rijkaard formava il trio che ha fatto la storia del Milan. Ma gli anni pesano per tutti, e così prima o poi ci si doveva ritirare. Il primo, Van Basten, ha fatto la sua fortuna all’ultimo Europeo facendo un’ottima figura con la sua Olanda dei ragazzini. Il secondo si è fatto valere in una delle squadre più forti degli ultimi anni, il Barcellona di Ronaldinho-Messi-Eto’o.

E allora anche lui, Gullit, ha tentato la strada della panchina, nonostante sia stato l’ultimo dei tre a ritirarsi e sembrava volesse rimanere a giocare per tutta la vita. E forse questo suo ritardo gli è costato caro, vista poi la carriera che ha fatto dal ’98 in poi.

Tutti in campo per Borgonovo, festa di sport e di umanità

Roberto Baggio, Ronaldinho, Ruud Gullit, ma soprattutto lui, Stefano Borgonovo, per una volta stella della serata, capace di offuscare tre palloni d’oro. Si è tenuta ieri la serata di beneficienza a lui dedicata, organizzata dalle società di Milan e Fiorentina (i due club in cui ha disputato i suoi anni migliori nel calcio professionistico), il cui incasso sarà devoluto alla ricerca contro la malattia che l’ha colpito già dal 2005: la Sclerosi Laterale Amiotrofica, nota ormai con il nome di Sla.

L’annuncio ufficiale della sua malattia Borgonovo l’aveva dato solo un mese fa, ma già da 3 anni si era ritirato dal mondo del calcio (allenava la Primavera del Como) per problemi di salute. Al suo annuncio si erano mossi numerosi dirigenti e campioni del calcio per fare qualcosa per lui, fino alla partita di beneficienza che ha visto “affrontarsi” Milan e Fiorentina.

Baronio e Inzaghi jr., pensieri a stelle e strisce

Quando un calciatore è sul viale del tramonto ha due diverse scelte. O decidere di andare a sbarcare il lunario in qualche nazione in cui il calcio è agli albori (Usa, Qatar, Emirati Arabi), oppure il ritiro. Vedendo l’esperienza di Beckham, in cui ci hanno guadagnato tutti (dal calciatore che si è intascato svariati milioni, al calcio americano che ha fatto un grosso passo avanti verso il professionismo), sono in molti che speravano di fare la stessa esperienza.

Ma non sono serviti a molto i moniti di Ruud Gullit, che ha accusato la Major League di scarsa professionalità. I milioni dei magnati americani fanno gola a tutti, e ora probabilmente anche a due italiani, Simone Inzaghi e Roberto Baronio.

Gianluca Vialli: goleador di razza

Stacchiamo la spina per un po’ dalla stretta attualità fatta di biscotti e sospetti di combine e torniamo alle nostre care rubriche, occupandoci di un grande del passato che ha fatto bene in patria e ha tenuto alto il nome degli italiani in terra straniera.

Stiamo parlando di Gianluca Vialli, fenomenale atttaccante degli anni ’80-’90, nonché vero campione di simpatia.

Mosse i primi passi da calciatore (come direbbe il buon giornalista) nella Cremonese, squadra della sua città, contribuendo alla promozione dalla serie C alla B e poi al salto nella massima serie nell’anno di grazia 1984.

Storia degli Europei: Svezia 1992

Estate 1992. Otto nazionali a correre e sudare sui campi di allenamento, per l’invidia del resto d’Europa non qualificato per la fase finale dei Campionati Europei. Invidia si, ma anche la voglia di godersi le meritate vacanze dopo un anno di duro lavoro. Tra le invidiose, ma anche ormai rilassate, la Danimarca, arrivata seconda nel proprio girone e quindi fuori dalla lista delle otto regine.

Ma in quell’anno in Europa non si parlava solo di calcio e la guerra in Jugoslavia occupava le prime pagine dei giornali, influendo purtroppo anche sul mondo dello sport. La nazionale jugoslava venne così estromessa dalla manifestazione continentale a favore della Danimarca, richiamata in gran fretta a giocarsi le sue chances.

In realtà i danesi avevano ben poche possibilità di approdare al turno successivo e molti dei giocatori di quella nazionale, con la testa già alle vacanze, furono anche infastiditi dalla chiamata del tecnico. Poco male, c’erano tre partite da giocare e poi si sarebbe tornati al sole delle spiagge. Ma non andò proprio così.

Storia degli Europei: Germania Ovest 1988

1988: ancora la Germania Ovest a legare il proprio nome alla manifestazione continentale più importante a livello di nazionali. Stavolta come paese ospitante e quindi esentata dalla qualificazione, conquistata di diritto.

La formula è ancora quella sperimentata otto anni prima durante gli Europei italiani, con 31 squadre divise in sette gironi, da ognuno dei quali uscirà una sola qualificata. Immancabili le sorprese al termine della prima fase, prima fra tutte l’eliminazione della Francia campione in carica, ormai orfana di Platini, che nel frattempo aveva detto addio alla Juventus ed alla nazionale.

Anche il Belgio a sorpresa non riuscì a strappare il biglietto per la fase finale, dimostrando che il quarto posto, conquistato ai mondiali messicani di due anni prima, era stato solo un fuoco di paglia.

Ruud Gullit: il tulipano nero

Treccine rasta, sorriso smagliante e battuta pronta ed efficace: è così che si presentava Ruud Gullit al calcio italiano, quando venne acquistato dal Milan di Berlusconi nel 1987. Era l’era di Arrigo Sacchi e del Milan che faceva man bassa di successi in Italia ed in Europa, con una squadra di campioni assoluti, guidati dal fantastico trio olandese.

Il “tulipano nero” proveniva dal Psv Eindoven dove aveva contribuito alla conquista di due campionati olandesi con 68 presenze e 46 reti, mettendosi in mostra fino a conquistare il Pallone d’Oro. Con queste credenziali arrivò nel club rossonero, pronto a dimostrare la sua grandezza assoluta come regista della squadra e punto di riferimento in mezzo al campo al fianco del connazionale Rijkaard. Possente fisicamente, esplosivo nella falcata, inarrestabile palla al piede, prediligeva il ruolo di trequartista, ma si adattava a giocare anche da seconda punta.

Fu subito amore con la curva rossonera e fu subito successo in campionato, nonostante l’avversaria di quegli anni si chiamasse Napoli ed il suo alter ego azzurro fosse un certo Maradona.

Europei 2008: Gruppo C

Terzo e penultimo appuntamento alla scoperta delle squadre qualificate per l’Europeo della prossima estate. Quest’oggi ci occupiamo del Gruppo C, che ci riguarda da vicino, visto che l’urna ha stabilito che la squadra guidata da Donadoni dovrà vedersela con Olanda, Romania e Francia (ancora lei!).

L’Italia arriva all’appuntamento da detentrice del titolo mondiale e, pur non avendo precedenti esaltanti nella competizione europea (a parte la conquista del titolo nel ’68, ma stiamo parlando di una vita fa), resta comunque la squadra da battere. Nel girone di qualificazione ha stentato solo all’inizio, con un pareggio interno contro la Lituania e una sconfitta rimediata dai cugini francesi. Poi il cammino si è fatto in discesa e Donadoni ha saputo dare personalità alla propria creatura, conducendola alla conquista del pass europeo.

Molti i nomi sul taccuino del ct, alcuni titolari inamovili e già campioni del mondo con Marcello Lippi (Buffon, Cannavaro, Materazzi, Pirlo, Gattuso, Toni), altri che devono ancora dimostrare qualcosa sul campo, sperando in una convocazione (Del Piero su tutti). Il girone non è dei più facili, ma la formazione azzurra ha dimostato compattezza e determinazione ed è pronta a dar battaglia per arrivare in alto.

Baggio, West, Ronaldo: il look che fa tendenza

Pensate che nel calcio ci sia un solo Capello? D’accordo, don Fabio è unico ed inimitabile, ma anche quello con la “c” minuscola riesce a far parlare di sé, soprattutto se è sulla testa dei protagonisti più in vista o se viene esibito in manifestazioni internazionali.

In principio erano Gullit e Valderrama, veri pionieri in fatto di look stravaganti, poi la moda del bel capello contagiò numerosi seguaci e, se raccogliessimo le immagini dei vari calciatori dalla capigliatura insolita, ne verrebbe fuori un catalogo per parrucchieri!

La palma d’oro spetta sicuramente a Ronaldo, che nel corso degli anni ci ha mostrato il meglio(?) di sé in fatto di acconciature. Ricordate la mezzaluna nel corso dei Mondiali del 2002? Poi tornò la “pelata”, già esibita nel periodo interista, fino alla recente versione-Arnold, con quei riccioli ricresciuti, per la gioia dello sponsor (un’azienda specializzata in ricrescita di capelli). L’ultima bizzaria ce l’ha mostrata qualche giorno prima dell’incidente con quelle treccine, che tanta ilarità hanno suscitato tra i suoi compagni.