Tutto come previsto. Ancora una volta l’Italia china la testa e si ritira in buon ordine, rimandando a tempi migliori i sogni di gloria lungamente cullati. Juve, Roma ed Inter non ce l’hanno fatta a ribaltare i pronostici, lasciando strada allo strapotere inglese.
E se per le prime due ci sono le attenuanti generiche del caso (infortuni, squalifiche e rose non proprio costruite per tentare il colpaccio in Europa), lo stesso non può dirsi dell’Inter, che sin da inizio stagione aveva in testa un unico obiettivo: la finale di Roma.
Questo il motivo per cui lo Special One è stato chiamato al capezzale della squadra, costringendo il suo predecessore ad una pensione di lusso. Ma all’indomani della disfatta di Manchester è lecito chiedersi che differenza ci sia tra Mancini e Mourinho.
Dobbiamo restare concentrati per rivincere lo scudetto.
Questo aveva detto Mancini subito dopo la gara che segnò la fine dell’avventura euopea dell’Inter in Champions esattamente un anno fa (ed anche la sua personale sulla panca dei nerazzurri). Sembra trascorsa una vita da allora e molto è cambiato nel club di Moratti, ma alla fine della fiera le parole di commento sono le medesime:
Voglio vincere lo scudetto.
Mourinho finalmente è sceso sulla Terra e forse ha capito per la prima volta di non essere poi tanto “speciale” come tutti lo dipingono, visto che altri prima di lui hanno raggiunto gli stessi obiettivi con la medesima squadra. “L’Inter non è pronta per vincere la Champions League”, questa la sua giustificazione di fronte ai microfoni. E sarà pure vero, ma allora a cosa servito spendere 9 milioni di euro a stagione, per assicurarsi il miglior allenatore sulla piazza?
Una domanda che di certo avrà turbato i sonni di Moratti la scorsa notte (ammesso che sia riuscito a prender sonno) e che da oggi comincerà a ronzare nelle orecchie dei tifosi nerazzurri, ancora una volta costretti a rimandare i sogni di gloria europei.
