Gascoigne collassa ancora e adesso chiede di morire

“Lasciatemi morire”. E’ questo l’urlo disperato di Paul Gascoigne di avantieri sera, poco prima di subire l’ennesimo collasso a causa dell’alcool, il veleno che lo sta uccidendo, volontariamente o no. Stavolta non si tratta di una arresto (e già questa sarebbe una notizia), ma di qualcosa di anche peggiore: il rifiuto dell’aiuto anche da parte dei familiari.

L’appello a tentare di salvare sè stesso, rientrando nella clinica per disintossicarsi che aveva abbandonato qualche mese fa, arriva direttamente dall’ex moglie Sheryl, la figlia Bianca, il figlio Regan e il figliastro Mason, tutti riuniti in un albergo portoghese per tentare di stare vicino all’uomo che adesso è solo l’ombra di sè stesso.

Il calcio a passo di danza

Cosa hanno in comune il calcio e la danza? Fino a ieri avremmo risposto “poco o nulla”, ma guardando lo spettacolo The Beautiful Game – A Football Ballet, dobbiamo ricrederci e cominciare a pensare che le due forme di “arte” possono convivere perfettamente sulle tavole di un palcoscenico.

In realtà non abbiamo avuto la possibilità di goderci lo spettacolo nell’anteprima di giovedì, ma i tabloid d’oltremanica hanno risposto in maniera assolutamente positiva alla messa in scena, tanto da convincere anche noi della bontà del risultato.

Di cosa si tratta? Come sapete gli inglesi sono abituati a stilare classifiche e a lanciare sondaggi, per conoscere l’opinione popolare. Questa volta i sudditi di Sua Maestà sono stati chiamati a votare i momenti più significativi della storia del calcio. Il risultato del sondaggio è stato poi trasformato in una coreografia, nella quale ognuno di quei momenti storici è diventato un passo di danza.

Fantacalcio: scartiamo i Nazionali, sono tornati tutti incerottati

La sosta per le partite delle Nazionali ha portato più problemi che benefici alle squadre di Serie A. Ha infatti confermato l’ottimo momento di Ronaldinho e ha regalato al Milan uno Sheva d’altri tempi, sempre decisivo per la sua Ucraina, ma ha pure affaticato tanti calciatori e rotto altri. A pagare di più questo stop è l’Inter, che perde Stankovic e ha molta incertezza per i suoi sudamericani.

Ma i nerazzurri hanno una rosa molto nutrita e non dovrebbero avere problemi a schierare un 11 all’altezza della situazione. Chi invece dovrebbe avere più di un grattacapo è la Roma, con quasi tutta la difesa fuori causa e l’attacco un pò in crisi. Anche Siena e Atalanta fanno la conta degli infortunati, e quindi consigliamo a chi ha in rosa nel Fantacalcio calciatori di Bologna e Cagliari di inserirli senza pensarci su due volte in questa settimana.

Lo Stadio Azteca, teatro di eventi memorabili

Dopo una breve interruzione, riprende il nostro viaggio alla scoperta degli impianti più suggestivi del mondo. Questa volta il nostro tour ci porta a migliaia di chilometri di distanza dal Belpaese, in uno stadio che risveglia in noi italiani ricordi indelebili, quasi quanto il Santiago Bernabeu di Madrid o l’Olympiastadion di Berlino.

Stiamo parlando del mitico Stadio Azteca di Città del Messico, teatro nel 1970 del Mondiale conquistato dal Brasile di Pelè proprio ai danni della nazionale azzurra. Ricordi tristi, certo, ma quel mondiale è ricordato anche e soprattutto per la cosiddetta partita del secolo, quando gli uomini di Valcareggi si imposero con un rocambolesco 4-3 contro l’allora Germania Ovest. A ricordare l’evento, una targa affissa sui muri dello stadio che recita:

El Estadio Azteca rinde homenaje a las selecciones de Italia (4) y Alemania (3) protagonistas, en el Mundial del 1970, del PARTIDO DEL SIGLO. 17 de junio de 1970.

Del Piero pensa all’estero, forse non sarà bianconero a vita

Un Del Piero come un fiume in piena non lo si era mai visto. Ci è riuscito Sportweek, il settimanale della Gazzetta dello Sport, a farsi raccontare tutti i retroscena di una carriera tra le più importanti in Italia, ed una confessione shock: la Juventus potrebbe non essere la sua unica squadra per tutta la vita.

Ma non solo. Pare infatti che da piccolo, quando cioè a 12 anni lasciò casa per diventare un calciatore, stava quasi per finire al Torino. Eh sì, proprio con la maglia dei tanto odiati cugini. Una scelta che avrebbe cambiato radicalmente la sua carriera (sicuramente non sarebbe finito alla Juve), e in cui è stato salvato dalla propria famiglia che gli fece cambiare idea in tempo.

Toni e Ronaldinho: nessuno è profeta in patria

Può un calciatore essere acclamato quando scende in campo con la maglia del proprio club e venire invece fischiato non appena indossa quella della nazionale? Può, eccome! Accade a due miti del calcio mondiale, due di quelli che fa strano veder contentastati su un campo di calcio, due di quelli che dovrebbero vivere di rendita, per quanto di buono hanno fatto nei tempi passati.

Eppure capita che anche due come Toni e Ronaldinho vivano il loro momento difficile, e non in assoluto, ma solo quando vengono chiamati a difendere i colori del proprio Paese.

Per fortuna non è sempre così, ed anzi siamo sicuri che già dalla prossima occasione i due talenti avranno modo di riscattarsi, ma fa strano dover registrare fischi e contestazioni nei loro confronti.

Lippi riapre ad Amauri

Italia-Amauri, atto terzo. Stavolta è Marcello Lippi a farsi avanti e invitare l’attaccante bianconero a dirsi disponibile a vestire la maglia azzurra.

“È un giocatore molto forte, abbiamo parlato e gli ho detto che prima di tutto dovrà completare l’iter burocratico per la naturalizzazione”.

Più che un assist quindi quello di Lippi, quasi un invito a nozze che Amauri proprio non può mancare. E pare anche che lui non abbia intenzione di lasciarselo sfuggire. Il suo procuratore infatti ha fatto sapere che il calciatore è ben disposto, ma i tempi burocratici sono lunghi e non dipendono da loro, ma par di capire che le intenzioni di vestire la maglia azzurra ci sono tutte.

La storia del calcio: sistema piramidale e metodo

 Sistema piramidale

E’ di marca britannica la prima grande rivoluzione calcistica. Siamo attorno al 1880, quando la squadra inglese del Nottingham Forest, introduce il sistema piramidale. Oltre alla particolare dislocazione sul campo dei giocatori, la novità determinante è la capacità di tale sistema di conciliare le capacità individuali con il gioco collettivo. La squadra, organizzata su tre linee, era così distribuita: cinque attaccanti, tre mediani, due terzini, oltre naturalmente al portiere. Con tale disposizione si cercava una copertura più omogenea del terreno di gioco. I difensori, dovevano infatti coprire la parte centrale davanti alla porta. I mediani laterali dovevano controllare le ali avversarie. Il centro-mediano, che in caso di difesa ad oltranza fungeva da difendente centrale, generalmente aveva compiti di regia e di organizzazione della manovra. Il sistema piramidale, nel quale la marcatura veniva effettuata a distanza, rappresenta il primo significativo passo verso l’evoluzione del sistema di gioco a zona.

Qualificazioni mondiali: prima vittoria con polemica per la Francia, bene tutte le big

L’Italia chiude la seconda gara del girone in testa da sola. L’unica squadra ad aver vinto la prima gara, l’Eire, ha pareggiato in casa di un ottimo Montenegro che avrebbe anche meritato la vittoria. Vucinic e Jovetic fanno impazzire gli uomini del Trap, ma alla fine Given ha la meglio su tutti e salva i suoi su uno 0-0 che va bene a tutti: agli irlandesi perchè non perdono, ai montenegrini perchè rimangono in gioco e all’Italia perchè diventa capolista.

Torna alla vittoria la Francia, che nonostante le polemiche dei tifosi che vogliono la testa di Domenech, fino addirittura a sperare in una sconfitta della loro Nazionale, i Bleus riescono ad avere la meglio su una Serbia che perde sin da subito il suo calciatore migliore, Stankovic, per infortunio. Partono forte i francesi, ma tremano nel finale quando Ivanovic segna il gol del 2-1 riaprendo la partita, ma alla fine i primi 3 punti per i transalpini arrivano.

Ultras Napoli: l’altra versione dei fatti.

L’argomento ha monopolizzato le prime pagine dei giornali negli ultimi 10 giorni, riportando l’attenzione su un tema spesso affrontato e mai risolto del calcio italiano, ovvero quello della violenza dentro e fuori lo stadio.

Su queste pagine ne abbiamo ampiamente trattato, riferendo via via di tutte le misure adottate dal ministro Maroni per arginare il problema ed evitare che si ripetano episodi come quello di Roma nella prima di campionato.

Inutile star qui a ricordare i disordini allo stadio, con lancio di petardi e ferimento di diverse persone, o le devastazione sugli autobus della capitale o ancora i 500.000 euro di danni provocati sul treno Roma-Napoli. Le immagini di quella lunga giornata sono ancora sotto gli occhi di tutti, ma c’è una voce fuori dal coro e noi abbiamo l’obbligo di darne conto. Si tratta di un giornalista austriaco, tale Reinhard Krennhuber, redattore capo della rivista >Ballesterer fm, che ha accompagnato gli ultras partenopei nel viaggio verso la Capitale e, una volta tornato in patria, ha fornito una versione completamente diversa da quella dei media italiani.