Toni e Ronaldinho: nessuno è profeta in patria

di Redazione Commenta

Può un calciatore essere acclamato quando scende in campo con la maglia del proprio club e venire invece fischiato non appena indossa quella della nazionale? Può, eccome! Accade a due miti del calcio mondiale, due di quelli che fa strano veder contentastati su un campo di calcio, due di quelli che dovrebbero vivere di rendita, per quanto di buono hanno fatto nei tempi passati.

Eppure capita che anche due come Toni e Ronaldinho vivano il loro momento difficile, e non in assoluto, ma solo quando vengono chiamati a difendere i colori del proprio Paese.

Per fortuna non è sempre così, ed anzi siamo sicuri che già dalla prossima occasione i due talenti avranno modo di riscattarsi, ma fa strano dover registrare fischi e contestazioni nei loro confronti.


Il centravanti della Nazionale Italiana non ne può più e dopo i fischi dell’altra sera in quel di Udine, si è voluto sfogare, non sentendosi affatto responsabile di tutti i mali di Casa Italia:

Da quando gioco all’estero, mi attaccano tutti. Se l’Italia perde, è colpa di Toni, se vince Toni gioca male, se viene eliminata dagli Europei è colpa mia. Se giocassi nel Milan o nella Juve, tutto questo non sarebbe successo. Invece da quando sono andato all’estero, è così.

Beh, non crediamo che il malcontento del pubblico dipenda dal fatto che lui giochi nel Bayern Monaco, ma il problema è che conti alla mano, Luca Tore (Luca gol), come lo chiamano in Germania, non segna dall’amichevole con il Portogallo, vale a dire da febbraio. Ora non vogliamo dire che abbiamo perso gli Europei per colpa sua, ma un attaccante dovrebbe essere pagato per segnare.

Si può consolare però il nostro ariete, visto che a fargli compagnia c’è uno che di nome (anzi di soprannome) fa Ronaldinho, autore di una prova a dir poco opaca nell’ultima uscita della sua nazionale. Una settimana da dimenticare per il neo-acquisto del Milan, con un rigore sbagliato nella gara contro il Cile ed una prestazione molto al di sotto delle sue possibilità contro la Bolivia, cenerentola del girone e in 10 uomini per quasi tutto il secondo tempo. Alla fine Dinho è stato sostituito, beccandosi una buona razione di fischi ed insulti dal pubblico del Joao Havelange di Rio de Janeiro.

Che volete farci? Nel calcio moderno non c’è più spazio per i miti ed il pubblico è poco propenso a portare pazienza. Torneranno tempi migliori, ne siamo certi!

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