Che fine ha fatto Tomas Skuhravy?

A Genova se lo ricordano ancora tutti esultare con quella folta chioma al vento mentre faceva la capriola (diventata il suo marchio di fabbrica) dopo un gol. Passato alla storia per essere il simbolo del Grifone degli anni ’90 in cui ha segnato la bellezza di 58 gol in 163 partite, è sicuramente uno degli attaccanti più apprezzati della storia del calcio italiano, e forse il più forte della breve storia della nazionale della Repubblica Ceca.

Di lui si conoscevano le grandi giocate, la presenza in area che si sentiva da vero centravanti di sfondamento, e poi la gran simpatia che lo contraddistingueva, nonostante un aspetto a prima vista da uomo rude. In Italia lo abbiamo potuto ammirare fino al 1996, ultimo anno in cui vestì la maglia rossoblù, ma poi di lui non se n’è saputo più molto.

La lista della spesa del Manchester City

Diventare la prima squadra di Manchester, offuscando la stella dello United? Vincere la Premier League il prossimo anno e la Champions entro tre anni? Al Fantacalcio si può, ma nella realtà occorrono molti soldi ed un progetto valido per arrivare a realizzare un sogno così importante.

Eppure il proprietario del Manchester City ci crede e, almeno dal punto di vista economico, sta mettendo a disposizione del proprio tecnico ogni mezzo possibile per raggiungere l’obiettivo. Un assaggio del potere economico di cui dispone ce lo aveva dato sin dall’inizio della sua avventura in Premier, strappando Robinho al Chelsea di Abramovich e dimostrando che davanti ad offerte strepitose è difficile ottenere dei rifiuti.

Da allora molti grandi nomi del calcio internazionale sono stati accostati alla seconda squadra di Manchester, solleticando la fantasia dei tifosi, che cominciano a credere realmente nel progetto. Ora si comincia a fare sul serio e la lista della spesa di Mark Hughes sarebbe pronta per essere presentata. Gli obiettivi? David Villa, Wayne Bridge e Lassana Diarra come prime scelte. Senza dimenticare i veri grandi sogni del City, ovvero Kakà e Fernando Torres.

Inter, un rosso da paura: 148,3 milioni di passivo

Qualche settimana fa vi riportavamo il passivo di bilancio della Juventus che pareva molto alto. Ma vedendo quello che ha combinato l’Inter quest’anno, i 20,8 milioni di rosso dei bianconeri sembrano caramelle. Secondo quanto riportato da Marco Liguori nel suo blog, il bilancio presentato il 3 Novembre scorso dal patron Massimo Moratti parla di un passivo di bilancio di 148,3 milioni di euro, un’enormità.

Ma il ridicolo viene proprio adesso. Infatti i soci interisti sono contenti di questo passivo, visto che la stagione precedente, quella 2006/2007, si è chiusa con un segno meno da 206,8 milioni di euro. A questo punto viene da chiedersi dove sia finita l’etica nel calcio di cui tanto si parla, e soprattutto perchè alcune piccole società falliscono per una ventina di milioni di debito, e l’Inter non subisca nemmeno una multa se il suo bilancio va sotto di 200 milioni.

Il derby della Capitale: Lazio per il primato, Roma per il riscatto

La presenza di Francesco Totti per il derby di domenica sera è il grande dubbio che tormenta il tecnico Luciano Spalletti. Il capitano venerdì ha abbandonato l’allenamento per il persistente dolore al ginocchio, dovuto forse ad un affaticamento. La Roma perderebbe molto senza il suo fantasista, ed in un momento particolare, dove il derby vede i giallorossi in una situazione di classifica drammatica, e con ben 14 punti in meno dei cugini. La vittoria contro il Chelsea in Champions sembrava potesse aver guarito la Roma, che invece complice una sfortunata autorete al 90’ di Cicinho, si è dovuta ‘accontentare’ di un pareggio a Bologna contro l’esordiente Mihajlovic.

La favola di Savidan sulle orme di Torricelli

Ricordate la favola di Moreno Torricelli? Nei primi anni ’90 lavorava come magazziniere in una fabbrica di mobili, dilettandosi con il pallone a livello poco più che amatoriale nelle fila della Caratese. Un bel giorno, come nelle migliori favole appunto, la sua squadra si ritrovò ad affrontare un’amichevole contro la Juventus. Niente di particolarmente impegnativo: un’allegra sgambata con autografi e foto ricordo finali per dei ragazzi abituati ai campi in terra ed alle trasferte con le auto private.

Ma per Torricelli fu la svolta. Mister Trapattoni rimase talmente impressionato dalle doti atletiche e dalla grinta messa in campo dal difensore, che volle invitarlo al ritiro precampionato, convicendo poi la società ad acquistarlo per pochi milioni di lire.

Un bel salto per il giovane Torricelli, che si ritrovò improvvisamente catapultato nel calcio che conta tra i campioni che fino ad allora aveva potuto ammirare solo in tv. Ed invece divenne uno dei protagonisti e riuscì a togliersi anche parecchie soddisfazioni: 3 campionati, 2 Coppe Italia (di cui una con la Fiorentina), 2 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea ed 1 Coppa Intercontinentale, oltre alla soddisfazione di aver ricevuto 10 convocazioni in nazionale.

Lubos Michel, dal fischietto alla dirigenza

Di solito quando un calciatore smette di giocare finisce in qualche club a fare il dirigente o l’allenatore. Quando smette un arbitro, Collina e pochi altri a parte, di solito si ritorna a fare il mestiere che si faceva già prima, ma a tempo pieno, abbandonando per sempre il mondo del calcio.

Non sarà così per Lubos Michel, ex arbitro slovacco di 40 anni, che si occuperà del club ucraino dello Shaktar Donetsk, un evento più unico che raro, dato che non si era mai visto un ex arbitro fare da dirigente ad un club che magari fino a qualche mese fa aveva anche penalizzato durante una partita.

Dito medio e monete lanciate: Drogba ora rischia grosso

Ancora un’esultanza esagerata dopo una rete ed ancora proveniente dalla terra di Sua Maestà. Qualche giorno fa ci eravamo occupati di David Norris, centrocampista dell’Ipswich, che aveva manifestato la sua felicità con il gesto delle manette, dedicando il gol ad un amico detenuto per aver provocato la morte di due bambini.

Stavolta la storia è un po’ diversa ed il protagonista, Didier Drogba, rischia di trascorrere un brutto quarto d’ora la prossima settimana, quando il suo caso finirà sul tavolo del giudice sportivo. L’episodio è avvenuto lo scorso mercoledì, durante la gara che ha visto il Chelsea soccombere ai rigori di fronte al meno quotato Burnley.

L’ivoriano in forza ai Blues, subito dopo aver segnato la sua prima rete della stagione, si è diretto sotto la curva occupata dai tifosi avversari, salutandoli con un poco cortese dito medio. Non è una scena edificante, d’accordo, ma ci può stare in una partita di calcio. Quello che proprio non ci sta è che l’attaccante abbia raccolto delle monete da terra per restituirle (naturalmente lanciandole) al mittente.

Il Real torna sul mercato e guarda all’Italia

Soltanto 24 ore fa vi raccontavamo del grave infortunio a Ruud Van Nistelrooy che lo costringerà a chiudere già da ora il suo campionato. A distanza di poco tempo la dirigenza blanca ha sguinzagliato i suoi osservatori per cercare un sostituto, ma non solo.

Infatti oltre al problema della punta, il Real ha anche il problema dell’allenatore. Già dimenticato lo scudetto vinto la scorsa stagione, Schuster viene rimesso sulla graticola (e forse non ci era mai sceso) dopo le ultime balbettanti prestazioni in campionato, in cui si è salvato sempre per il rotto della cuffia, ma soprattutto dopo le due sconfitte patite contro la Juventus in Champions.

La Juve torna in vetta dopo 915 giorni

E sono sette. La Juventus non fa sconti nell’anticipo della dodicesima giornata di campionato e raggiunge la sua settima vittoria consecutiva ai danni di un Genoa che pure ha provato a tenere a bada la voglia di risalita della Vecchia Signora. Ora la classifica dice 24 punti, come la capolista Inter, anche se con una partita in più rispetto agli uomini di Mourinho.

Una serata da incorniciare per la Torino bianconera, costretta a recarsi allo stadio di giovedì per lasciar spazio al rugby. Sacrificio ampiamente ripagato e gol a grappoli che da queste parti non si vedevano da tempo.

Stavolta Del Piero non ha scritto il proprio nome nel tabellino dei marcatori, ma è riuscito comunque a deliziare la platea con giocate d’alta scuola ed assist invitanti per i compagni. Ad aprire le marcature ci ha pensato Grygera, dopo un’azione del capitano, che forse sperava di poter concludere personalmente.