Le verità di Zidane, dalla testata al doping

Un’immagine che ha fatto esultare milioni di italiani, l’ultima di Zinedine Zidane su un campo di calcio da professionista. Quel 9 luglio 2006 doveva segnare il suo addio al mondo del pallone e mai nessuno poteva immaginare di dover assistere ad una scena tanto triste. Non che gli italiani si augurassero di regalargli la gioia più grande nel momento dell’addio, ma un applauso finale per la sua lunga e gloriosa carriera forse lo avrebbe meritato.

Così non fu, purtroppo per lui. Colpa di uno spilungone che ha osato offendere l’onore della sua famiglia, provocando una reazione esagerata e fuoriluogo da parte del campione francese, che, a distanza di due anni, torna sull’argomento e ammette le proprie responsabilità:

Ho chiuso la carriera su un’immagine molto triste, non è stata una bella fine. Per fortuna ho fatto altro prima e con questo mi salvo un po’. Anche se sono stato insultato, la mia reazione non era giustificata. Ma la provocazione andrebbe punita. Non sento ingiustizia, ma non era la cosa da fare.

La crisi arriva anche nel calcio, Serie A a rischio declassamento

Tanti, tantissimi, a volte troppi milioni vengono spesi dai presidenti di Serie A per i loro calciatori. C’è chi se lo può permettere perchè ce li ha (vedi Moratti che ogni anno esce di tasca sua oltre 100 milioni di euro), c’è chi non ce li ha e va in rosso (Juventus, ma soprattutto Milan, dove Berlusconi non tira fuori più nemmeno un euro). Mentre per chi non si può permettere nemmeno questo, la situazione è leggermente migliore, non vincerà mai lo scudetto, ma almeno i bilanci saranno apposto e la crisi peserà meno.

La crisi economica ha già fatto vittime illustri in Inghilterra (i presidenti di Manchester United e Liverpool saranno forse costretti a cedere per non far fallire la squadra), ma presto potrebbe arrivare anche in Italia, se non subito, probabilmente nel 2010, se non dovesse risolversi prima. Le cause? Caro biglietti, stipendi troppo alti, pochi sponsor, e adesso anche un calo previsto degli incassi televisivi, proprio quelli che reggevano quasi da soli il giocattolo del pallone.

Torino in crisi, a chi dare la colpa?

Dodici punti in 14 giornate di campionato, solo 14 reti segnate e ben 20 subite, un gioco che tarda ad arrivare, nonostante la campagna acquisti estiva lasciasse presagire una stagione senza troppi patemi d’animo. Che il Torino sia abituato a soffrire lo sappiamo da tempo, ma qui si rischia la retrocessione ed il popolo granata cerca risposte concrete. A chi dare la colpa?

L’attacco non segna quanto dovrebbe e questo è un fatto. Dai vari Stellone, Rosina, Amoruso e Bianchi ci si aspetterebbe qualche gol in più, specie dai nuovi arrivati, acquistati apposta per risolvere i problemi lì davanti. C’è poi la questione-spogliatoio con De Biasi che lamenta poco sostegno da una parte del gruppo, impegnato, a suo dire, a “giocare contro”. Una dichiarazione che non ha fatto la felicità del presidente Cairo, che ora tuona minaccioso:

Per De Biasi lo spogliatoio è dalla sua parte al 70%? Allora nove ragazzi gli sono contro, ma scherziamo? Il Toro deve essere sempre unito. I precedenti fanno curriculum, però non contano nelle mie valutazioni.

Coppa Uefa: fuori Feyenoord e Portsmouth, si salva l’Ajax

Si è chiusa ieri la quarta giornata di coppa Uefa con delle novità piuttosto sconvolgenti. Infatti alcune delle favorite (Feyenoord, Rosemborg e Portsmouth) devono abbandonare la competizione già nella fase a gironi. La squadra che tanti problemi aveva dato 7 giorni fa al Milan, con un pareggio tirato proprio per i capelli da Pippo Inzaghi, è crollata sotto i colpi di una squadra che certamente non vale nemmeno la metà dei rossoneri, e cioè il Wolfsburg, che dopo un primo tempo spettacolare (2-2 dopo i primi 45 minuti), trova la rete della vittoria ad un quarto d’ora dalla fine con il fuoriclasse della squadra, Misimovic.

Aspettando l’ultima gara intanto i tedeschi si prendono il primo posto, lasciando il Milan al secondo e il Braga già qualificato al terzo. Hanno terminato le proprie gare i portoghesi, ma vincendo in Olanda contro l’Herenveen, già con un piede fuori dalla competizione, passano con anticipo al prossimo turno.

La Juve prende Olic

Tra mille indiscrezioni e proclami più o meno realizzabili, c’è una società che lavora nell’ombra e cerca di anticipare il prossimo mercato, assicurandosi uno degli attaccanti più richiesti del panorama europeo.

Stiamo parlando dell’accordo tra la Juventus e Ivica Olic, ventinovenne attaccante croato, ora in forza all’Amburgo. A sentire il bisettimanale tedesco Kicker, il giocatore sarebbe ad un passo dalla Vecchia Signora, che avrebbe già stilato un contratto quadriennale sulla base di tre milioni a stagione.

La trattativa sarebbe stata condotta nella massima segretezza, per evitare che altri grandi club piombassero sul croato, in scadenza di contratto con l’Ambugo e quindi disponibile a parametro zero.

Napoli, a rischio i fuoriclasse. Lavezzi ad un passo dall’addio

Brutti, bruttissimi mesi attendono il Napoli e la sua dirigenza. Passato il momento dei complimenti, degli occhi sgranati e dei sogni di successo, adesso c’è il rischio di vedere il bel giocattolo biancazzurro rompersi da un momento all’altro. Il responsabile, come sempre, è il portafoglio.

Il livello di alcuni dei suoi giocatori è indubbio. Hamsik, Lavezzi, Gargano e Denis sono state tutte scommesse vinte da De Laurentis, scommesse su cui ha puntato poco e ha vinto tanto. Ma proprio quel poco adesso potrebbe non bastare più. Un esempio su tutti: El Pocho guadagna poco più di un milione netto a stagione, molte grandi squadre, tra cui l’Inter, gliene offrirebbero 5-6. Il resto vien da sè.

Certezze Udinese, speranze Samp

Umori diversi per le due italiane impegnate nella penultima giornata della fase a gironi di Coppa Uefa. Con il Milan a riposo (ma sconfitto in Coppa Italia dalla Lazio), Udinese e Sampdoria si apprestavano a conquistare punti preziosi in vista della qualificazione.

Missione compiuta per i friulani, grazie alla vittoria sulla Dinamo Zagabria, mentre i blucerchiati dovranno giocarsi il passaggio al turno successivo nell’ultima gara contro il Siviglia.

La squadra di Marino è riuscita finalmente a vedere un raggio di luce, dopo il periodo di crisi e le quattro sconfitte consecutive, in una gara caratterizzata dalle intemperanze dei tifosi croati, protagonisti di numerosi lanci di petardi sul terreno di gioco.

Coppa Uefa: fuori ufficialmente il Benfica, a rischio eliminazione anche Psg e Schalke 04

4 gironi di coppa Uefa sono scesi in campo ieri, per molti la competizione finisce qui, per altri c’è la qualificazione anticipata, e le italiane non vanno malaccio. Come abbiamo potuto vedere infatti l’Udinese è già alla fase successiva, tre vittorie su tre partite sono una garanzia, e potrebbe anche permettersi di perdere l’ultima, cosa molto probabile visto che il Nec, vincendo sorprendentemente a Mosca contro lo Spartak, ritorna in gioco, regalando anche ai friulani il primo posto nel girone con un bell’anticipo.

Male invece per la Samp. A complicare le cose ci si mette anche il Siviglia, che finora era sembrato una squadra materasso, ma che contro il Partizan fa valere tutta la classe dei suoi giocatori, e di un certo Luis Fabiano che di secondo nome fa gol, come i due che rifila ai serbi.

Basta maglie di Samp e Genoa al cimitero!

Ci sono più magliette della Samp e del Genoa che simboli religiosi.

A parlare è Monsignor Giuseppe Lanfranconi, facendo riferimento al cimitero di Genova, dove pare ormai consolidata l’abitudine di ricordare i defunti con i simboli della propria squadra del cuore. Parla del capoluogo ligure, ma immaginiamo che la stessa “lamentela” possa espandersi alla gran parte dei cimiteri italiani, vista la tendenza degli ultimi anni.

Basti pensare al ragazzo morto nel crollo della scuola di Rivoli, il cui feretro è stato completamente ricoperto da sciarpe della Juventus e dalla maglia di Legrottaglie. Una storia balzata sulle prime pagine dei giornali, come quella che ha visto protagonista suo malgrado il piccolo Nicolò, ucciso dalla caduta di un albero in quel di Roma la sera del trionfo dei giallorossi contro il Chelsea. Ad accompagnarlo nell’ultimo viaggio, la maglia di Totti, il suo idolo.

Milan: pronti due colpi a gennaio, Agger e Arshavin

“Non arriverà nessuno a gennaio”. Questo è il ritornello che Ancelotti ripete da settimane, e che ha ribadito anche ieri, parlando del mercato del suo Milan. Nega che ci sia un problema in difesa (ma nega l’evidenza), e che la sua società stia inseguendo qualche possibile rinforzo. Ma oramai non gli crede più nemmeno il tifoso più accanito.

E’ proprio la difesa a tenere banco, e oltre ai nomi vecchi (uno su tutti, Gallas), adesso sale alla ribalta un altro possibile acquisto, anche se un pò più difficile. Si tratta di Daniel Agger, difensore e bandiera del Liverpool il quale, dopo aver passato una vita nei Reds, ha chiesto un aumento di stipendio che le casse vuote della società non può soddisfare. Ed ecco spuntare i rossoneri. Ma il nome interessante è un altro, e viene da ancora più lontano: Arshavin.