Cristiano Lucarelli: da bandiera a traditore!

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Era l’estate del 2003 quando Cristiano Lucarelli realizzò il sogno inseguito per una vita intera, passando dalla maglia granata del Torino a quella amaranto del Livorno, sua città natale. La squadra in quella stagione militava nella serie cadetta, ma lui era fiero di indossare quella casacca e di poter contribuire a far tornare grandi i colori della società. 29 reti in 41 partite (ad un solo gol dal capocannoniere Toni che giocava nel Palermo) contribuirono a riportare la squadra nella massima serie dopo ben 55 anni di assenza.

Da qui nasce l’amore dei tifosi per questo centravanti tutto muscoli e potenza, che l’anno successivo rifiutò l’offerta miliardaria del Torino che lo voleva indietro, giurando amore eterno alla squadra ed alla città. Ne valse la pena, visto il bottino di reti che potè accumulare a fine stagione (24 in 35 partite) che gli permisero di vincere il titolo di capocannoniere: non male per essere il centravanti di una neopromossa!

Altrettanti gol nella stagione successiva in cui il suo pubblico non smetteva mai di esaltarlo, invitando il ct della nazionale Marcello Lippi a convocarlo per i Mondiali di Germania. Alla fine dovette seguire il trionfo mondiale dell’Italia dalla poltrona di casa sua, ma per i tifosi era comunque un re, l’unico su cui contare sempre, la bandiera della squadra.


Ma esistono ancora le bandiere in un calcio dominato dagli ingaggi milionari? Se si escludono pochi rarissimi esempi (Totti-Roma, Maldini-Milan, Raul-Real Madrid, John Terry-Chelsea e pochi altri), si direbbe proprio di no ed è molto facile anzi che ci si lasci trascinare da esigenze di tipo economico o dalla voglia di mettersi in mostra su palcoscenici internazionali.

E Lucarelli ad un certo punto della sua carriera ha scelto di strappare il cordone ombelicale che lo teneva legato alla sua città ed al suo pubblico, per cercare fortuna in una squadra che gli permettesse di giocarsi le sue chances in Champions League. Da qui la scelta del trasferimento nella fredda ucraina, sponda Shakhtar Donetsk, nell’estate del 2007, per il rammarico e la delusione dei tifosi amaranto, che non si aspettavano un tradimento simile dal proprio beniamino. Una scelta comunque non propriamente azzeccata quella del centravanti, che ha incontrato diversi problemi di ambientamento nella nuova squadra e, complice l’eliminazione dalla Champions, ha comnciato a chiedere di essere ceduto per far ritorno in patria.

Dopo le voci che lo volevano vicino al Torino e ad Genoa, eccolo varcare le Alpi per accasarsi al Parma che lo ha riscattato per 5,7 milioni di euro. Finalmente a casa! Ma i tifosi hanno memoria lunga e non gli perdonano il tradimento.
Domenica scorsa dalla curva del Picchi sono partiti cori pesanti all’indirizzo di Cristiano, quando lo speaker ha annunciato il posticipo Inter-Parma: “Hai tradito la nostra fede. Mercenario, mercenario!”. Per non parlare poi dello striscione esposto che recitava: “Prima caviale, ora parmigiano, ti manca solo di diventar pisano”.

Un ritorno in patria non proprio felice per l’ex amaranto che ora dovrà fare i conti con un passato tradito. Eh no, non esistono più le bandiere nel calcio. E nemmeno la riconoscenza!

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