Quando la Serie A giocava anche a Natale

Un altro calcio, un’altra vita, un secolo fa… Eppure non sono passati molti anni da quando la sosta natalizia è diventata effettiva e molti di voi ricorderanno partite giocate in date curiose, come l’antivigilia di Natale o il 30 dicembre.

Oggi si va in vacanza poco prima delle festività ed il campionato resta fermo per 2-3 settimane, ma c’era un tempo in cui bisognava darsi malati, se si voleva banchettare con la famiglia.

Poi arrivarono le richieste del sindacato calciatori ed il campionato riuscì a fermarsi almeno in prossimità del Natale. Era il 1974, ma c’era ancora molto da lavorare per arrivare alla situazione attuale. Natale con i tuoi si, ma Capodanno in campo, visto che nel 1977, nel 1983 e nel 1988 si giocò il 31 dicembre, a dispetto della sosta e delle ferie. Dalla stagione 1991-’92 poi si decise di fermare il carrozzone per le due festività maggiori di questo periodo e da allora non si è più tornati indietro.

Moratti, Moggi e la sudditanza psicologica

Ci risiamo. Qualcuno forse si era illuso di non dover più sentir parlare di errori arbitrali, favori alle grandi e sudditanza psicologica e invece non c’è campionato che non ci riporti con i piedi per terra, consegnandoci le solite chiacchiere da bar, condite di polemiche e strascichi velonosi.

Peccato che tutto ciò accada a ridosso del Natale, proprio nell’ultima giornata dell’anno solare, costringendoci a ribattere sull’argomento almeno fino alla ripresa del campionato. E’ innegabile comunque che le grandi nell’ultimo fine settimana siano state favorite da sviste più o meno pesanti e, se c’è chi parla di errori in buona fede (vedi Moratti), c’è anche chi, come Moggi, rivendica le proprie vittorie, non accettando che si usino due pesi e due misure nelle valutazioni:

Coloro che hanno sbagliato a Siena a favore dell’Inter sono gli stessi che sbagliavano in passato (Griselli e Calcagno). Se in passato sbagliavano in favore della Juve erano in malafede, mentre ora che sbagliano a favore dell’Inter lo fanno in buona fede? Errori e aiutini vari ci sono sempre stati e l’unica cosa che varia è l’interpretazione che ad essi viene data.

Il destino della Juventus è legato ai colori nerazzurri

Esame molto importante domenica per la Juventus di Claudio Ranieri a Bergamo per  dare un senso alla vittoria ottenuta contro il Milan. Le notizie recenti per i bianconeri sono però piuttosto serie: giovedì nell’ultimo allenamento si sono infortunati sia Iaquinta che Camoranesi, che uniti all’indisponibilità di Grygera, fanno tre. Assenze quindi pesanti per la Vecchia Signora, nonostante la nota lieta del recupero di Legrottaglie dopo il turno di squalifica.

La  Juventus arriva allo stadio Azzurri con il morale alto dopo la grande prestazione contro il Milan. Del Piero e compagni però, avranno anche il vantaggio di vedere se i nove punti di distacco dall’Inter, resteranno tali, oppure se diventeranno 12 già da sabato sera. Infatti, i nerazzurri affronteranno nell’anticipo il Siena in Toscana e, qualora riuscissero a conquistare l’intera posta, metterebbero una forte pressione ai bianconeri. Una Juventus che si è ritrovata proprio contro la squadra di Ancelotti: nel momento di maggior difficoltà, Nedved e compagni hanno tirato fuori gli artigli.

Pessotto racconta il suo dramma

Era il 27 giugno 2006. L’Italia era incollata alla tv per seguire le sorti della Nazionale Italiana, impegnata nel Mondiale tedesco alla ricerca del suo quarto titolo. Ma quel giorno un’altra notizia “sportiva” fece rapidamente il giro dei palinsenti, occupando persino le pagine di cronaca: Gianluca Pessotto, ex giocatore della Juventus, era volato giù dal tetto della sede della società bianconera, tentando di togliersi la vita.

Un gesto insiegabile che gettò nello sconforto il mondo del pallone, specie chi con con lui aveva condiviso gioie e dolori all’interno dello spogliatoio nei tanti anni di militanza in maglia bianconera. Tra questi, Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale di Lippi, che appena ricevuta la notizia abbandonò incredulo la conferenza stampa. Poi tante manifestazioni d’affetto nei confronti del difensore bianconero, tanti striscioni che lo invitavano a non mollare, tante e tante visite all’ospedale torinese che lo ospitava. E poi ancora il lento recupero ed il “nuovo esordio” nel mondo del calcio, nelle vesti di team manager della Juventus.

Da quel triste giorno sono passati più di due anni ed ora che tutto è alle spalle, Gianluca è pronto ad affrontare l’argomento-suicidio, raccontandosi davanti alle telecamere di “La storia siamo noi”, in onda questa sera su Rai2.

La Juve è travolgente, il Milan si arrende

Noi abbiamo fatto il gioco, la Juve ha fatto i gol.

Parola di Carlo Ancelotti al termine della batosta rimediata in quel di Torino. Peccato che il risultato racconti un’altra storia, peccato che le immagini della partita non gli rendano ragione. Il Milan ha fatto quello che ha potuto, mandando in campo una squadra rattoppata e priva di alcuni dei pezzi migliori, ma alla fine, se c’era qualcuno che meritava la vittoria, non si può dire certo che fosse il Milan.

Non dimentichiamo che anche Ranieri da inizio stagione deve fare i conti con la sfortuna e con gli infortuni di gente che garantisce la grande prestazione sempre e comunque (Buffon e Trezeguet su tutti) ed è quindi inutile attaccarsi alla scusa delle assenze per tentare di giustificare una sconfitta così ampia.

Champions League: Roma, Juventus e Inter, ecco le insidie del sorteggio

Passata l’ultima nottata di Champions a gironi, ed archiviati in fretta i bilanci che – a conti fatti – regalano sorrisi da “ho compiuto il mio dovere” solo a Roma – incredibile la cavalcata dei giallorossi dopo un inizio drammatico anche in campionato – e Juventus – magica la nottata al Bernabeu con un Del Piero stellare -, è già tempo di conti legati al prossimo futuro. Cosa riserverà l’urna al terzetto nostrano? A chi la sorte regalerà un A/R agevole e abbordabile?

Di sicuro si sa che dagli ottavi in poi, il sorteggio è previsto per venerdì 19 dicembre a Nyon, saranno partite di andata e ritorno: 180′ da dentro o fuori. Altra cosa certa è che l’Italia – rappresentata da Juventus, Roma e Inter – eviterà, come qualunque altra nazione ancora presente con più di una squadra, ogni rischio di derby. Altra certezza, le prime di ciascun girone potranno essere abbinate solo alle seconde, e viceversa con l’impossibile associazione di squadre che erano nello stesso girone. Assemblando, di conseguenza, gli enunciati appena indicati, è già possibile avanzare qualche ipotesi preventiva. Non la certezza di chi giocherà contro chi, ma la garanzia di chi non giocherà contro qualcun altro. Senza dimenticare che, arrivati a questo punto, ogni sfida è uno scontro all’ultima goccia di sudore.

Juventus e Fiorentina: missione compiuta

Pronostico rispettato e missione compiuta per le due italiane impegnate ieri sera nell’ultima giornata di Champions League. La Juventus, già qualificata prima di scendere in campo, cercava il punto della sicurezza che le avrebbe garantito il primato matematico nel girone H; la Fiorentina aveva bisogno almeno del pareggio per acciuffare un posto in Uefa, dopo l’estromissione dalla massima competizione europea.

I bianconeri erano impegnati in casa contro il Bate Borisov, con la testa già alla sfida di domenica contro il Milan. Ranieri ha riproposto sin dall’avvio Sebastian Giovinco, lasciando Del Piero a scaldare la panchina (si fa per dire, visto il gelo di Torino). Da segnalare anche il rientro dal primo minuto di Zanetti, dopo l’infortunio che l’ha lasciato fuori squadra per più di tre mesi.

Nella prima frazione di gioco, la gara è filata via senza troppe emozioni, con la Juve a cercare di creare e i bielorussi bravi a chiudere i varchi.

Champions League: Juventus avanti tutta, Fiorentina per la Uefa. Già sicure del passaggio Manchester, Villareal, Arsenal, Real Madrid e Bayern

Con gli otto incontri in calendario per questa sera, la Champions League cala il sipario sulla fase a gironi. Acquisita nella serata di martedì la qualificazione della Roma (prima nel girone A), confermato – nonostante la sconfitta di Brema – il passaggio del turno dell’Inter (seconda nel proprio raggruppamento) restano da scrivere solo alcuni verdetti, con il destino delle ultime due italiane impegnate – Juventus e Fiorentina – che ancora non è stato del tutto scritto.

Juve per il primato, Fiorentina per la Uefa

Questa sera calerà il sipario sulla fase a gironi della Champions League, con molte certezze (i nomi delle squadre approdate al turno successivo) e qualche sorpresa che potrebbe venire dalla posizione delle squadre qualificate. E poi c’è sempre la Coppa Uefa, considerata di minor prestigio ad inizio stagione ed ora diventata salvagente per alcune delle compagini eliminate dalla massima competizione.

In particolare c’è incertezza nei gironi delle due italiane, Juventus e Fiorentina, impegnate l’una nella rincorsa del primato, l’altra nella non facile conquista di un posto in Uefa.

Per i bianconeri quello di stasera dovrebbe essere un compito piuttosto agevole, visto che l’avversaria di turno si chiama Bate Borisov e vista anche la striscia positiva degli uomini di Ranieri, interrotta solo dalla sconfitta di San Siro.  Per passare il turno da prima della classe, alla Vecchia Signora è sufficiente non perdere contro i bielorussi, già fuori da tutti i giochi con due soli punti in 5 gare.

La Juve prende Olic

Tra mille indiscrezioni e proclami più o meno realizzabili, c’è una società che lavora nell’ombra e cerca di anticipare il prossimo mercato, assicurandosi uno degli attaccanti più richiesti del panorama europeo.

Stiamo parlando dell’accordo tra la Juventus e Ivica Olic, ventinovenne attaccante croato, ora in forza all’Amburgo. A sentire il bisettimanale tedesco Kicker, il giocatore sarebbe ad un passo dalla Vecchia Signora, che avrebbe già stilato un contratto quadriennale sulla base di tre milioni a stagione.

La trattativa sarebbe stata condotta nella massima segretezza, per evitare che altri grandi club piombassero sul croato, in scadenza di contratto con l’Ambugo e quindi disponibile a parametro zero.

La difesa di Moggi

Nel processo alla Gea è arrivato il momento delle tesi difensive: reggetevi forte, perché qualcuna delle vostre certezze potrebbe traballare pericolosamente. Finora avevamo avuto l’immagine di un Moggi protagonista e padrone assoluto del calcio italiano, capace con la sua influenza di mettere le mani su tutto, al punto da condizionare risultati di partite e campionati.

Per le sue malefatte molti hanno pagato, in particolare la Juventus, il club che si serviva delle sue “prestazioni”, giudicate troppo spesso discutibili.

Ed ora è il momento dei suoi avvocati difensori, che si prendono la scena per quattro ore filate e ci descrivono un Moggi completamente diverso da come lo immaginavamo, non un santo, ma nemmeno un “Belzebù”. Leggete alcuni passi della difesa e fatevi la vostra idea, sebbene sia difficile a questo punto della vicenda cambiare opinione su un personaggio che è stato fatto a pezzi (giustamente?) sulle pagine dei giornali e nelle dichiarazioni degli addetti ai lavori.