Moratti, Moggi e la sudditanza psicologica

di Redazione Commenta

Ci risiamo. Qualcuno forse si era illuso di non dover più sentir parlare di errori arbitrali, favori alle grandi e sudditanza psicologica e invece non c’è campionato che non ci riporti con i piedi per terra, consegnandoci le solite chiacchiere da bar, condite di polemiche e strascichi velonosi.

Peccato che tutto ciò accada a ridosso del Natale, proprio nell’ultima giornata dell’anno solare, costringendoci a ribattere sull’argomento almeno fino alla ripresa del campionato. E’ innegabile comunque che le grandi nell’ultimo fine settimana siano state favorite da sviste più o meno pesanti e, se c’è chi parla di errori in buona fede (vedi Moratti), c’è anche chi, come Moggi, rivendica le proprie vittorie, non accettando che si usino due pesi e due misure nelle valutazioni:

Coloro che hanno sbagliato a Siena a favore dell’Inter sono gli stessi che sbagliavano in passato (Griselli e Calcagno). Se in passato sbagliavano in favore della Juve erano in malafede, mentre ora che sbagliano a favore dell’Inter lo fanno in buona fede? Errori e aiutini vari ci sono sempre stati e l’unica cosa che varia è l’interpretazione che ad essi viene data.

E come dargli torto? Personalmente non ho mai creduto nella malafede degli arbitri, ritenendo che, se proprio debba essere concesso un favore a questa o a quell’altra squadra, non lo si fa in un modo così palese (esistono mille altri modi per “aiutare”).

Allo stesso modo, però, bisogna riconoscere che durante il campionato scorso la classifica sarebbe stata ben diversa senza errori arbitrali e lo stesso vale per la prima metà di questa stagione. Poi che l’Inter meriti il primo posto (magari solo con un punto di vantaggio) è innegabile e forse fa bene Moratti a parlare dell’episodio di Siena come di un incidente.

Che dire? Gli errori ci saranno sempre e quando favoriscono le grandi fanno discutere maggiormente. Ci vorrebbe solo un po’ di tranquilità nei giudizi ed un pizzico di attenzione in più da parte di chi dovrebbe garantire la regolarità de gioco. Utopia? Beh, allora speriamo in Babbo Natale…

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