Ci sono episodi che valgono una carriera. Ci sono gesti atletici, gol, vittorie destinati a rimanere impressi nella memoria, tanto da essere tramandati ai posteri come marchio di fabbrica. Pensate
alla rovesciata di Parola,
all’urlo di Tardelli, alla serpentina vincente di
Maradona, tanto per citarne alcuni.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia, quei gesti che contribuiscono a veder sfuggire un traguardo quando ormai sembrava raggiunto. E questi forse sono ancora più difficili da dimenticare.
Ne sa qualcosa
Petr Cech, portiere considerato tra i più forti al mondo, secondo solo a
Buffon a detta di molti, che non sta certo vivendo il periodo migliore della sua vita. In questa rubrica ci siamo spesso occupati
di numeri 1 fenomenali e un po’ dispiace dover parlare di Cech proprio nel momento peggiore della sua carriera, dopo averlo visto volare
da una parte all’altra della porta, alla ricerca di respinte impossibili e parate straordinarie.
Ma questo è il calcio e l’attualità dice che il portierone ceco
è uscito ridimensionato da
Euro 2008, avendo causato la cacciata prematura della sua nazionale dalla manifestazione continentale.
Peccato perché negli anni ha dimostrato di essere un numero uno affidabile e sicuro, nonostante i mille guai fisici che hanno rischiato di comprometterne la carriera. Basti ricordare lo scontro con Stephen Hunt e la frattura del cranio. Ma lui si è ripreso ed è tornato tra i pali della porta del Chelsea, seppure protetto da un caschetto in gommapiuma. E’ riuscito a parare anche la sfortuna, ma poco a potuto nella gara contro la Turchia.
Maledetti gli ultimi tre minuti. La sua Repubblica Ceca era ad un passo dalla qualificazione alla fase successiva: qualche giro di lancette e l’arbitro avrebbe dichiarato la fine dell’incontro.
Ma in quei tre minuti Cech ha capito il significato del proverbio “non c’è mai fine al peggio” e su un cross senza pretese ha combinato la peggiore delle frittate. La palla è scivolata sui suoi guantoni e, oplà, Nihat in agguato ha messo dentro.
Un errore imperdonabile che ha consentito alla Turchia di raggiungere il pareggio, per poi spingersi in avanti alla ricerca del gol qualificazione. E così stato. Cechi fuori e turchi avanti, per la disperazione di un Cech inconsolabile e consapevole di aver condannato la propria nazionale ad un’uscita prematura.
Si conclude così
l’anno sfortunato di Petr Cech, dopo l’inutile rincorsa al Manchester in campionato e, soprattutto,
la finale Champions League persa in quel di Mosca, nonostante la sua parata sul rigore di
Ronaldo.
L’Europeo poteva rappresentare la sua occasione di riscatto, ma proprio sul più bello il pallone si è trasformato in saponetta.
Ed ora forse non gli basterà il caschetto per ripararsi dalle critiche.