Marco Tardelli: un urlo mondiale!

Guardate l’immagine, chiudete gli occhi e tornate a quel magico 11 luglio del 1982. E adesso ditemi che cosa provate.

Personalmente non riesco a ricordare un’emozione simile (calcisticamente parlando, s’intende): brividi che scendono lungo la schiena ed una lacrima trattenuta a fatica nel ricordo di una serata unica ed indimenticabile.

Indimenticabile per me, per noi tifosi tutti, che abbiamo avuto la fortuna di assistere alla messa in onda di una pagina di storia, ma immaginate che cosa deve aver rappresentato quella serata per il ragazzo immortalato nella foto divenuta simbolo di un intero mondiale, tanto che ancora vi chiedessero chi era Tardelli, rispondereste quasi sicuramente “quello dell’urlo”.


Eppure Marco Tardelli da Capanne di Careggine in provincia di Lucca ha fatto tanto altro nella vita, ha riempito bacheche di scudetti e trofei, ha corso e segnato quanto un attaccante, ringhiando sulle caviglie degli avversari quanto un difensore.

E all’inizio della carriera qualcuno ci provò a relegarlo nel ruolo di terzino, sebbene non avesse il fisico adatto, ma poi fortunatamente arrivò Giovanni Trapattoni sulla sua strada e capì che uno così era sprecato per correre dietro agli attaccanti.

Non a caso lo chiavano Schizzo, per quella sua capacità di schizzare da una parte all’altra del campo, diventando imprendibile per chiunque. Agile, scattante, capace di accellerazioni improvvise e di tiri fulminanti, che spesso andavano ad insaccarsi alle spalle del malcapitato portiere.

51 i gol segnati nelle 375 presenze con la maglia della Juventus, di cui fu un fedele alfiere per un decennio. Un palmares da far invidia: 5 scudetti, 2 Coppe Italia, la Coppa Campioni, la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea, a dimostrazione del fatto che Marco Tardelli non è solo quello dell’urlo.

Eppure quello è stato il suo gol più bello, quel sinistro scaricato alle spalle di Schumacher che piegava le gambe ai tedeschi nella finale di Spagna. Un gol che valeva un urlo mondiale, da liberare insieme a tutta la rabbia verso i detrattori, che mai avrebbero scommesso su un Italia bella e vincente.

Non si offenda Marco se lo ricordiamo solo per quello: ci ha regalato la gioia più grande, il suo urlo è stato il nostro urlo e nulla, o quasi, ha più importanza di quel momento!

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