Cominciamo dalla fine. E’ il 94esimo minuto di una gara tiratissima, la squadra di casa conduce per un gol a zero e la curva sta già intonando l’inno di vittoria. Un cross in area, palla tua, palla mia, tuffo di un difensore nel tentativo di antipare gli avversari e autogol beffa che fa 1-1!
Non si tratta della classica partita tra scapoli e ammogliati, ma del primo atto
della semifinale di Champions League tra Liverpool e Chelsea al loro terzo scontro fraticida negli ultimi quattro anni.
I precedenti dicono Reds, ma stavolta nell’aria c’è qualcosa di nuovo. Intanto sulla panchina del Chelsea non siede più
Josè Mourinho, che sarà pure
il migliore di tutti, ma non è mai riuscito a guidare la squadra in finale, poi c’è un fattore scaramantico non trascurabile nel mondo del calcio, ovvero il “vantaggio” per il Liverpool
di giocarsi in ritorno in casa nelle precedenti edizioni.
Quest’anno la sorte ha assegnato ai Blues la possibilità di giocarsi il biglietto per la finale allo Stamford Brigde e, considerando che gli uomini di Grant non perdono in casa da 100 partite, è lecito per loro pensare di aver messo un piede e mezzo sull’aereo che conduce a Mosca.