Lazio e Juve, tre punti d’oro

Tre punti in casa del Lecce, altri tre tra le mura amiche: la Lazio torna a sorridere dopo un periodo di appannamento e fa pace con i propri tifosi, che solo qualche settimana fa contestavano squadra e allenatore. Un problema che non ha la Juventus, seconda in classifica e mai toccata dai moti popolari, ma ugualmente obbligata a vincere per non perdere la comoda posizione alle spalle dell’Inter e magari sperare in un regalo della Roma, impegnata stasera proprio contro la capolista.

Missione compiuta per gli uomini di Ranieri di fronte ad un Napoli che cerca ormai da troppi turni di tornare ai livelli di inizio stagione, incassando però una sconfitta dopo l’altra, mentre la classifica comincia a piangere. E dire che ieri i partenopei avrebbero potuto sfruttare la stanchezza della Juventus dopo le fatiche di Coppa. Invece nel primo tempo gli uomini di Reja hanno lasciato troppo spazio alla Vecchia Signora, che dopo diversi tentativi è andata a segno nell’azione forse meno nitida (tiro di Marchisio deviato da Blasi).

Nella ripresa, poi, il Napoli ha cercato di imbastire qualche buona azione tanto che, a sentire Reja, nessuno si sarebbe scandalizzato per un pareggio. Ma la Juve ha saputo capitalizzare al meglio in una gara poco spettacolare, in attesa del trittico dei prossimi giorni (Lazio in Coppa Italia, derby e ritorno con il Chelsea).

Che fine ha fatto Dino Zoff?

Di lui ci si ricorda quasi esclusivamente per il mondiale dell’82. Il suo nome è spesso associato a quell’immagine bellissima dei Mondiali di Spagna, mentre alzava quella coppa che all’Italia mancava da 40 anni, e che sarebbe mancata per oltre 20. A lui spesso è stato associato anche l’appellativo di portiere più forte della storia insieme a Lev Yashin, ed anche il record di diventare campione del mondo a 40 anni.

Ma di Zoff ci si ricorda molto poco della carriera dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Ad esempio ci si ricorda spesso che ha allenato l’Italia nello sfortunato Europeo del 2000, ancora meno che ha allenato la Lazio complessivamente per 7 anni, e saranno in pochissimi a ricordare che ha occupato anche la panchina di Juventus e Fiorentina. Ma poi, che fine ha fatto?

Mourinho: Santon come Facchetti

Nell’Inter dei tanti campioni, che spesso fanno fatica a ritagliarsi un quarto d’ora di gloria, era difficile aspettarsi l’esplosione di un ragazzino. Al massimo era lecito puntare sulla consacrazione di Balotelli, dopo le buone prove offerte durante la gestione Mancini, ma chi avrebbe mai puntato sulla scoperta di un vero talento nel reparto arretrato?

E invece Davide Santon ha saputo stupire tutti, guadagnandosi partita dopo partita la fiducia dell’ambiente, fino a diventare titolare fisso nella difesa nerazzurra, nonché unico italiano in una squadra di stranieri (e non è poco!).

Merito suo e della sua personalità così spiccata e per nulla incline alla soggezione di fronte a calciatori ben più navigati e famosi, ma anche merito di Mourinho, che ha saputo buttarlo nella mischia al momento opportuno ed ora ne loda le qualità, paragonandolo addirittura al mito Giacinto Facchetti.

Juve, torna l’idea Diego

Diego alla Juve? Fino ad un mese fa la trattativa sembrava ben avviata verso una soluzione rapida. Il talento brasiliano del Werder Brema interessava non poco i dirigenti di Corso Ferraris, tanto che si parlava di un suo passaggio in maglia bianconera già dal prossimo giugno.

Poi un po’ per l’alto costo dell’operazione (20 milioni), un po’ per la titubanza di Ranieri (non proprio convinto di aver bisogno di un calciatore con le sue caratteristiche), un po’ anche per il ritorno di fiamma con Antonio Cassano, il centrocampista è finito nel dimenticatoio. Almeno fino a qualche giorno fa.

Ora però la situazione sembra mutata ed il club bianconero è tornato a bussare alla porta del Werder, convinto dalle ottime prestazioni del ragazzo contro il Milan e dalla necessità di sostituire Nedved sin dalla prossima stagione.

Parte la rifondazione Milan: via i senatori e…Berlusconi

Le voci secondo cui a breve potrebbe cambiare la presidenza del Milan non erano completamente infondate. Soltanto che a prendere il posto del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non sarà lo sceicco Mansour come si sospettava inizialmente, ma un altro italiano, Michele Ferrero, proprietario della famosa industria dolciaria, nonchè, secondo la rivista Forbes, 68esimo uomo più ricco del mondo, anche più dello stesso Berlusconi.

Secondo l’indiscrezione comparsa questa mattina su ilsussudiario.net, entro il 2010 la presidenza rossonera dovrebbe cambiare, viste le molte difficoltà che stanno incontrando le aziende della famiglia Berlusconi nel gestire anche il Milan. Ma per adesso quello che più interessa ai tifosi rossoneri è il prossimo mercato estivo, quello del 2009. Ci si aspetta molto, prima di tutto perché si ritornerebbe (almeno per come stanno adesso le cose) a giocare la Champions, e poi perché, all’atto della vendita della società, conviene che la squadra sia formata da calciatori di prima fascia per far lievitare il valore dell’azienda.

Fantacalcio: crisi Roma, puntate sull’Inter

Si prospetta una giornata senza grosse difficoltà per la maggior parte delle squadre di serie A. Quasi tutte le assenze saranno quelle di lungo termine, con i calciatori infortunati da tanto tempo per cui si sono spesso trovate delle contromisure.

Sarà complicata la giornata però per due squadre in particolare. Una è abituata a questo, ed è la Roma, ancora alle prese con i capricci delle ginocchia di Totti, che si sono fermate di nuovo e non è detto che reggano per la gara contro l’Inter, ma anche con gli infortuni di Juan e Perrotta. L’altra è l’Atalanta, che dovrà affrontare un Chievo in ripresa senza i due suoi calciatori più importanti, Doni e Floccari, infortunati.

Milan, quale futuro?

Scudetto e Coppa Uefa: questi gli obiettivi del Milan all’inizio di una stagione che non lo vedeva protagonista della competizione più importante a livello internazionale. Senza Champions League sarà facile concentrarsi sul campionato, tentando di conquistare anche l’unico trofeo che ancora manca nella ricca bacheca del club di Via Turati. Già, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e dei due obiettivi sbandierati a bocce ferme non rimane che un pallido ricordo.

I cugini dell’Inter ancora dettano legge a livello nazionale ed ora i punti di distacco sono 11, quando mancano appena 13 giornate alla fine della stagione; la Coppa Uefa continuerà ad essere un sogno, dopo la figuraccia rimediata ieri sera contro il Werder Brema. Cosa resta?

Resta da agguantare il terzo posto in classifica, che significherebbe accesso diretto alla fase a gironi della Champions del prossimo anno, senza dover passare per il rischioso turno preliminare. Questa la magra consolazione per i rossoneri, partiti con la voglia di spaccare il mondo e ritrovatisi improvvisamente con le ambizioni di una qualunque provinciale. Lo sa bene Adriano Galliani, che questa mattina ha disertato una riunione in Lega, per recarsi a Milanello. Nel pomeriggio, poi, vertice in sede con Leonardo e Braida per studiare la strategia da adottare da qui a fine stagione.