Niente Kakà? E lo sceicco si compra il Milan

di Redazione 1

La quasi totalità del mondo del calcio fino a poco tempo fa sorrideva all’idea di uno sceicco di Dubai che, a suon di milioni, voleva metter su la squadra più forte del mondo. Aveva puntato sul cavallo sbagliato però Al-Mansour, e cioè su un club con poca storia, poco appeal, e da sempre considerato il fratello povero del grande Manchester United.

E allora ecco la soluzione: dopo i numerosi due di picche dei grandi campioni del calcio, che non volevano trasferirsi a Manchester perché il club era poco nobile, meglio comprarsene uno che di nobiltà ne ha da vendere: il Milan. Fonti del Corriere della Sera hanno messo in circolo ieri delle voci secondo le quali lo sceicco vorrebbe acquistare il 40% delle azioni del club rossonero alla modica cifra di 500 milioni di euro. Fantacalcio? E invece pare proprio di no.

Il presidente Silvio Berlusconi già nella trattativa che portava a Kakà al City si è dimostrato molto sensibile al profumo del denaro. Ha accettato i 100 milioni offerti dallo sceicco, e ha quasi spinto il calciatore tra le sue braccia quando la cifra è lievitata a 120 milioni, attirandosi così le ire del pubblico. Alla fine non se n’è fatto niente perché Kakà non ha voluto firmare, ma intanto il buco di bilancio è rimasto, e sarà complicato appianarlo.

Già qualche anno fa Berlusconi decise che il Milan si doveva auto-finanziare e che lui non avrebbe speso una lira in più, come invece faceva il suo collega Moratti con l’Inter. Il risultato è stato che il bilancio dello scorso anno era ancora una volta in rosso, quasi 32 milioni con il segno meno, e l’insofferenza continuava a crescere. Sua figlia, Marina, è a capo della Fininvest, la società che controlla, tra le altre, anche il Milan, e da tempo si è detta seccata di vedere questo club mangiarsi ogni anno centinaia di milioni senza alcun ricavo. Tra l’altro lo sceicco Mansour possiede già il 5% di Mediaset, e quindi ha già un certo peso nelle aziende della famiglia Berlusconi.

A questo punto i conti sarebbero facili: lo sceicco riuscirebbe finalmente a controllare un club in cui già ci sono i vari Kakà, Ronaldinho, ecc., sarebbe appetibile per altri campioni (Buffon, Cristiano Ronaldo) che al City non vogliono andare, e potrebbe costruire così davvero il club più forte del mondo. Converrebbe a Berlusconi, perché appianerebbe le perdite degli ultimi anni (che quest’anno si prospettano anche maggiori, visto che il Milan non gioca la Champions), e mollerebbe una delle società più sprecone tra quelle da lui controllate. Ne guadagnerebbero anche i tifosi, che non sarebbero costretti a vedere calciatori di 40 anni ancora vestire la maglia rossonera (con tutto il rispetto), ma potrebbero finalmente veder giocare i più forti campioni del momento. Davanti a tutti questi aspetti, forse nessuno terrebbe conto della “italianità” della presidenza.

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