Il Genoa chiude il campionato

I giochi sono fatti, semmai ci fosse ancora qualche dubbio in proposito. La Juventus ieri sera ha cozzato contro il Genoa, perdendo l’ultimo treno disponibile per tentare l’impresa scudetto. Non che i bianconeri avessero chissà quante possibilità di agganciare l’Inter in testa alla classifica, ma ieri il duo Cavani-Succi aveva riacceso qualche speranza di avvicinamento, in attesa dello scontro diretto di sabato prossimo.

Vincendo in quel di Genoa, la Juve si sarebbe potuta presentare di fronte alla capolista a -8, con la possibilità di portarsi a soli cinque punti nella prossima sfida. Ma la Vecchia Signora non ha colto l’occasione ed ora la vetta è lontana dieci lunghezze, troppe per essere colmate in appena sette giornate.

Demerito della Juve, certo, ma anche merito, grande merito, di un Genoa che non smette mai di stupire e che conferma la fama di squadra rivelazione del campionato. Gli uomini di Gasperini hanno dimostrato ancora una volta di meritare il quarto posto in classifica, nonostante l’assenza di Milito e la poca abitudine ai piani alti della classifica.

La Juve del futuro? Attorno a Del Piero

Altro che pensione e possibili eredi! Alessandro Del Piero, trentaquattro anni suonati, non vuol proprio saperne di attaccare gli scarpini al chiodo e abbandonare la fascia da capitano, lasciando che siano gli altri a divertirsi sul rettangolo verde.

Negli ultimi tempi si è fatto un gran parlare attorno al possibile arrivo di Antonio Cassano, anzi al “non arrivo”, visto che a detta di molti la presenza del barese andrebbe a creare un doppione proprio nel ruolo ricoperto dal capitano bianconero. Problemi di posizioni in campo e di coesistenza tra i due, che fanno discutere gli addetti ai lavori e gli esperti di calciomerato, ma che sembrano non sfiorare neppure il presidente Cobolli Gigli:

Ranieri costruirà tutto quello che deve costruire attorno a Del Piero.

Juve a spasso, Catania quasi salvo, romane in crisi

Campionato chiuso? Lo predichiamo da mesi, di fronte ad una capolista che non perde il passo e, quando lo fa, ha la fortuna di veder crollare anche le sue avversarie. La Juve però continua a crederci, checché ne dica Ranieri, sempe più fermo nel suo proposito iniziale, “migliorare il terzo posto della scorsa stagione”.

Dall’altra parte della barricata troviamo un Mourinho che dice di dormire sonni tranquilli, perché alla sua squadra mancano “solo” 23 punti per raggiungere l’obiettivo finale, mentre ai bianconei occorrerebbe vincere tutte le gare da qui alla fine. Sarà, ma intanto la Juve continua a correre e nessuno può impedirle di crederci fino in fondo, sebbene l’impresa sia di quelle ardue.

Ne è dimostrazione la gara di ieri sera contro la Roma, un poker pulito (doppio Iaquinta, Mellberg e Nedved), per una volta senza contestazioni, quasi a voler emulare la diretta avversaria (0-4 nel girone di andata). Vero è che i giallorossi erano in formazione d’emergenza (tanto per cambiare), ma quattro gol tolgono ogni dubbio sulla voglia di rincorsa della Vecchia Signora.

Roma – Juve: storia di una rivalità che non c’è più

C’era una volta Roma-Juve e c’erano due presidenti schietti ed ironici che non le mandavano certo a dire, trincerandosi dietro la diplomazia, ma affonfavano i colpi al momento opportuno. Che tempi ragazzi! Finiva la partita e non aspettavi la moviola per sapere se il fuorigioco c’era o no, ma aspettavi di sentire le dichiarazioni incrociate di Viola e Boniperti per assistere al solito show di fronte alla telecamere.

Un episodio fra tanti, il più eclatante, ricordato ancor oggi dai tifosi di fede giallossa. Era il 10 maggio 1981, Roma e Juve lottavano per il titolo (altri tempi, lo so). Turone (ricordato quasi esclusivamente per quell’episodio) infilò la porta bianconera, quando mancava un quarto d’ora alla fine della gara, ma l’arbitro Bergamo annullò per fuorigioco.

Il Genoa sogna, la Juve è viva

Partire con l’obiettivo di una comoda salvezza e ritrovarsi a rincorrere la meta più ambiziosa: Genoa sogna e ne ha ben donde, dopo i tre punti guadagnati al Sant’Elia ed il quarto posto in classifica. E dire che di fronte aveva la rivelazione Cagliari, difficile da battere tra le mura amiche e proiettata più che mai verso un sogno chiamato Uefa.

Ma nella guerra dei sogni, l’hanno spuntata i rossoblu di Gasperini, che hanno avuto il merito di crederci fino alla fine, acciuffando il risultato migliore a soli cinque minuti dal fischio finale. Vero è che la gara è stata condizionata dall’espulsione forse affrettata di Cossu sul finire del primo tempo, ma è vero anche che il Genoa è stato penalizzato dall’annullamento di un gol regolare (e non è certo la prima volta nel corso della stagione).

Sogni rimandati, dunque, per la squadra di Allegri, mentre il Genoa attende le gare del pomeriggio per godersi pienamente il suo quarto posto, quando mancano dieci gare alla fine della fiera.Troppe o troppo poche? Dipende da quanto corre chi sta avanti. Lo sa bene la Juventus che ora è a soli quattro punti dall’Inter, impegnata stasera contro una Fiorentina in cerca di riscatto.

Juve, nasce un caso-Trezeguet

Quattro mesi di calvario lontano dai campi di gioco e dalla maglia da titolare, quella che nessuno sarebbe riuscito a strappargli, perché uno come lui in campo fa sempre comodo. David Trezeguet si è dovuto arrendere all’ennesimo infortunio, decidendo finalmente di lasciarsi operare, ma perdendo anche metà della stagione.

Ora è tornato e (giustamente) ha voglia di recuperare il tempo perduto, senza neanche aspettare la forma completa. Per lui qualche spezzone di partita ed un gol contro il Palermo, pur senza scintille e guizzi determinanti.

Nella gara di ritorno contro il Chelsea ha avuto l’opportunità di dimostrare di essere il solito Trezeguet, salvo poi essere sostituito nel corso della ripresa con Amauri, colui che ha preso la sua maglia durante la lunga assenza (e, diciamolo pure, facendolo rimpiangere solo in rare occasioni). Una sostituzione che il francese non ha affatto gradito, tanto che in questi giorni ha rilasciato dichiarazioni al veleno all’indirizzo di Ranieri, beccandosi come risposta l’esclusione dalla gara di domani contro il Bologna.

Champions League: analisi di una disfatta

Al momento del sorteggio, la sfida Italia-Inghilterra ci ha subito appassionato. In molti erano contenti di questo triplice scontro, probabilmente perché presentato male. Italia-Inghilterra infatti porta subito alla mente le rispettive nazionali, dove gli azzurri sono campioni del mondo e gli inglesi subiscono una disfatta dopo l’altra nelle varie competizioni. Il problema è che qui non si incontravano le nazionali, ma dei club che di patriottico hanno ben poco.

Se andiamo ad analizzare le rose delle sei squadre infatti, i calciatori italiani ed inglesi erano davvero pochi, e forse la differenza più grande è tutta qui, nella qualità dei componenti in campo. La squadra meglio attrezzata della serie A, l’Inter, aveva calciatori che sulla carta avrebbero dovuto fare anche meglio di quelli del Manchester, ma in realtà è stata la sconfitta di più larga misura tra le tre partite.

Le motivazioni? Probabilmente non sono di carattere tecnico, dato che escluso Cristiano Ronaldo, per il resto i 21 componenti delle due formazioni si equivalevano. Il motivo principale è la mancanza di organizzazione. Lo United gioca a memoria, i calciatori sanno in anticipo quello che i compagni faranno, il loro allenatore, Alex Ferguson, è il padre-padrone della squadra da un ventennio, ed ovviamente se l’è costruita in base alle proprie esigenze. L’Inter ha un nuovo allenatore che non si è mai effettivamente integrato. Gli acquisti che ha voluto ad agosto si sono rivelati fallimentari, non riesce a trovare una soluzione in attacco, ed evidentemente non è riuscito ancora a trasmettere la sua mentalità ad una squadra che in Italia spadroneggia, ma all’estero diventa piccola piccola. Non solo con le grandi, visto che nel girone di qualificazione stava per essere eliminata dall’Anorthosis. Probabilmente la soluzione sarebbe trattenere Mourinho per altri anni ed affiancare ad Ibrahimovic una punta da Champions League.

Stampa inglese: Italiani, leoni senza denti

Per risollevare le sorti della loro nazionale si sono affidati alle capacità di un italiano, ma ciò non basta a farci guadagnare punti agli occhi degli inglesi, che con la solita ironia fanno a pezzi il calcio nostrano, elencandone le pecche.

Certo è che nel primo round del derby d’Europa, le squadre italiane sono uscite con le ossa rotte e, sebbene ancora nulla sia compromesso, la stampa d’oltremanica si diverte a darci addosso, pronosticando già l’uscita anticipata di Inter, Juve e Roma. In particolare è il Times a celebrare il funerale delle nostre compagini, definendo il calcio italiano come “un leone senza denti, assolutamente inoffensivo”.

A sentire il tabloid inglese, la colpa sarebbe da attribuire agli scandali che hanno attraversato il nostro calcio, ma anche alla violenza negli stadi ed alla media spettatori paragonabile a quella degli impianti della seconda divisione inglese.

Champions League: i cerotti di Juve, Inter e Roma

La stagione entra nel vivo per le tre italiane impegnate nei prossimi giorni nel ritorno di Champions League contro le temibili compagini inglesi. I risultati delle gare di andata favoriscono di gran lunga le avversarie, sebbene la qualificazione sia ancora tutta da decidere.

Inutile dire che la strada sarà tutta in salita, specie se si considera che Juve, Inter e Roma si troveranno a dover rinunciare ad alcuni pezzi da novanta, costringendo i rispettivi allenatori all’ennesima rivoluzione tattica.

Un’opearazione alla quale è abituato Claudio Ranieri sin dall’inizio della stagione, ma stavolta sarà difficile sostituire il cardine del centrocampo, Momo Sissoko, uno dei pochi capaci di limitare il raggio d’azione dei rocciosi Blues. Il maliano ieri è rimasto a riposo, trovando spazio solo per qualche minuto nel derby della Mole. Eppure in quel breve lasso di tempo è riuscito, suo malgrado, ad infortunarsi, riportando la frattura del piede sinistro.