I più non si ricorderanno di lui, ma di certo per i tifosi romanisti quello di
Bruce Grobbelaar è un nome che difficilmente può essere cancellato dalla memoria. Era il 1984 e la
Roma si giocava contro
il Liverpool la finale di Coppa dei Campioni,
prima ed unica volta nella sua storia. Dopo i 90 minuti e i tempi supplementari il risultato era fermo sull’1-1 e si rendevano necessari quindi
i calci di rigore.
Primo tiro affidato a Nicol che manda alto. L’Olimpico è in festa e comincia a pregustare il sapore della vittoria, ma è qui che entra in scena il bizzaro portiere del Liverpool. Mentre si avvicinava alla porta, le telecamere inquadrarono l’occhio strizzato ai fotografi, mordendo le corde della rete che doveva difendere. Poi giratosi verso il terreno di gioco, cominciò a danzare sulla linea di porta, nonostante la regola dica che il portiere deve restare immobile fino al tiro.
Un atteggiamento che non trasse in inganno Righetti ed il compianto Di Bartolomei, ma che disturbò non poco Bruno Conti, che tirò alto, e Francesco Graziani, che si fece parare il tiro. Il Liverpool vinse la sua quarta Coppa, mentre alla Roma non restava che recriminare per il balletto del numero 1.