Bruce Grobbelaar: il numero 1 dei clown

di Redazione Commenta

I più non si ricorderanno di lui, ma di certo per i tifosi romanisti quello di Bruce Grobbelaar è un nome che difficilmente può essere cancellato dalla memoria. Era il 1984 e la Roma si giocava contro il Liverpool la finale di Coppa dei Campioni, prima ed unica volta nella sua storia. Dopo i 90 minuti e i tempi supplementari il risultato era fermo sull’1-1 e si rendevano necessari quindi i calci di rigore.

Primo tiro affidato a Nicol che manda alto. L’Olimpico è in festa e comincia a pregustare il sapore della vittoria, ma è qui che entra in scena il bizzaro portiere del Liverpool. Mentre si avvicinava alla porta, le telecamere inquadrarono l’occhio strizzato ai fotografi, mordendo le corde della rete che doveva difendere. Poi giratosi verso il terreno di gioco, cominciò a danzare sulla linea di porta, nonostante la regola dica che il portiere deve restare immobile fino al tiro.

Un atteggiamento che non trasse in inganno Righetti ed il compianto Di Bartolomei, ma che disturbò non poco Bruno Conti, che tirò alto, e Francesco Graziani, che si fece parare il tiro. Il Liverpool vinse la sua quarta Coppa, mentre alla Roma non restava che recriminare per il balletto del numero 1.


Del resto Grobbelaar non era nuovo a scene di questo tipo e chi lo conosceva bene, sapeva che era in grado di tirar fuori dal cilindro il numero ad effetto per divertirsi e far divertire il pubblico. Il calcio per lui non era “una cosa importante”, e questo perché aveva combattuto nella guerra civile in Rhodesia, rischiando seriamente di lasciarci le penne.

Nonostante l’atteggiamento da clown, comunque, era un portiere sicuro ed affidabile, tanto che giocò per 13 stagioni con la maglia dei Reds, che in quegli anni erano un vero spauracchio in giro per l’Europa. Il suo palmares è di tutto rispetto: 6 campionati nazionali, una Coppa dei Campioni, 3 Coppe di Lega, 3 Coppe d’Inghilterra e 5 Charity Shield.

Solo una macchia nel suo curriculum, dovuta alla vicenda del calcio scommesse, in cui venne implicato insieme ad altri due calciatori. Fu accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, per aver aggiustato alcuni risultati, ma si difese dicendo che stava raccogliendo prove sulle combine di alcuni compagni. Dopo due processi venne assolto e denunciò il Sun per diffamazione. Ma il tabloid inglese ricorse in appello, vinse la causa e Bruce fu condannato a pagare 500.000 sterline per il rimborso delle spese legali. Non avendo tale somma, fu dichiarato fallito e dovette abbandonare l’Inghilterra.

E fu un vero peccato non vederlo più in azione, perché il calcio avrebbe avuto bisogno ancora di lui, di un personaggio così bizzarro, che va in campo solo per divertirsi. Scommesse a parte, naturalmente!

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