Tomas Brolin: Poker? Si, ma sportivo

di Redazione Commenta

Passare dai verdi prati di uno stadio al tavolo verde di una bisca non è un fatto così inconsueto per i calciatori, che spesso si ritrovano così tanti soldi tra le mani, da non sapere neppure come spenderli. Questo non significa che il calcio è pieno di scommettitori e giocatori di poker, ma vuoi per la noia, vuoi per la gran quantità di denaro che possiedono, è molto più facile per loro cadere in quella che è diventata una vera e propria dipendenza, al pari di droga e alcol.

I casi più eclatanti di questo nuovo vizio risiedono in Inghilterra, anche se ormai è diventato un problema a livello mondiale, vista anche la facilità con cui si possono trovare Casino aperti 24 ore su 24, con un semplice clic.

Leader indiscusso delle scommesse on line è Wayne Rooney, stella del Manchester United e vero esperto di quote e scommesse varie. Durante i ritiri è molto facile trovarlo davanti al pc, intento a puntare i suoi soldi su questo o quell’avvenimento. Il suo problema principale, però, non è quello legato alle scommesse via internet, ma i debiti contratti negli anni, sedendo al tavolo da gioco, per lo più con i suoi compagni di squadra e di nazionale.


E non si trattava certo di puntate basse o di giocarsi una cena, visto che nel corso di pochi mesi è riuscito a perdere al tavolo da gioco ben 700.000 mila sterline (un milione di euro!). Non è una gran perdita se si considera che guadagna 3 milioni di euro l’anno, ma uno che si gioca certe cifre, difficilmente riscirà ad arrivare alla pensione, mantenendo privilegi da ricco.

Una vera malattia per il giovane attaccante, che dice di essere stato contagiato dai compagni di squadra e che, per quanto provi a resistere, non riesce proprio a star lontano dal tavolo verde. Stesso problema, ma i misura minore, per Wes Brow, Rio Ferdinand e Phil Bardsley (proprio quest’ultimo vinse in una mano di poker l’automobile di Rooney, una Chrysler 300C da 37 mila euro, anche se ha sempre sostenuto di averla comprata.

Ma il problema è così diffuso in Inghilterra che, durante i Mondiali del 2006, il ct Eriksson stabilì un tetto alle puntate (300 sterline), visto che non poteva impedire che i suoi ragazzi trascorressero le ore di relax, giocando a carte.

Del resto, cos’altro poteva fare, ritrovandosi in squadra scommettitori del calibro di Frank Lampard, John Terry e soprattutto il re delle scommesse Michael Owen? Un bel quartetto sul terreno di gioco, orgoglio della nazionale britannica, ma anche giocatori incalliti capaci di giocarsi perfino la moglie in una mano di poker! Esagero? Forse si, visto che con i loro guadagni non resteranno certo in mutande, ma il vizio c’è ed è facile farsi prendere la mano.

Meglio allora il poker sportivo, quello praticato da Tomas Brolin, ex di Parma e Leeds, che, dopo la carriera agonistica, ha trovato il modo di continuare a divertirsi con il Texas Hold’em. Niente soldi puntati, dice lui, ma solo la ricerca di emozioni forti. E anche lì, come nel calcio, bisogna esser bravi a capire le intenzioni dell’avversario, facendo le tue scelte in una frazione di secondo.

La mia pas­sione è nata giocando con gli amici. Non a soldi veri, però, perché il Texas Hold’em è bello anche così. E ho capi­to che il poker sportivo non è un gioco sporco, associabile ad ambienti fumo­si, a mezze bische, insomma. Quello è un’altra cosa.

Ma non credo che gli inglesi riuscirebbero a divertirsi nello stesso modo. Giocare senza soldi? Meglio la Playstation allora! Insaziabili!

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