La sera della bruciante sconfitta di mercoledì contro il Bayern Monaco, il patron dell’Inter Massimo Moratti ha stabilito la rotta da seguire per tutto il club.
La sua dichiarazione
Mai più senza centravanti
ha lasciato un segno importante, perché oltre a rappresentare una spiegazione della sconfitta di Champions League, sta circoscrivendo il perimetro della prossima campagna acquisti della squadra nerazzurra.
Proprio come Gattuso. Anche De Rossi è stato incastrato dalle telecamere a rifilare un pugno ad un giocatore dello Shaktar Donetsk alla fine della partita d’andata, e così a pochi
Calcio e politica si intrecciano spesso, a volte anche troppo, e così un evento apparentemente lontano come la crisi libica, con tanto di guerra civile, mette a rischio il capitale della Juventus. I pericoli non sono grandissimi, visto che la società che detiene il pacchetto di maggioranza (60%) è la Exor di Agnelli, ma la Libyan Arab Foreign Investment Company attualmente possiede il 7,5% delle azioni bianconere, le quali ammontano all’incirca a 12,8 milioni di euro.
La società fa a capo direttamente al dittatore Gheddafi, il quale entrò nell’organigramma societario in tempi non sospetti, nel 2001, con il 5,31% delle quote. I rischi per la Juventus sono diversi, e vanno dal danno d’immagine a quello in borsa, dato che uno dei soci coinvolto in una rivoluzione potrebbe cadere, trascinando verso il basso il valore di tutte le azioni juventine.
Quella di ieri sera si può definire la giornata dei rimpianti. Con la sconfitta subita sul campo del Villareal, esce l’ultima italiana dell’Europa League, unica grande squadra ad essere eliminata in questo turno, anche se c’è da dire che di certo gli spagnoli non possono essere definiti squadra materasso. Inoltre con i risultati di ieri, che si vanno ad aggiungere a quelli disastrosi di Champions, il sorpasso della Germania nei confronti dell’Italia nel ranking Uefa diventa ormai non solo cosa fatta, ma si consolida tanto da sembrare impossibile un ri-sorpasso nel finale di stagione come avvenne lo scorso anno.
Un vero peccato anche perché ce la possiamo prendere con l’urna che ha assegnato ai partenopei forse la squadra più in forma tra le trentuno disponibili. Tra le tante big che si sono affrontate in questo turno, solo l’Ajax ed il Benfica sono sembrate in forma, avendo eliminato senza patemi d’animo rispettivamente Anderlecht e Stoccarda. Tutte le altre invece sembravano alla portata del Napoli.
Tutto in cinque giorni: il ritorno dei sedicesimi di finale di Europa League e la sfida scudetto contro il Milan capolista. E’ un periodo più impegnativo che mai per il Napoli di Walter Mazzarri, che forse non immaginava di ritrovarsi così in alto a questo punto della stagione. La priorità resta la rincorsa alla testa del campionato, ma lecito sperare nel passaggio del turno dopo lo 0-0 dell’andata con il Villareal.
Il tecnico dei partenopei ha tentato di mischiare le carte, concedendo un po’ di riposo a Cavani, lasciato fuori dall’undici iniziale. Pur senza il suo uomo migliore il Napoli ha fatto vedere delle buone trame nella prima parte di gara, tanto che al 7′ minuto Lavezzi avrebbe potuto cambiare gli equilibri della gara.
Franck Ribery e Bastian Schweinsteiger sono due delle stelle del Bayern Monaco ma anche due giocatori molto contesi. Il francese interessa a mezza Europa e lo stesso si può dire del suo compagno di squadra – solo negli ultimi giorni è rimbalzato nei diversi mass media l’interesse dell’Inter per i due giocatori.
La squadra tedesca sta facendo tutto il possibile per trattenerli entrambi. Spesso i club fanno fatica a conservare i loro migliori elementi, perché magari arriva un’offerta a cui non si può dire di no, ma a volte dietro un trasferimento si nasconde la fame di denaro di alcuni agenti.
José Mourinho è un allenatore speciale per tante cose: una di queste è che sa legare come pochi con i suoi giocatori. In ognuno dei club in cui ha allenato finora è riuscito a creare un rapporto speciale con un giocatore che spesso ha visto le partite dalla panchina – o peggio dalla tribuna -, ma che ha sempre continuato a remare con il tecnico.
Ieri questi giocatori si chiamavano Derlei, Geremi o ancora Marco Materazzi, oggi è il venticinquenne campione del mondo Raul Albiol.
Da buon giramondo (o mercenario?) di allenatori ne ha avuti molti, ma Zlatan Ibrahimovic resta particolarmente attaccato al nome di Josè Mourinho. Lo svedese affida le proprie “confessioni” ad Eurosport, in un’intervista che tocca diversi aspetti della sua carriera:
Se non hai qualcuno che ti motiva, non sei portato a lottare ed è per questo che esistono gli allenatori. Per Mourinho avrei ucciso per le motivazioni che mi ha dato, per come mi ha stimolato. Con l’altro c’era il calcio ma un allenatore deve adattare il suo gioco ai calciatori che ha, specie se ne ha comprato uno per 70 milioni di euro. E se l’ha comprato non l’ha comprato per lasciarlo a guardare gli uccelli sugli alberi.
Stagione nuova, esterni nuovi. I 34 anni di Zambrotta e l’inaffidabilità di Oddo, Abate e Antonini, buoni per fare da rincalzi ma non per giocare da titolari, hanno messo in moto la coppia Galliani-Braida per cercare di rinforzare il punto debole di una squadra buona ma non perfetta.
Se infatti la parte centrale della difesa, almeno finché regge Nesta, è fortissima, sono i terzini a latitare, e allora ecco i nomi nuovi, che però tanto nuovi non sono, individuati per questo compito: Cissokho e Cassani. Per quanto riguarda il primo, la situazione è piuttosto complicata. In primis, c’è da chiedere scusa al calciatore per averlo trattato come un pacco due anni fa, quando i rossoneri l’avevano acquistato ma poi scaricato con una scusa. Poi c’è da convincere il Lione che non vuol cederlo per meno di 15 milioni, mentre i rossoneri sono pronti a sborsarne una decina circa, ed infine bisognerà vedere se il Lione è disposto a lasciar partire entrambi i suoi terzini, visto che Bastos è in trattativa con la Juventus. Bisogna immaginare che, partito uno, l’altro rimarrà bloccato, quindi bisogna muoversi in fretta.
Lo prendo anzi no. Questo tira e molla tra Juventus e Gilardino probabilmente saremo destinati a vederlo fino alla fine del campionato. In ballo c’è ancora una qualificazione in Champions League che deciderà molte cose, ma anche il finale di campionato dell’intero reparto d’attacco bianconero. Del Piero sembra scontento di come Agnelli sta gestendo la situazione di difficoltà, e potrebbe clamorosamente non rinnovare più il contratto, Iaquinta e Toni potrebbero essere ceduti (o almeno uno dei due), mentre uno tra Matri e Quagliarella rischia di non essere riscattato.
La permanenza a Firenze del “violinista” Gilardino invece sembra sempre più improbabile. Ormai non pare più in discussione un rinnovo del contratto, ma solo quale sarà la prossima squadra in cui approderà. La Juve sembra la destinazione preferita, ma a fare la concorrenza ai bianconeri ci sono il Napoli e persino un clamoroso ritorno al Milan, anche se difficilmente Gila accetterebbe di fare da vice-Ibrahimovic.
Una brutta partita si è disputata ieri al Velodrome tra due squadre che hanno fatto la storia della Champions League, ma che stavolta non hanno giocato ai loro livelli. L’Olympique
La vendetta è un piatto che va servito freddo, recita un vecchio detto, ed il Bayern Monaco lo ha fatto suo in una sera, restituendo all’Inter un po’ della delusione subita qualche mese fa, quando i nerazzurri sollevavano la Champions League ed i tedeschi si accontentavano del secondo posto. Ma alla prima occasione utile i bavaresi hanno trovato il moo di rifarsi, beffando l’Inter proprio sul suo terreno, davanti al suo pubblico e per di più nei minuti finali, quando non si attendeva altro che il triplice fischio dell’arbitro.
E dire che i campioni d’Europa hanno avuto le loro buone occasioni per portarsi in vantaggio, ma il portiere Kraft questa sera sembrava insuperabile ed alla fine si è sentita la mancanza di un attaccante che aiutasse Eto’o negli ultimi metri. Il Bayern Monaco da parte sua non ha demeritato ed anzi si è portato spesso dalle parti di Julio Cesar, colpendo anche un paio di legni nel corso della gara.
Andata degli ottavi di finale di Champions League.
Stadio Giuseppe Meazza di San Siro, Milano. Inter-Bayern Monaco 0-1
Rete: 45′ st Gomez (B)
Pensare che la finale della scorsa edizione di Champions League si sia trasformata, quest’anno, in un ottavo di finale lascia perplessi e provoca sottile dispiacere per il fatto che una delle due, l’Inter o il Bayern, vivrà di conseguenza una stagione peggior di quella che ha preceduto. Di contro, quella tra italiani e tedeschi è rivincita a tutti gli effetti: per gli ospiti, ovviamente, i quali sono motivati e intenzionati a “vendicare” la cocente sconfitta di Madrid che ha incoronato il Biscione campione d’Europa. Altra Inter? Neanche troppo, visto che l’unica defezioni di rilievo è quella di Mourinho, accasatosi al Real Madrid.
Gli uomini di Van Gaal – rimasto dove stava un anno fa – si sono rinforzati dal punto di vista numerico e hanno concentrato gli sforzi sulla maggiore incisività del reparto offensivo: i dati parlano di una squadra capace, nelle ultime 24 gare ufficiali, di inanellare la bellezza di 74 reti all’attivo. Osservazione inevitabile a incorniciare l’incontro – e impreziosire l’eventuale passaggio del turno dei padroni di casa – è quella per cui i nerazzurri hanno il dovere morale (viste le debacle nelle sfide interne di Milan e Roma) di tenere alti i colori italiani. Nonostante ciò, ne siamo certi, tre quarti d’Italia ha fatto, e lo farà con intensità maggiore nella sfida di ritorno, il tifo per Ribery e compagni.
Serviva una scossa all’ambiente giallorosso, dopo una serie di sconfitte consecutive rimediate nelle ultime settimane. La scossa è arrivata con le dimissioni di Ranieri e l’avvento in panchina di Vincenzo Montella, forse non troppo esperto, ma capace – a detta della società – di motivare la squadra per condurla verso l’uscita del tunnel. Buona la prima per l’ex aeroplanino, che se ne torna a casa da Bologna con la prima vittoria da allenatore di serie A e con la consapevolezza che questa squadra può tornare ai livelli di qualche tempo fa.
Di De Rossi il gol che ha deciso il recupero della ventiduesima giornata di campionato, non senza polemica da parte dei padroni di casa, che speravano nell’espulsione del centrocampista per doppia ammonizione (fallaccio sanzionato con il giallo e tocco di mano non punito adeguatamente).
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