Enzo Bearzot nel ricordo dei suoi campioni del mondo

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Foto: AP/LaPresse

Immagini in bianco e nero, sbiadite dal tempo, curiose se confrontate con quelle degli eroi moderni. Immagini che però hanno un immenso significato per chi come me ha vissuto quelle emozioni assolutamente uniche ed irripetibili, mentre quegli undici leoni salivano sul tetto del mondo in barba ad ogni pronostico.

Immagini che oggi tornano più vive che mai, perché Enzo Bearzot, condottiero di quell’Italia Campione del Mondo se ne è andato per sempre. Non se ne va però il suo ricordo, il ricordo di un Vecio che ha saputo trasformare una squadra “normale” nella compagine più forte di quel torneo. Quei ragazzi oggi sono uomini di mezza età, ma ricordano il Vecio con nostalgia, sottolineando le sue qualità umane.


Così lo ricorda Antonio Cabrini, terzino sinistro di quella nazionale:

E’ stata una figura determinante più che sotto l’aspetto sportivo, come uomo. Deve essere ricordato come una brava persona anche perché per molti di noi è stato come un secondo padre. Il suo modo di gestire la squadra, soprattutto nei momenti extra calcistici, è stato da papà, da genitore. Ha vinto molto, ma molto di più nella vita: anche oggi tanti ragazzi per lui farebbero qualsiasi cosa.

Parla di secondo padre anche Paolo Rossi, capocannoniere di quel mondiale con sei reti all’attivo:

Per me lui era come un padre, mi ha sempre trattato come un figlio, nel bene e nel male. A lui devo tantissimo, se non tutto. Ricordo con gioia quando gli abbiamo fatto fare il giro con la Coppa del Mondo. Era una persona onesta, genuina, ma anche un uomo di grande cultura che amava parlare di arte, di letteratura, di storia. Un allenatore così oggi non c’è più.

Nostalgico Dino Zoff, che di quella nazionale fu il capitano:

E’ stato un uomo unico, non aveva avversari. Il mio è un ricordo di dolore per la perdita di un uomo straordinario, onesto, coraggioso e giusto. E’ questo l’aspetto più tragico, le soddisfazioni e delusioni sportive vengono in secondo piano.

E infine Ciccio Graziani:

Ho iniziato con lui nell’under 21 per poi finire nella Nazionale maggiore. Abbiamo avuto un rapporto molto bello e forse voleva un po’ più bene a chi veniva dal Torino. Persone come Bearzot sono immortali. Non c’è più la persona fisica ma resta nella storia del calcio per ciò che ha fatto ed i traguardi raggiunti.

Ciao Enzo.

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