Adrian Mutu: tante maglie, un solo talento

di Redazione 1

Ad Europeo concluso, riparte la nostra rubrica dedicata ai numeri 10, anche se la lista dei nomi si va via via assottigliando, a causa dell’ormai consolidata abitudine di indossare maglie con numeri “personalizzati”, sempre più lontani dalle care casacche numerate dall’1 all’11.

Qualcuno però ancora non riesce a resitere alla tentazione di indossare il numero che fu dei grandi campioni come Pelè o Maradona, Platini o Zico, nella speranza di emularne le gesta.

Tra questi Adrian Mutu, fantasista della Fiorentina e della nazionale rumena, affezionato al numero che in patria fu di un altro grande campione, forse il miglior rumeno del secolo, George Hagi.


Adrian non ha ancora 30 anni, ma a scorrere la sua carriera da professionista, sembra che giochi dalla notte dei tempi, tante sono le squadre in cui ha militato.

Debuttò appena 18enne nell’Argeş Piteşti, dove si mise in evidenza tanto da essere notato dagli osservatori della Dinamo Bucarest, squadra della capitale rumena, in cui mostrò all’Europa intera le sue doti di marcatore, andando a segno 22 volte in 33 partite.

Con un simile score era improbabile che il giovane Adrian restasse ancora a lungo in un campionato cosiddetto “minore” come quello rumeno e ben presto cominciarono a bussare alla porta della Dinamo i grandi club.

La spuntò l’Inter, convinta di aver fatto l’affare del secolo, ma poi Mutu non ebbe la possibilità di mettersi in mostra come avrebbe voluto e collezionò solo 10 presenze in campionato. Di lì, la decisione di farlo crescere altrove, dove avrebbe potuto giocare con più continuità, non essendo chiuso da grossi nomi. La scelta cadde sul Verona, dove Adrian cntribuì alla salvezza della squadra per due stagioni consecutive.

Poi arrivò l’esperienza a Parma: quinto posto in classifica e trampolino di lancio verso il calcio internazionale. I gialloblu non avrebbero mai voluto cedere il talento rumeno, ma l’offerta di Abramovich era di quelle difficili da riufiutare (30 mlioni di euro) e Mutu prese la via dell’Inghilterra, destinazione Chelsea.

Ma Londra non era Parma ed il ragazzo si ritrovò a vivere in pieno la propria gioventù, tra locali notturni e discoteche. Una vita lontana anni luce da quella di un atleta professionista, che ha rischiato di comprometterne la carriera. Nell’autunno del 2004 venne trovato positivo alla cocaina, licenziato dal Chelsea e squalificato per 7 mesi.

La possibilità del riscatto gli venne offerta dalla Juventus: 32 presenze e 7 gol in maglia bianconera, nonostante partisse quasi sempre dalla panchina. La retrocessione in B della Vecchia Signora vide partire diversi nomi eccellenti ed anche Mutu preferì essere ceduto alla Fiorentina.

E qui sta vivendo una seconda giovinezza, idolo della curva e pedina indispensabile per il gioco di Prandelli. Nei mesi scorsi è stato dato per partente, ma alla fine dei giochi, probabilmente, resterà dov’è e continuerà a crescere ancora. Garantito!

Commenti (1)

  1. Non credo sia esatto dire che Mutu preferì essere ceduto dalla Juventus, infatti, come molte interviste riportano, i diretti interessati, i dirigenti juventini, più volte hanno ammesso in maniera velata di aver fatto un madornale errore nel cedere il giocatore romeno. Un doppio errore, per il valore tecnico e per il valore economico, praticamente svenduto.
    Anche il Lucianone nazionale, che ha in Secco, ds juventino il suo figlioccio a precise domande …
    Poi venne fuori Calciopoli e la Juve lo cedette alla Fiorentina per una cifra inferiore al valore del giocatore. Vero?
    «Verissimo. Eravamo in maggio ma è come se fosse stato dicembre perchè la nuova dirigenza della Juve fece alla Fiorentina un bellissimo regalo di Natale». (il virgolettato è di L.Moggi)

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