La polizia boccia le celle negli stadi

di Redazione Commenta

Per l’ordine pubblico negli stadi le hanno provate tutte. Dalle leggi a tolleranza zero alla moltiplicazione delle forze armate, fino a tornelli elettronici e telecamere all’avanguardia. Addirittura il Presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese ci aveva provato con la forza, chiedendo le celle negli stadi, ma stavolta questa misura di sicurezza è risultata un pò eccessiva.

A dirlo è il capo della polizia Antonio Manganelli ai microfoni di Sky Tg24, che ricorda che le celle in Italia ci sono eccome (anche se non tante ndr), e lui si augura di non doverle usare. Purtroppo però molto spesso andrebbero riempite eccome, ma si finisce sempre per risolverla all’italiana, con un nulla di fatto.


Processi lunghi, problemi di riconoscimento e altri cavilli legali portano sempre gli scalmanati da stadio a farla franca. Peccato però che molto spesso si guarda all’estero per le cose che ci fanno comodo, ma non per tutto. Tralasciando l’esempio inglese, già ampiamente decantato, di stadi lussuosi, grandi come città, e quindi anche attrezzati con celle di sicurezza, basterebbe non allontanarsi troppo e fare un salto nella vicina Spagna. Qui proprio sabato scorso 5 pazzi scatenati sono stati fermati dal servizio d’ordine dello stadio, rei di aver lanciato verso la curva avversaria dei fumogeni, e sono stati condotti in celle nuove di zecca, almeno per fargli passare la voglia di scherzare.

Probabilmente questo non risolverà il problema, ma almeno la prossima volta questa gente ci penserà più di due volte prima di fare qualche “bravata”. E invece secondo Manganelli:

“Credo che non si sia trattato di una proposta, ma di una cosa detta nel corso di un incontro con i giornalisti nel quale ha fatto riferimento al modello inglese”

Anche se conoscendo la concretezza di Matarrese, difficilmente possiamo credere si siano fraintese le sue parole. Ha poi continuato il capo della polizia:

“Credo che quando noi diciamo di voler fare come questo o quell’altro Paese europeo o extra europeo dimentichiamo che a monte e a valle c’è un processo culturale, una normativa diversa, un ordinamento giuridico diverso e un modo di vivere lo sport diverso”

Sarà. Ma forse può essere che da parte di qualcuno che decide questa cose non ci sia tanta voglia di risolvere il problema. E poi piangiamo quando ci scappa il morto.

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