L’avventura europea del Palermo si ferma qui, dopo soli 4 punti raccolti in cinque gare di Europa League. La vittoria contro la Roma nel posticipo della scorsa domenica aveva regalato nuova linfa ai ragazzi di Delio Rossi, convinti più che mai di conquistare i tre punti contro lo Sparta Praga, diretta concorrente in chiave qualificazione. Ma la scarsa esperienza dei rosanero nelle competizioni internazionali e qualche episodio sfavorevole, fanno sì che le porte dell’Europa si chiudano sul più bello.
E dire che la gara si era messa in discesa, allorché Rigoni, promosso titolare per l’occasione, inventava una rete di pregevole fattura, portando i suoi verso la conquista dei tre punti. Ma la fortuna non girava nel verso giusto per i padroni di casa, che ad inizio ripresa si ritrovavano in inferiorità numerica per il fallo da rigore di Gojan. 1-1 al 51′ e metà partita da giocare in 10 contro 11.
Il Napoli non riesce a trovare la prima vittoria nella fase a gironi di Europa League, ma resta comunque in corsa per il passaggio del turno. Sul campo dell’Utrecht i partenopei cercavano i tre punti e tutto sembrava girare per il verso giusto, quando al minuto numero 5 Cavani inventava un eurogol, gelando il già infreddolito pubblico olandese. Gioia infinita per la squadra di Mazzarri, che però un minuto dopo si trasformava in disperazione, allorché Van Wolfswinkel riusciva a sbrogliare la matassa in mischia, non senza responsabilità della difesa ospite.
Botta e risposta in un solo minuto: un pareggio che poteva anche bastare al Napoli, ammesso che sull’altro campo lo Steaua Bucarest non vincesse contro il Liverpool. Ma gli azzurri non immaginavano cosa sarebbe accaduto di lì alla fine del primo tempo. Ed ecco venire avanti gli olandesi, che tra il 28′ ed il 34′ riuscivano ad andare in rete ancora due volte, per la disperazione degli ospiti che vedevano svanire la speranza di qualificazione.
Gelo sul campo e nel cuore: la Juventusesce a testa bassa dall‘Europa League, dopo aver collezionato ben cinque pareggi consecutivi. Passi per quello strappato al Manchester City in Inghilterra, ma le gare contro Lech Poznan e Salisburgo non dovevano costituire un problema per la squadra di Delneri, che in fase di sorteggio pensava di doversela vedere solo con la compagine inglese.
E questa sera la Vecchia Signora ha rischiato addirittura il tracollo, considerando che per gran parte della gara è stata costretta a rincorrere il pareggio contro i polacchi, sulla carta (ma solo su quella) inferiori ai nostri per qualità tecniche e tattiche.
Gara decisiva quella della Sampdoria contro i capoclassifica del PSV Eindhoven nel Gruppo I dell’Europa League, in una sorta di dentro o fuori che non poteva non tener conto del risultato nell’altra partita del girone (Metalist-Debreceni). I doriani hanno cercato di imporre il proprio gioco tra le mura amiche e nella prima frazione di gioco avrebbero potuto ipotecare il risultato e portarsi a soli due punti dalla testa. Festa grande sugli spalti del Ferraris, quando Pazzini inventava il gol del vantaggio, mentre sull’altro campo la situazione rimaneva ferma sullo 0-0.
Ma la gioia blucerchiata durava dal minuto numero 45 del primo tempo al minuto numero 51 della ripresa, quando Toivonen rimetteva in piedi il risultato, costringendo la Samp alla rincorsa dell’impresa. Da lì in poi, i minuti scorrevano velocemente per la squadra di casa, che non riusciva a trovare lo spunto vincente nel gelo di Genova. Ed al minuto numero 91 arrivava anche la beffa del secondo gol olandese, sempre con Toivonen, che mandava in fumo definitivamente le residue speranze doriane.
Le gare di coppa Italia disputate martedì 30 novembre:
Chievo-Novara 3-0: 24′ pt e 34′ pt Granoche (C), 35′ st De Paula (C) Fiorentina-Reggina 3-0: 29′ pt Babacar (F), 43′ pt Marchionni (F), 1′ st Cerci (F)
Il Chievo affronta agli ottavi di finale il Palermo.
La Fiorentina affronta agli ottavi di finale il Parma.
Chievo-Novara 3-0: per i clivensi, avversario tutt’altro che agevole, visto che il Novara – grande rivelazione del campionato di cadetteria nel quale è capolista – ha mostrato di saper tenere testa anche ad avversari sulla carta più blasonati. Eppure, nonostante un terreno di gioco in pessime condizioni e il deserto che ha regnato al Bentegodi, il Chievo ha saputo dettare legge e sfruttare al meglio l’impegno casalingo.
Cinque schiaffoni sonori ed il sorpasso in classifica. E’ triste il primo clasico di Mourinho sulla panchina del Real Madrid nel posticipo serale della tredicesima giornata della Liga. I galacticos non hanno avuto la forza di reagire di fronte ad un Barça stellare che ha comandato la gara dall’inizio alla fine. L’orgoglio di Cristiano Ronaldo ha tentato vanamente di evitare la figuraccia in mondovisione alle merengues, ma contro i blaugrana ammirati ieri sera al Camp Nou c’era ben poco da fare.
Messi comandava il gioco dei furetti catalani e già al minuto numero 5 poteva togliersi la soddisfazione della segnatura personale, quando veniva fermato solo dal palo. Ma vantaggio non tardava ad arrivare, quando il cronometro segnava il minuto numero 10 e Xavi mandava in visibilio il popolo blaugrana. Di lì a qualche minuto arrivava anche il raddoppio di Pedro e Mourinho cominciava a temere di ricevere un pallottoliere come regalo anticipato di Natale.
Posticipo della diciassettesima giornata di serie B.
Stadio Alberto Braglia, Modena: Modena-Cittadella 1-1
Reti: 16′ st Gabbiadini (C), 18′ st Cani (M)
Modena e Cittadella, dice la graduatoria, sono squadre da metà calassifica che ambiscono, quale obiettivo minimo, a un campionato tranquillo che sia sinonimo di permanenza in cadetteria. Raggiungere al più presto la soglia dei 40, 45 punti e – laddove il finale dovesse regalare un epilogo più entusiasmante – provare semmai a puntare più in alto. I moduli ai quali si affidano i due allenatori sono differenti: più spregiudicati i canarini, che Bergodi schiera con il tridente composto da Pasquato, Cani e Bellucci; maggiore copertura nelle file ospiti, con i veneti disposti nel 4-4-2 classico che propone quale terminale offensivo la coppia composta da Nassi e Piovaccari.
Vincere per superare Inter, Napoli e Juventus e portarsi al terzo posto in classifica, a ridosso della Lazio, fermata oggi sul proprio terreno da Catania. Questo era l’obiettivo della Roma, che si presentava in quel di Palermo con la ferma intenzione di approfittare dei passi falsi delle dirette concorrenti. Ma la palla è rotonda ed alla fine è il Palermo a fare il balzo in avanti, superando proprio i giallorossi e portandosi a pari punti (23) con l’Inter.
E dire che la Roma era partita con il piede giusto, facendosi vedere un paio di volte in pochi minuti dalla parti di Sirigu. Ma i padroni di casa hanno avuto il merito di aspettare e ripartire, trovando la rete al minuto numero 20 con capitan Miccoli.
Poco si muove nelle posizioni di testa, dove la Lazio non approfitta dei pareggi di Milan e Juventus e si lascia fermare in casa da un Catania salito a Roma con un solo obiettivo: non prenderle. Per dirla tutta, i siciliani hanno addirittura sfiorato il colpaccio, quando Silvestre imitava l’aquila Olimpia e spiccava il volo al minuto numero 44 della prima frazione di gioco, regalando ai suoi la gioia del vantaggio.
Poi Hernanes rimetteva in piedi il risultato prima che l’arbitro fischiasse la fine del tempo, ma nella ripresa l’attacco biancazzurro non riusciva a sfondare il fortino etneo ed alla fine alla Lazio non restava che accontentarsi del punticino.
Inter ancora in emergenza, Parma alla ricerca di punti salvezza. L’anticipo dell’ora di pranzo sembrava destinato a non fare storia in un campionato anomalo come quello che stiamo vivendo e – a bocce ferme – forse nessuno si sarebbe aspettato quello che poi è accaduto sul terreno di San Siro.
Pronti via e Crespo mette la dirigenza nerazzurra nella condizione di pentirsi di averlo venduto. Il colpo di tacco incanta e strappa applausi, mentre Benitez vede da vicino il baratro e si domanda se troverà il panettone sotto l’albero. Ma non c’è tempo per disperarsi e di lì a poco la fortuna si toglie la benda e punta diritta verso i padroni di casa, che ringraziano sentitamente.
Il pareggio del Milan nel primo anticipo della 14esima giornata di campionato poteva rappresentare un vantaggio per la Juventus, chiamata ad affrontare l’esame-Fiorentina tra le mura amiche. E invece la Vecchia Signora non è riuscita ad andare al di là di un pari, rischiando anzi di vedersi beffata in virtù della rete messa a segno da Vargas (determinante la deviazione di Motta) quando il cronometro aveva effettuato solo quattro giri di lancette.
Non meno fortunata la rete che ha permesso a Pepe di pareggiare i conti al minuto numero 82, quando ormai la Fiorentina si preparava a festeggiare la vittoria esterna. Alla fine sarà 1-1, un risultato che permette alla Juve di rimanere agganciata al treno delle prime, sebbene alla vigilia Delneri si aspettasse qualcosa di meglio.
Se Ibra non segna, il Milan non vince. Allegri non vuol sentir parlare di Milan Ibrahimovic-dipendente, ma tant’è. Lo svedese questa sera non ha messo il sigillo sulla gara conto la Sampdoria ed i rossoneri non hanno allungato la striscia di vittorie consecutive, portando a casa solo un punto. La testa della classifica resta ben salda, ma domani le dirette concorrenti hanno la possibilità di accorciare e di portarsi a ridosso dell’undici rossonero.
E dire che gli ospiti hanno avuto diverse occasioni per chiudere la gara sin dalle prime battute di gioco, ma la Samp ha retto bene e non ha mancato di proporre azioni pericolose dalle parti di Abbiati. Poi quando ci preparavamo a commentare lo 0-0 alla fine della prima frazione di gioco, ecco arrivare la rete di Robinho, con Ibra che si calava nel ruolo di assist-man.
Che tratti somatici avrà mai, la tensione? Foste capitati a Siena, l’avreste vista sui volti dei ventidue in campo, su quelli dei due allenatori, assiepata tra gli spalti del Franchi: tanto entusiasmo, la voglia di crederci fino in fondo, la sensazione di poter tornare a casa con la gioia di tre punti fondamentali. L’avranno pensato i sostenitori dei locali ma anche la fitta rappresentanza giunta all’occorrenza da Novara: si chiude con un pari e la conferma di quanto si va dicendo da tempo. Entrambe, in serie A, rischiano di arrivarci senza passare per i play off. Quanti chilometri sono, da Vicenza a Crotone? Parecchie centinaia, ma la fede sportiva, l’attaccamento alla propria maglia sono in grado di abbattere qualunque distanza spaziale: i vicentini hanno vinto sul campo, ma vederlo allo stadio, quel plotone veneto, ha rinnovato il piacere verso quanto di bello offre questo sport.
Foto: AP/LaPresse
L’Empoli s’è perso a centrocampo: il gioco dei toscani stazionava lì e, come un Ovosodo – direbbe Virzì – che non va nè giù nè su, la manovra locale non è mai decollata. Ottimo Sassuolo, obiettivo prossimo: non perdere continuità. Lupoli ha salutato la Ciociaria con una rete che ha vanificato quella locale di Terranova: Ascoli e Frosinone si avviano verso una stagione difficile. Rischiano entrambe di fallire l’obiettivo salvezza, hanno entrambe i mezzi per centrarlo senza problemi. Si vedrà. Bianchi e candidi, quelli del Padova. Abili palleggiatori, ottimi incursori ma ancora immaturi per pensare di realizzare sogni. Il Varese lo ha chiarito una volta di più, oltre a rimarcare il dato di fatto che la squadra lombarda, con tale carattere, può vincere per davvero contro chiunque. Poi, per carità, con chiunque potrebbe anche perdere: stesso motivo, quel carattere un po’ così. Da invincibili e, vai capire perchè, da ingenui. Stavolta era la giornata sì.
Anticipo della diciassettesima giornata di serie B:
Stadio Azzurri d’Italia, Bergamo: Atalanta-Livorno 0-2 Reti: 31’ pt e 47’ st Pagano (L)
Sfida tra big, il venerdì sera è riservato a loro: Atalanta-Livorno è gara di vertice e cartello che riporta con la memoria a un recente passato nel quale la sfida sarebbe stata parte del calendario di una giornata di serie A. Cadetteria quale purgatorio da abbandonare il più in fretta possibile: la graduatoria dice che gli orobici hanno sei punti in più (30 contro 23) ma lo scorcio di stagione appena accantonato mostra un rendimento speculare che accomuna l’avvio delle due squadre. Belle e impossibili in alcuni frangenti, troppo brutte per essere vere in altri; incisive e puntuali in ogni fase del campo a volte, mai in partita in altre circostanze. Non hanno avuto continuità, né i padroni di casa né gli ospiti.
Le statistiche dicono che Atalanta e Livorno si sono già affrontate in 38 precedenti diretti (22 in Serie A, 16 in Serie B): il bilancio vede in testa i locali che, a fronte delle dodici sconfitte racimolate hanno registrato negli annali 13 vittorie. Tredici anche i pareggi. Si comincia in uno stadio nel quale si gela eppure i due gradi centigradi di Bergamo non hanno scoraggiato la tifoseria nerazzurra che ha risposto all’appello in maniera discreta.
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