Il tricolore non campeggia ancora sulle maglie rossonere, ma è chiaro che da questa sera le sarte di Milanello cominceranno a procurarsi ago e filo per provvedere all’applicazione di quel triangolino tanto agognato. Se il derby di Milano doveva darci qualche indicazione in più su come sarebbe stato questo finale di stagione, questa sera abbiamo qualche certezza in più, anche se le sette gare che mancano potrebbero ancora cambiare le carte in tavola.
Pato (doppietta) e Cassano su calcio di rigore hanno passeggiato sulle speranze di sorpasso dell’Inter, mentre Leonardo viveva la sua serata particolare da ex, tra fischi e striscioni che mostrano molte soluzioni linguistiche, ma un solo significato: traditore.
Il biscotto è cotto, sfornato e pronto per essere consumato insieme al the pomeridiano. O forse no, ma certo fanno pensar male quelle puntate sull’1 fisso arrivate alle agenzie di scommesse sin dallo scorso venerdì, quando mancava ancora una settimana buona al fischio d’inizio di Brescia-Bologna.
Dubbi sulla regolarità della partita? No, ma l’1,30 (o giù di lì) proposto dai maggiori bookmakers italiani e stranieri non contribuisce certo a dissipare le nubi su un incontro il cui risultato sembrava scritto da giorni e giorni, sebbene le due parti si sforzassero di dimostrare il contrario.
Sorride l’Italia al termine della difficile trasferta di Lubiana, dove ci attendeva una Slovenia agguerrita e decisa a difendere il secondo posto nel girone C delle qualificazioni ad Euro 2012. Il gol di Thiago Motta al minuto numero 73 regala tre punti forse decisivi verso la massima competizione continentale del prossimo anno e Prandelli ha più di un motivo per sorridere.
Vero è che la prestazione degli azzurri per larghi tratti non è stata esaltante, ma è vero anche che comincia a vedersi la mano del tecnico di Orzinuovi, il quale ammette le difficoltà pur godendosi la vittoria:
Ci considerano un’Italia di serie B? Meglio per noi, ci caricano di motivazioni. È stata una vittoria meritata, abbiamo fatto bene, anche se dobbiamo rivedere qualcosina nelle verticalizzazioni e dobbiamo lavorare ancora tanto.
L’occasione era da cogliere al volo dopo lo scivolone dei cugini nell’anticipo della trentesima giornata. E l’Inter non è squadra che si lascia sfuggire opportunità simili a poche giornate dalla conclusione del campionato, arricchendo così la stagione di nuovi spunti di interesse. Il rischio era quello di sottovalutare un Lecce impelagato più che mai nella lotta per la salvezza ed capace di racimolare un solo punto negli ultimi tre turni.
Ma pur stanca per la rimonta in Coppa contro il Bayern Monaco, la squadra di Leonardo è riuscita a mettere in tasca i tre punti, grazie ad una rete di Pazzini arrivata al minuto numero 52. Ora i punti di distacco dalla vetta sono solo due e – dopo la sosta per gli impegni della nazionale – i nerazzurri avranno la possibilità di affrontare il Milan con un evidente vantaggio psicologico.
Antipasto ricco nell’anticipo dell’ora di pranzo della trentesima giornata di campionato. A confrontarsi Fiorentina e Roma, due squadre in cerca di conferme dopo le ultime uscite positive, ma anche il cerca di punti preziosi per i rispettivi obiettivi di classifica. Alla fine della fiera sarà pari e patta, due reti a testa ed un punto che smuove la classifica, benché non cambi di molto le posizioni.
A trascinare la Roma c’è il solito Totti, che dopo le due reti rifilate ai cugini laziali, si regala la soddisfazione di segnare per la prima volta a Firenze, raggiungendo al contempo quota 200 reti in serie A. Alla Fiorentina resta il rammarico di essersi fatta raggiungere per ben due volte, dopo le reti messe a segno da Mutu e da Gamberini.
Mano destra a sollevare il mento, garantire postura eretta, mostrare un viso che chiede di essere ricordato così, nella semi perfezione di chi ha appena inciso in modo indelebile sulla sfida in corso. Cristiano Doni, capitano dell’Atalanta, torna a trascinare i compagni a suon di gol e lascia alle spalle un periodo delicato, nel corso del quale il suo nome era circolato con prepotenza nell’ambito di una indagine sui capi ultrà bergamaschi per i quali la Procura di Bergamo ipotizzava il reato di associazione a delinquere. Mancava la rete, a Doni: ne sono arrivate due, entrambe dal dischetto a corollario di altrettante azioni corali dei bergamaschi che restano primi in graduatoria dopo aver liquidato un Piacenza meno pimpante di come lo abbiamo osservato di recente. Il Siena dista tre punti, un’inezia da difendere – in casa orobica – con unghie e denti: gli uomini di Conte hanno vita facile contro un Crotone in grado di replicare agli affondi ospiti solo nel finale. Basta l’uno due di Brienza e Reginaldo, senesi in lizza per la prima posizione fino al termine del campionato. La coppia pare lanciata verso la promozione diretta e neppure il Novara, che tanto ha impressionato nella prima parte della stagione, pare in grado di alterare la marcia delle prime due. Semmai, i piemontesi sembrano giunti al limite: fisicamente spompati, cominciano a pagare l’ineccepibile cammino precedente che ha fatto del Novara la squadra rivelazione di cadetteria.
Foto: AP/LaPresse
Ardemagni risolleva il Padova con una doppietta che serviva, in questa fase, più di ogni altra cosa: in primo luogo, per il fatto che i veneti necessitano di un bomber affidabile quanto quel Succi che, per infortunio, ha lasciato i compagni senza un riferimento offensivo; in secondo luogo, per riscattare immediatamente la sconfitta – pesante e contestata – della precedente giornata contro il Cittadella: un derby perso in malo modo, tre reti all’attivo e pochissime azioni da gol prodotte. In questo lasso di tempo – una settimana – è accaduto che la società abbia esonerato Alessandro Calori e affidato la prima squadra al tecnico della Primavera, Alessandro Dal Canto. La mossa ha dato i primi frutti, il cambio alla guida tecnica pare funzionare.
E’ facile andare a Palermo e passeggiare su una squadra che nelle ultime giornate ha rimediato ben cinque sconfitte consecutive. Questo deve aver pensato il Milan capolista dall’alto dei suoi 22 punti di vantaggio sui rosanero. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ed i rossoneri avevano probabilmente fatto i conti senza l’oste, se è vero che tornano dalla trasferta di Palermo con zero punti in tasca e qualche certezza in meno in vista del derby del 3 aprile.
Goian ha spezzato i sogni del Diavolo dopo soli 10 giri di lancette dal fischio d’inizio, regalando ai suoi la prima vittoria dell’era Cosmi e scongiurando le dimissioni di Zamparini. Al Milan non resta che riflettere sull’approccio sbagliato ad una gara così importante, nonché sulle alternative ad Ibrahimovic, appiedato dal giudice sportivo per ben tre turni.
L’ennesimo derby perso ha lasciato nei cuori dei tifosi laziali un malumore difficile da dimenticare, con polemiche che si sono protratte per tutta la settimana. La gara interna contro il Cesena diventava dunque fondamentale per i biancazzurri, che faticano a svegliarsi dal lungo sogno che li ha visti per mesi nelle prime posizioni di classifica. Un clima teso, che avrebbe potuto far precipitare la situazione, se solo Zarate dopo un giro di lancette non avesse portato in vantaggio i suoi, mettendo in discesa la gara dei padroni di casa.
Gli uomini di Ficcadenti nella seconda parte di gara hanno tentato il difficile recupero, ma alla fine la Lazio esulta e si porta momentaneamente in quarta posizione, superando l’Udinese, impegnata domani in casa contro il Catania.
In Champions League difficilmente accade che una squadra sconfitta tra le mura amiche riesca a ribaltare il risultato ed a qualificarsi per il turno successivo, ma stavolta la statistica è andata a farsi benedire, tanto che l’Inter può dirsi fiera di aver compiuto una vera e propria impresa.
All’andata il gol di Gomez negli ultimi minuti aveva lasciato l’amaro in bocca ai nerazzurri ed erano in pochi a credere che l’undici di Leonardo fosse capace di ribaltare la situazione a proprio vantaggio contro il Bayern Monaco. E invece…
L’occasione era più ghiotta che mai per il Napoli di Mazzarri, che scendeva in campo contro il Parma consapevole di poter recuperare due punti preziosi a Milan ed Inter, fermate sul pareggio da Bari e Brescia. Una situazione psicologica che però si può però rivelare un’arma a doppio taglio, considerando la necessità di vincere a tutti i costi per riaccendere speranze tricolori sotto il Vesuvio.
E infatti nei primi 45 minuti gli ospiti non facevano un granché per conquistare i tre punti ed alla mezz’ora si ritrovavano addirittura sotto, in virtù di una girata al volo di un Palladino in grande spolvero. 1-0 all’intervallo con il Napoli che vedeva allontanarsi il treno scudetto a grande velocità.
La Lazio è favorita, si diceva alla vigilia del derby capitolino e, come spesso accade nel calcio, il favorito finisce per prenderle. Nel diluvio dell’Olimpico è la Roma a spuntarla, grazie ad un Totti che finalmente è tornato a dimostrare di poter essere determinante, alla faccia della carta di identità e dei mugugni che hanno caratterizzato l’ultimo periodo.
Del capitano le due reti che valgono i tre punti in classifica e che costringono la Lazio ad uscire momentaneamente dalla zona Champions. Alla Lazio non resta che incassare la quinta sconfitta consecutiva nella stracittadina, causata – a detta di Lotito – dai raggi laser finiti negli occhi di Muslera al momento dei tiri da fermo decisivi.
A bocce ferme chi avrebbe mai potuto immaginare che il neopromosso Cesena potesse rappresentare una fonte di preoccupazione per la Vecchia Signora nell’anticipo della ventinovesima giornata? E invece la gara contro gli uomini di Ficcadenti era una sorta di crocevia (l’ennesimo) per Delneri e per la Juventus, incapace di risollevarsi e sempre più lontana dalla posizioni che contano.
Contro il Cesena serviva una prestazione degna del blasone, una scossa che potesse ridare fiducia ad un ambiente piuttosto deluso. E la Juventus aveva pure cominciato nel modo migliore, guadagnando un doppio vantaggio già nel primo tempo. Del Piero ritrovava i guizzi dei tempi migliori e Matri si riscopriva goleador, aggiungendo una doppietta al suo score personale.
Il treno-scudetto ha effettuato una brusca frenata ed ora c’è da sperare solo che il Bari fermi la corsa del Milan e gli impedisca di scappare verso la conquista del tricolore. L’Inter si ferma a Brescia, al termine di una gara che avrebbe potuto vincere largamente, ma che alla fine della fiera avrebbe anche potuto perdere, se il buon Julio Cesar non avesse mostrato il meglio di sé, parando un calcio di rigore.
La gara era cominciata in salita per gli ospiti, forse con la testa già a Monaco di Baviera, dove il prossimo martedì cercheranno la non facile rimonta contro il Bayern. Ma la distrazione durava solo una decina di minuti, prima che l’Inter cominciasse a portarsi stabilmente in avanti, per poi trovare la via della rete al minuto numero 18 con Eto’o.
Recuperare una rete può essere impresa facile se ti chiami Milan, ma recuperare una rete in casa del Tottenham può rappresentare un’impresa ardua, un po’ per statistica (i precedenti con le squadre italiane recitano due vittorie per gli inglesi ed un pareggio) e un po’ per difficoltà di infilare la porta avversaria, avendo cura di un farsi infilare in contropiede, come era accaduto negli ultimi minuti della gara di andata.
Un’impresa, appunto. Un’impresa tentata e non riuscita, sebbene nella prima frazione di gioco il Milan abbia tenuto per larghi tratti il pallino del gioco, costringendo i padroni di casa a difendere l’esiguo vantaggio. Non che i vari Pato, Ibrahimovic e Robinho abbiano creato chissà quante occasioni da rete, ma se i rossoneri avessero chiuso in vantaggio la prima parte di gara nessuno avrebbe gridato alla scandalo.
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