Pavel Nedved: il Giappone chiama, ma lui vuole la Champions!

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Era l’estate del 1996 quando lo vidi per la prima volta furoreggiare su un campo di calcio, su e giù a macinar chilometri, senza sosta per novanta minuti. Forse perché la sua capigliatura bionda lo faceva notare più di altri o forse perché realmente la sua presenza si faceva sentire rispetto ai compagni, ma sembrava che in quell’edizione degli Europei fosse il protagonista indiscusso della sua nazionale e non solo.

Troppo facile prevedere un futuro ad altissimi livelli, per uno come lui che di nome fa Pavel Nedved e di professione fa il jolly di centrocampo con licenza di offendere e già lo vedevo con la casacca di qualche grande club italiano, pronto a stendere un tappeto rosso davanti ai suoi preziosissimi piedi.

Finì alla Lazio di Cragnotti, che cercava in quegli anni di affermarsi tra le regine del calcio nostrano e che non badava a spese, pur di assicurarsi le prestazioni dei nomi più in vista nel panorama internazionale. E Nedved, Campionato Europeo a parte, non era tra le stelle del firmamento calcistico o almeno non ancora, ma di lì a poco sarebbe diventato uno tra i campioni più richiesti a livello europeo.


Cinque stagioni nella Capitale nelle quali ottiene una pioggia di successi, dando sempre un grande contributo alla causa, sia in termini di prestazioni che di gol messi a segno. Un idolo per la Curva Nord particolarmente esigente, che non può non riconoscere al ceco impegno ed abnegazione in ogni circostanza.

Un vero lutto per la tifoseria quando nel 2001 la dirigenza è costretta a privarsene per problemi di bilancio, vendendolo alla Juventus per 70 miliardi di lire: un vuoto parzialmente colmato nelle casse della società, ma quello lasciato nel cuore della gente difficilmente negli anni ha trovato un degno sostituto.

E come potrebbe essere altrimenti? Rapido, potente, in grado di ricoprire diversi ruoli e di giocar palla con entrambi i piedi; dotato di un tiro micidiale sia da fermo che in movimento, ha realizzato una serie infinita di reti dalla lunga distanza. E poi la resitenza fisica impressionante, quasi fosse dotato di un paio di polmoni supplementari!

La Juve lo ha fortemente voluto, strappandolo dalle mani di mezza Europa che lo corteggiava da tempo e ancora oggi, che ha 36 anni ed è vicino ormai al ritiro dall’attività, rappresenta uno dei punti di forza della squadra bianconera, facendo letteralmente impazzire difensori che hanno la metà dei suoi anni. Il suo contratto scadrà alla fine di questa stagione, anche se lui ha ancora un sogno da realizzare: chiudere la carriera in occasione della finale di Champions League del 2009 sul prato dell’Olimpico (e magari riuscire ad alzare la Coppa!).

Rimanderà di ancora un anno il suo ritiro? O magari si farà convincere dalle sirene del Fumitoshi Wakabayashi, che proprio in questi giorni gli ha proposto un contratto da 6,8 milioni di euro per una sola stagione? Certo l’offerta è allettante, ma se ci fosse una sola possibilità per il campione ceco di poter vivere quell’esperienza, che gli venne negata nel 2003, a causa di una squalifica (quando la Juve perse ai rigori col Milan nella finale di Manchester), forse sarebbe il caso di resistere ancora un po’.

Perché nella vita c’è qualcosa che conta più del conto in banca, vero Pavel?

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