Altri due morti tra i tifosi sudamericani

Continua la mattanza dei tifosi in Sudamerica. Ci dispiace raccontare ancora una volta un episodio di cronaca nera a margine di una partita di calcio, ma non possiamo solo parlare di pallone, ma purtroppo anche di episodi che sono molto più gravi e importanti.

Non è bastato il morto della settimana scorsa a San Paolo. Nel giro di 24 ore tra Brasile e Argentina ci sono scappate altre due vittime.
Il primo a Buenos Aires. Si chiamava Emanuel Alvarez e aveva 21 anni. Il tifoso dell’Huracan si stava recando allo stadio per vedere la sua squadra in trasferta a Velez, e fuori dallo stadio si sono creati i primi disordini. Nella rissa un tifoso di casa è stato conciato talmente male da rendere necessario il ricovero in ospedale. A quel punto si è scatenata la furia dei tifosi (o presunti tali) del Velez che hanno cominciato a sparare alla cieca, colpendo il povero 21enne, morto sul colpo, e altri ragazzi, rimasti però solo feriti.

Peggio ancora l’episodio che si è verificato poche ore più tardi a Campina Grande, in Brasile. Alla fine della gara tra il Treze e il Sousa Esporte Club (campionato di Paraiba) un gruppo dei tifosi di casa ha ordinato ad un loro “rivale” di togliersi la maglia della sua squadra del cuore. Al rifiuto sono seguiti calci e pugni talmente violenti da spezzare la vita del supporter del Treze. Almeno stavolta 4 degli aggressori sono stati arrestati.

Ragazzi, questo non è più calcio.

3 commenti su “Altri due morti tra i tifosi sudamericani”

  1. Purtroppo le istituzioni si ostinano a trattare certi fenomeni come teppismo sportivo e non come atti delinquenziali veri e propri.
    Fin quando le cose staranno così e non ci saranno pene certe e severe per chi delinque in uno stadio o nei suoi pressi temo che le cose potranno solo degenerare!

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  2. non capisco come possano certe nazioni (compresa l’Italia) non prendere provvedimenti come quelli presi in Inghilterra, dove queste cose non avvengono più da anni!
    forse, soprattutto per le serie minori come l’episodio brasiliano, è anche una questione di soldi

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