Pro Patria – Milan sospesa per cori razzisti contro Boateng

di Redazione 1

Un’amichevole come tante altre, organizzata solo per verificare la condizione dei singoli e della squadra in vista della ripresa dopo la sosta natalizia. Ma Pro Patria-Milan sarà ricordata per altri motivi, vista la sospensione al minuto numero 25 della prima frazione di gioco, a causa dei cori razzisti piovuti sulla testa di Kevin Prince Boateng e degli altri giocatori di colore del club rossonero.

Un atteggiamento che i tifosi propongono spesso durante le gare di calcio, ma che dovrebbe essere lasciato al di fuori dei cancelli almeno nel corso della gare amichevoli. Ma i tifosi della Pro Patria non hanno captato il clima di festa, ricoprendo il centrocampista del Milan di insulti e buu razzisti ad ogni tocco di palla. A quel punto il calciatore ha reagito scagliando letteralmente il pallone contro le reti di recinzione e togliendosi la maglia per poi abbandonare il terreno di gioco.

Reazione comprensibile ed immediatamente imitata dai compagni di squadra, guidati da un Massimo Ambrosini visibilmente arrabbiato. Dopo qualche minuto di sospensione, sembrava che la gara dovesse riprendere, mentre l’altoparlante minacciava l’annullamento in caso di nuove intemperanze del pubblico. Ma poi i giocatori del Milan si sono rifiutati di rientrare in campo e la gara è stata definitivamente sospesa. Amareggiato Allegri in conferenza stampa:

Sono dispiaciuto e amareggiato, ma credo che giusta la scelta di non rientrare in campo per rispetto verso i nostri giocatori e tutti gli altri giocatori di colore di quasiasi serie. Bisogna smetterla con questi gesti incivili. L’Italia deve diventare più civile e anche un po’ più intelligente. Ci dispiace per le famiglie ed i bambini che erano venuti qui per godersi la splendida giornata. Speriamo di aver dato un segnale che abbia un seguito, dovessero ripetersi altri atti del genere in qualsiasi campionato. Ci scusiamo e speriamo che questi eventi incivili non capitino più.

Il Milan si scusa, ma forse dovrebbe essere qualcun altro a farlo.

[Photo Credits | Getty Images]

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