Spalletti, Tare e la vergogna del calcio italiano

Avremmo voluto raccontarvi una storia diversa nella domenica di Pasqua, non per buonismo o per onorare al meglio la festività, ma per la tragedia che ha profondamente toccato il cuore di tutti noi italiani, facendoci riflettere anche sull’opportunità di fermare il carrozzone per un giorno.

E invece, non solo lo spettacolo è andato avanti nonostante tutto, ma quello che è apparso davanti ai nostri occhi è stato quanto di più vergognoso si possa immaginare, in una giornata in cui ci si aspettavano segni di rispetto per un dolore che è diventato di tutti.

Avremmo voluto raccontarvi di esultanze pacate, come quella di Pandev che alzava gli occhi al cielo, quasi a voler dedicare la rete a chi non può più gioire per le sorti della propria squadra; avremmo voluto raccontarvi di gesti di fair play tra giocatori, allenatori, dirigenti. Ma non è così ed ancora una volta ci ritroviamo a dover commentare la tristezza di un ordinario sabato di follia, con risse, minacce, espulsioni e persino aggressioni fisiche. Lo spettacolo più indecoroso ce l’ha offerto il derby capitolino, con ben cinque espulsioni ed una coda polemica consumatasi di fronte ai microfoni di Sky tra Spalletti e Tare, di cui vi proponiamo il video a fine articolo.

Panchine italiane, che confusione: il prossimo anno rivoluzione in serie A

Molte delle panchine più importanti della serie A potrebbero cambiare titolare il prossimo anno. In primis, c’è un’asta internazionale per accaparrarsi Carletto Ancelotti. Galliani se lo tiene stretto e dice di non avere intenzione di mollarlo almeno fino alla fine del contratto (che scade nel 2010), ma i tabloid inglesi (che però non è che ci azzeccano sempre) non sono affatto sicuri di questo.

Nonostante la grande gara di ieri del Chelsea, e l’amore incondizionato del suo pubblico, Hiddink conferma di non voler rimanere il prossimo anno a Londra, almeno come allenatore. Per questo, secondo il Sun, pare sia sceso in campo Abramovich in persona, che dopo aver mediato con la federazione russa per far sedere il tecnico olandese sulla panchina del Chelsea, sembra che adesso stia cercando di convincere addirittura Berlusconi a far andare via Ancelotti.

Convincere l’allenatore invece non è difficile. Sembra infatti che le due parti già si siano messe d’accordo sulla base di un contratto di 5,8 milioni di sterline all’anno, più di quanto prendono Capello o Mourinho. Ma sarà tutto così semplice? Secondo gli inglesi sembra di sì (il Sun dice che Ancelotti ha promesso di prendere in mano il Chelsea la prossima estate), ma secondo noi mica tanto.

Chi si rivede in quel di Roma…

La Roma, alla disperata caccia del quarto posto in campionato, sta già ponendo le basi per la prossima stagione. Una stagione all’insegna del low cost, con tanti piccoli acquisti che possono rivelarsi grandi affari come quello portato a termine lo scorso gennaio quando arrivò Marco Motta. Molto dipenderà dalla posizione finale del campionato, ma intanto i primi nomi già si fanno.

Tra tutti questi, il più clamoroso sarebbe un ritorno, quello di Christian Chivu. Il romeno, passato due anni fa all’Inter, come capita spesso nella squadra nerazzurra, è arrivato per una vagonata di denaro per poi giocare poco e niente. Lo hanno frenato parecchi infortuni, ma anche quando stava bene, non ha mai ripetuto le incredibili annate in maglia giallorossa, quando veniva considerato uno dei migliori difensori del mondo. Il problema? Forse nella testa.

Scambio Spalletti – Prandelli?

L’indiscrezione è di quelle forti ed arriva direttamente dall’edizione odierna de Il Giornale: il prossimo anno ci potrebbe essere uno scambio di panchine tra Cesare Prandelli e Luciano Spalletti. In realtà non ci sono notizie certe a supportare l’eventalità, ma si tratta piuttosto di una conclusione derivata dall’osservazione dell’attuale situazione dei due club.

Occorre premettere che entrambi gli allenatori sono amati dalle proprie curve, sebbene sia sorto qualche malumore nel corso di una stagione che poteva regalare maggiori soddisfazioni. Prandelli in particolare è stato criticato da una parte della stampa fiorentina a causa della prematura eliminazione dalla Coppa Uefa ad opera di un Ajax non proprio insuperabile. Questo ed altre prestazioni non esaltanti hanno dato il la alle contestazioni, facendo perdere la pazienza al tecnico, disposto anche a cambiare aria.

Spalletti, da parte sua, è stato pesantemente condizionato da una serie di infortuni che lo hanno obbligato spesso a dei veri e propri salti mortali per presentare un undici titolare. Se a questo aggiungiamo una campagna acquisti al di sotto delle sue aspettative (e di quelle dei tifosi), ecco qui che il quadro è completo. Fatto sta che la Roma ora è a quota 46 in classifica a cinque punti da quel quarto posto che darebbe un senso alla stagione. E Spalletti sa che la mancata qualificazione in Champions vorrebbe dire fallimento.

Mourinho è orgoglioso, Spalletti si offende e Ranieri si autocensura

Il suo lungo sfogo di fronte alle telecamere ha creato un gran polverone nel calcio italiano, come del resto ogni volta che apre bocca e rende pubblico il suo pensiero. Le reazioni, per lo più negative a dire il vero, non sono mancate, ma lui non fa marcia indietro e, anzi, ribadisce il concetto a beneficio di chi non avesse capito fino in fondo. Lui naturalmente è Josè Mourinho, lo Special One, l’uomo che non deve mai chiedere scusa, qualunque sia l’argomento di discussione:

Non è ‘arrabbiato’ l’aggettivo giusto per definirmi in questo momento. E’ orgoglioso la parola giusta. Io sono orgoglioso di me. Quel che ho detto martedì è quello che avrei voluto dire.

Quello che ha detto, però, non è piaciuto alla stragrande maggioranza di coloro che seguono il pianeta calcio e, a parte qualche segno di solidarietà, per il resto il portoghese si è beccato un mare di critiche. Ed oggi, alla vigilia della ventisettesima giornata di campionato, tornano a parlare della questione i due tecnici bersagliati da mister Mou nel celebre monologo.

Mourinho attacca, Cobolli Gigli non capisce

E’ in Italia da diversi mesi, ma forse solo in questi giorni si è reso conto di cosa significhi essere l’allenatore della squadra prima in classifica, quella che negli ultimi anni, per un motivo o per l’altro, ha finito per prendere il posto della Juventus, diventando la più odiata d’Italia.

Eh già, caro Mourinho, i primati si pagano in termini di visibilità ed è scontato che ogni “piccolo favore” o, se preferisci, errore arbitrale venga ingigantito, lasciando dubbi sull’onestà di chi dovrebbe garantire la massima imparzialità sul campo di gioco. Le vicende delle ultime settimane (falli di mano, squalifiche mancate, fuorigioco vari e rigori generosi) sono sotto gli occhi di tutti e non si può certo dire che l’Inter sia finita gratuitamente nell’occhio del ciclone, ma lo Special One non ci sta e cerca di spostare l’attenzione su altri particolari, pur di riportare tranquillità intorno alla sua squadra:

A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma che finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che ha 11 punti meno di noi e chiuderà la stagione con zero titoli. Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali.

Doppietta di Baptista. E ora la Roma ci crede

Roma in crisi, Roma destinata a barcamenarsi nelle acque poco rassicuranti del (quasi) fondo classifica; Spalletti in equilibrio precario su un filo sottile e tanti nomi di possibili sostituti ad aleggiare sulla sua pelata.

Questo si diceva il 29 ottobre scorso, quando i giallorossi si apprestavano ad affrontare la Sampdoria nel nono turno di campionato, prima che Giove Pluvio rendesse impraticabile l’Olimpico, concedendo a tutti una serata di riposo e di riflessione.

Sono passati due mesi e mezzo da allora e la storia ci ha dimostrato ancora una volta come nel calcio non si possa dare nulla per scontato. La Roma brutta e perdente è solo un lontano ricordo. Ora c’è il gioco che riesce a mascherare anche assenze pesanti ed il quarto posto non è più una chimera come qualche tempo fa.