Il Newcastle è alle pezze, a qualcuno avanza una moneta?

Tempi duri per i portafogli dei presidenti dei club europei. Se c’è chi si può permettere di spendere 40, 50, a volte anche 100 milioni di euro per un calciatore, c’è chi invece non riesce nemmeno a comprare le divise per scendere in campo.

La triste storia viene da una delle città che hanno fatto la storia calcistica inglese, Newcastle, dove oltre ai numerosi guai tattici, che hanno portato i bianconeri al limite della retrocessione, adesso arriva anche la mazzata finanziaria. Il presidente Mike Ashley ha probabilmente esagerato con gli acquisti nelle passate stagioni (ricordiamo che i Magpies possono vantare in attacco gente come Martins e Owen), e i soldi ora sono finiti. Per questo ha chiesto a tutti i suoi dipendenti, e non solo, di stringere la cinghia. Il primo provvedimento sarà di far pagare ai calciatori le magliette per scendere in campo. Così forse la smetteranno di scambiarsela con gli avversari a fine gara. Il secondo sarà aumentare i prezzi dei biglietti, aumentando il costo dell’abbonamento per la curva dai 260 euro di qualche anno fa ai 1000 di quest’anno. In questo modo sembra che si riescano a recuperare i circa 90 milioni di debiti. Per realizzare un profitto che fino a poco tempo fa sembrava impensabile ci saranno anche le vie classiche: cedere i migliori giocatori (Owen, Rozenhal, Emre) per abbassare il tetto ingaggi attuale di 100 milioni di euro. Il supermercato è aperto, i saldi sono iniziati.

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