Solito Brasile, piccola Italia

di Redazione 1

Trentuno risultati utili consecutivi, un record da dividere con Clemente e Basile “e meno male che è finita ‘sta storia, così non se ne parla più”. Già, Lippi non ha poi tutti i torti: le vittorie che contano non si raggiungono sciorinando primati, ma è comunque un peccato aver perso l’imbattibilità nella serata più importante e più sentita per i colori azzurri.

Non chiamatela esibizione, predicava il mister alla vigilia, nella speranza di poter mettere in campo un’Italia capace di giocare una partita vera. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il Brasile e quello ammirato ieri sera all’Emirates non deve aver ascoltato le parole di Lippi, visto che si è esibito alla grande contro un’Italia piccola piccola.

Poi si può discutere sul gol annullato a Grosso, che avrebbe potuto cambiare le sorti della gara dopo soli quattro minuti dal fischio d’inizio, ma di fronte ad uno strapotere così marcato è inutile cercare alibi.

La verità è che al momento non c’è paragone tra gli undici mandati in campo da Dunga e quelli proposti da Lippi, che si è inventato l’ennesima nuova formazione, laddove occorreva puntare sull’usato sicuro. Gli esperimenti si fanno in amichevole, vero, ma non in questo tipo di partite, dove il risultato finale conta eccome. Inutile dare la croce addosso a giocatori come Montolivo, Pepe, lo stesso Gilardino, che si sono guadagnati un posto in nazionale a suon di ottime prestazioni nei propri club, ma forse era il caso di proporre un undici iniziale un po’ più bilanciato e rodato.

E se a completare l’opera ci si mettono anche le distrazioni di due campioni del mondo del calibro di Cannavaro e Pirlo, allora vuol dire che c’è stato un approccio sbagliato alla gara. Le amnesie difensive del capitano hanno messo in difficoltà più di una volta il povero Buffon e l’errore di Pirlo in occasione del secondo gol non lo si vede nemmeno sui campi di terza categoria (con tutto il rispetto per i dilettanti, ovviamente).

L’Italia ha avuto paura dell’armata brasiliana e a poco serve sottolineare il discreto (a voler essere buoni) secondo tempo dei nostri, quando ormai gli avversari erano stanchi e puntavano a mantenere il vantaggio. Una serata storta, l’ennesima dimostrazione che c’è ancora molto da lavorare prima di imbarcarsi per il Sudafrica a difendere il titolo di Campioni del Mondo.

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