Clarence Seedorf: nato per vincere

di Redazione Commenta

Solo qualche giorno fa ha rischiato di perdere il diritto di essere inserito nella nostra consueta rubrica del lunedì, ma poi Clarence Seedorf è riuscito a resistere e a tenersi stretto quel numero 10 tanto caro.

Naturalmente stiamo scherzando. Nessuno lo avrebbe mai costretto a cedere la sua maglia, nemmeno se il pretendente ad indossare il numero magico si chiama Ronaldinho. E comunque, un posto su queste pagine lo avrebbe trovato ugualmente, perché alla fine contano i numeri che si hanno nei piedi, non quello sulle spalle.

E Clarence Seedorf di numeri ne ha mostrati molti nel corso della sua lunga carriera, sin dagli esordi quando appena sedicenne gli venne consegnato il compito di incantare le platee olandesi con la maglia dell’Ajax. Erano anni d’oro per il club di Amsterdam, che grazie ai suoi giovani campioni inseguiti da mezza Europa, riuscì ad infilare importanti successi sia in patria che a livello internazionale.


Seedorf colpì la fantasia della Sampdoria che lo portò nel campionato più bello del mondo, ma si trattava solo di un periodo di transizione e già a venti anni, l’olandese si ritrovò ad indossare la mitica camiseta blanca del Real Madrid. In tre anni di Spagna, Seedorf riuscì a conquistare un titolo nazionale, una Champions League (la seconda dopo quella vinta con la maglia dell’Ajax) ed una Coppa Intercontinentale, nel periodo che gli valse la consacrazione a livello internazionale.

Arrivarono poi anni bui per il centrocampista olandese, riportato in Italia da Massimo Moratti, per indossare la casacca dell’Inter. Il rendimento calò visibilmente, tanto per dar ragione a quanti dicevano che la squadra nerazzurra fosse maestra nel rovinare i grandi campioni. Sta di fatto che, dopo tre anni e dopo il famoso 5 maggio, Clarence Seedorf finì per essere “barattato” con Francesco Coco, passando quindi al Milan.

Era l’estate del 2002 e Clarence veniva dato per (quasi) finito. Al Milan, però, riuscì a ritrovare la sua giusta posizione in campo, grazie a Carlo Ancelotti che seppe “ricostruirlo”, restituendogli fiducia nei suoi mezzi. Ed il giocatore “finito” in sei stagioni è riuscito ad inanellare tutta una serie di successi: 1 Coppa del Mondo per club, 1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana e 2 Supercoppe Europee e, soprattutto, 2 Champions League (e fanno quattro, con tre squadre diverse).

Ora ha 32 anni e si appresta a vivere la sua ennesima stagione da protagonista, col suo numero 10 ben saldo sulle spalle e ancora tanta fame di vittorie.

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