La sospensione del calcio greco e la riflessione che ne deve nascere

di Redazione Commenta

Il primo ministro Tsipras ha deciso insieme al ministro dello sport Kontonis di sospendere a tempo indeterminato il campionato di calcio greco, quello principale, la nostra serie A per intenderci. Lo fa a seguito di una serie di episodi di violenza che si sono susseguiti nei giorni. 

Iniziamo con il video dei disordini, giusto per capire di cosa stiamo parlando. Dopo un incontro della rappresentativa della federazione calcistica greca Elleniki Podosfairiki Omospondia il ministro dello sport ha chiesto che non fosse ripresa l’attività sportiva fino a quando non ci sarà un impegno importante e serio per la lotta alla violenza. E tutti gli organi dovranno essere coinvolti. Serve una legge.

Ora anche a noi la legge ce l’abbiamo, quella contro la violenza negli stadi, e da qualche anno abbiamo anche la tessera del tifoso. Eppure ci sono stati morti e disordini e la decisione in Italia è stata quella di mandare avanti lo show, dopo una lunga trattativa con personaggi discutibili.

La violenza in Grecia si è espressa a tutti i livelli: litigano e si picchiano i tifosi, i giocatori in campo non riescono a vivere serenamente in confronto e i manager si lanciano i bicchieri di vetro. Il governo per la terza volta in un anno ha deciso di sospendere il calcio greco. In precedenza l’aveva fatto a seguito del pestaggio di un ex arbitro vicepresidente del comitato nazionale arbitri e prima ancora l’aveva fatto dopo l’aggressione subita da un tifoso durante una partita di terza divisione. In questo caso il tifoso è morto per i colpi alla testa ricevuti.

C’è da chiedersi allora se non si tratti di una punizione eccessiva o di un gesto di civiltà della Grecia.

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