Ci si aspettava una reazione da parte della Roma, dopo i due schiaffi incassati in campionato contro il Napoli nell’anticipo della venticinquesima giornata. E la reazione giallorossa c’è stata, ma solo quando gli avversari erano ormai troppo avanti per essere raggiunti.
E dire che la serata di Champions della Roma contro lo Shakhtar Donetsk era iniziata nel modo giusto, visto che dopo una mezz’ora senza troppe emozioni, Perrota trovava il rimpallo con un avversario e depositava in rete. Olimpico in festa e mente già proiettata verso una possibile goleada, o almeno su un punteggio che mettesse in cantiere la qualificazione ai quarti sin dalla gara di stasera.
La neve aveva impedito a Genoa e Sampdoria di confrontarsi nel posticipo della diciassettesima giornata di campionato, quando le due compagini liguri non erano ancora state stravolte dal mercato invernale. E rieccole le genovesi nel recupero che doveva decidere chi tra le due avrebbe avuto la possibilità di regalare gioia a mezza città, con tanto di sfottò destinati a continuare fino al prossimo derby.
Una stracittadina tra due squadre che erano partite con ben altri obiettivi, forti di rose costruite per dar fastidio alle grandi. Ma il Genoa non ha saputo sfruttare l’organico costruito da Preziosi nel corso della campagna acquisti estiva, mentre la Samp si è ritrovata nel giro di qualche mese a dover rinunciare a due dei pezzi da novanta (Cassano e Pazzini), che nelle ultime stagioni avevano regalato parecchie soddisfazioni alla Genova doriana.
Due occasioni in quattro giorni per avvicinarsi al Milan capolista. Due occasioni per dimostrare al mondo intero che lo scudetto è ancora cucito sulle maglie nerazzurre. Un’occasione persa, contro una Juve determinata e compatta nel posticipo della venticinquesima giornata di campionato, un’occasione centrata in pieno nel recupero della diciassettesima giornata, contro una Fiorentina che pure aveva mostrato segni di ripresa nella trasferta di Palermo.
L’Inter vince e si porta in terza posizione a soli cinque punti dai cugini rossoneri. L’Inter vince, ma non convince di fronte ad una Fiorentina che nel corso della prima frazione di gioco avrebbe meritato qualcosa in più. In realtà a portarsi in vantaggio erano stati proprio gli ospiti, grazie ad una sfortunata autorete di Camporese, che intercettava il cross in mezzo di Eto’o e spediva alle spalle di Boruc.
Bello e schiacciasassi in campionato, brutto e dimesso in Champions League. Il Milan ammirato nella gara di andata degli ottavi della massima competizione europea non è che la brutta copia di quello che guida la classifica della serie A. Gli inglesi del Tottenham giocavano fuori casa, eppure sembrava che fossero loro a dover fare la partita per difendere l’onore della bandiera tra le mura amiche.
Ci eravamo illusi che l’assenza del furetto Bale, che tanti grattacapi aveva creato all’Inter nel girone eliminatorio, e la squalifica di Jenas potessero agevolare il Milan nella passeggiata serale. Ma gi Spurs sono scesi a Milano con la ferma intenzione di far punti ed alla fine della fiera portano a casa una vittoria che vale mezza qualificazione ai quarti.
Posticipo della ventiseiesima giornata di serie B.
Stadio Silvio Piola, Novara: Novara-Torino 1-0
Rete: 23′ aut. Garofalo (T)
Il derby piemontese più importante della stagione. Eppure, per certi versi e in alcuni frangenti che hanno preceduto e accompanato i minuti iniziali di Novara-Torino, la gara ha rischiato di trasformarsi in una delle partite da cancellare in fretta. Responsabilità di pseudo tifosi i quali, in fetta cospicua granata, si sono presentati allo stadio Silvio Piola sprovvisti di biglietto e con l’intenzione – evidente – di creare scompiglio e provocare disordini. Tafferugli sono scoppiati prima del posticipo di cadetteria allorchè alcune centinaia di tifosi ospiti, giunti senza biglietto, hanno tentato di forzare l’ingresso. I disordini e la tensione si sono protratte fino all’intervallo tra i due tempi, quando tutti i tifosi del Torino senza tagliando sono stati fatti entrare e sistemati nella curva riservata agli ospiti.
Il campo. Padroni di casa schierati con il 4-3-1-2 che prevede la presenza di Pinardi (solo panchina per Gonzalez) alle spalle di Motta e Bertani, gli ospiti – di contro – si affidano al collaudato 4-4-2 con Antenucci e Bianchi in attacco che possono beneficiare del contributo sulle fasce di Sgrigna e Lazarevic. I primi minuti sono di marca ospite: Ogbonna e Lazarevic hannno a disposizione palle invitanti ma, mentre il difensore sciupa malamente, il centrocampista – al 4’ – colpisce di testa da buona posizione concludendo a lato di poco.
La Juve c’è e comincia a vedere una luce in fondo al tunnel buio dove si era infilata dopo la sosta natalizia, quando anche la partita più semplice diventava un vero e proprio incubo per i colori bianconeri. Crisi finita? E’ presto per lanciarsi in previsioni ottimistiche, ma di certo l’aver battuto i campioni d’Italia, i rivali per eccellenza dell’ultimo decennio, fa morale e lascia presagire un cammino più agevole per la Vecchia Signora.
L’Inter fa invece un passo indietro e dopo tre vittorie consecutive arresta la rincora al Milan capolista ed ora si aggrappa al recupero con la Fiorentina per sorpassare la Lazio e portarsi in terza posizione, a cinque punti dalla vetta. Per ora le lunghezze di distacco sono otto e la strada verso l’ennesimo tricolore consecutivo appare più in salita che mai, specie se il duo di testa continua a macinar punti.
In attesa del ricco posticipo serale (Juventus-Inter) la venticinquesima giornata di campionato ha regalato emozioni e gol in quasi tutti i campi della serie A. La Lazio si è ripresa momentaneamente la terza posizione in classifica, andando a vincere al Rigamonti di Brescia, contro una squadra rivitalizzata dai tre punti conquistati la scorsa settimana contro il Bari. Lo 0-2 finale porta la firma di Gonzalez e di Kozak, sempre più utile negli schemi di Edy Reja.
Tre punti preziosi anche per l’Udinese, che stacca il Palermo in classifica e si porta in quinta posizione. I bianconeri non hanno pietà del povero Cesena e si impongono per tre reti a zero lontano dalle mura amiche. Inutile dire che l’uomo del match è stato ancora una volta Totò di Natale, autore delle reti che hanno aperto e chiuso la gara (16′ e 75′) e dell’assist per Inler che ha consentito ai friulani di portarsi sul momentaneo 2-0.
La partita che non ti aspetti tra un Palermo lanciato più che mai verso le posizioni nobili della classifica ed una Fiorentina che stenta a trovare gioco e risultati, risucchiata in una zona che non sa né di carne né di pesce. Di sicuro nessuno si aspettava un punteggio così ampio sul tabellino, specie dalla parte dei viola, spesso in questa stagione non sono riusciti ad andare oltre quel gol che permetteva loro di impattare o di risolvere con una sola lunghezza di vantaggio.
E invece ecco i fuochi d’artificio da parte dell’attacco degli ospiti, che nella seconda frazione di gioco hanno finalmente dato fuoco alle polveri, infilando a ripetizione la porta dei padroni dei casa. E dire che il Palermo aveva cominciato al meglio la sua gara tra le mura amiche, portandosi in vantaggio con Pastore, che si faceva perdonare per un errore precedente.
Il Milan chiama, il Napoli risponde, mentre la Roma perde una buona occasione per avvicinarsi al gruppo di testa. Alla vigilia del secondo posticipo della venticinquesima di campionato, mister Mazzarri aveva provato a nascondersi dietro la scusa della stanchezza, cercando di dare una spiegazione ad un’eventuale prova grigia dei suoi. Ma nella sfida dell’Olimpico i partenopei non hanno avuto bisogno di scuse ed hanno dimostrato ancora una volta di essere pronti per sognare in grande.
Poche azioni degne di nota nella prima frazione di gioco, con il Napoli che sembrava più in palla e più determinato a tentare il colpo grosso. Vucinic, Gargano e Dossena cercavano di cambiare gli equilibri della gara, ma alla fine della fiera sarà 0-0 all’intervallo. Nella ripresa Ranieri cerca di mischiare le carte e getta sul terreno di gioco Menez, l’uomo che potrebbe cambiare le sorti dell’incontro, viste le ultime prove positive.
I due pareggi in altrettante partite avevano fatto ben sperare le inseguitrici del Milan, che speravano in un ulteriore passo falso dei rossoneri nel primo anticipo della venticinquesima giornata di campionato. E invece il Milan ha dimostrato di voler lottare fino in fondo per la conquista del tricolore e non ha risparmiato energie in vista dell’impegno in Champions League.
Al povero Parma non è rimasto altro da fare che arrendersi alla forza esplosiva dell’attacco rossonero, che ha dimostrato di potersela cavare anche quando il tabellino dei marcatori è orfano del nome di Ibrahimovic.
Chi lo calcia con la testa alta, guardando il portiere, dicono sia nettamente avvantaggiato. Gli esperti dei tiri dal dischetto, per altro, confermano che sia la maniera migliore per apprestarsi a trarre, dal penalty, il massimo vantaggio. Tirare osservando l’estremo difensore negli occhi, sfidandone riflessi e freddezza. Perchè è l’unica maniera, una volta deciso dove calciare, per tornare sui propri passi a seconda dei movimenti di chi sta tra i pali: se quello, il portiere, si muove appena e lascia intuire da che angolo si tufferà, l’esecutore del tiro dagli undici metri sa di dover correggere – eventualmente – ogni decisione in una frazione di secondo. Poi, va da sè, il momento del contatto piede-palla arriva in un istante. E l’attimo immediatamente successivo a quello in cui il calciatore si è apprestato a tirare è di quelli da non poter più tornare indietro. Eccolo. Immortalato così: la palla è appena partita, lo scarpino si allontanerà man mano sempre più. Graffiedi contro Mangiapelo, il grosso è fatto. La conclusione, vincente o fallita, per una volta non deciderà la gara solo perchè gli emiliani del Piacenza, contro il Grosseto, avevano già ampiamente dato: 3-0 acquisito, il capitano firmerà la quarta rete di giornata. Graffiedi guarda la palla, incurante di ogni parere poc’anzi espresso, e ciò inciderà poco rispetto all’esito del tiro dal dischetto. Pallone in rete, poker sonante dei padroni di casa.
Foto: AP/LaPresse
Via la maglia, si potesse per esprimere la gioia – ogni tanto – via anche la pelle. La felicità è Viola, in quel di Modena, dove le casacche giallo sole dei locali escono un po’ più sbiadite. Merito di una Reggina puntuale più di altre volte, quando ne abbiamo evidenziato i difetti prima di riconoscerne i meriti. La truppa di Lillo Foti, oggi, ha saputo imporsi con classe e agonismo: bene sotto il profilo atletico e sotto quello del gioco, altrochè. Decide la rete di Viola che aveva sugellato il momentaneo 2-0 che avrebbe in seguito vanificato la rete di Greco su calcio di rigore. Per i calabresi, tre punti fondamentali per mettere in cassaforte il quinto posto provvisorio: significherebbe, allo stato delle cose, play off. Ma per capire quel che effettivamente significherà per gli amaranto la stagione attuale occorre attendere ancora. Attendere e sperare: che quanto visto a Modena sia consuetudine. Non eccezione.
Anticipo della ventiseiesima giornata di serie B.
Stadio Azzurri d’Italia, Bergamo: Atalanta-Siena 0-0
Antonio Conte subissato di fischi: di fronte ai suoi ex tifosi, il tecnico del Siena ha dovuto riscontrare totale assenza di clemenza. Ingaggiato dagli orobici il 21 settembre 2009, dopo aver collezionato 13 punti in 13 partite in seguito a 3 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte, l’allenatore si dimise il 7 gennaio 2010 in seguito alla sconfitta rimediata in casa con il Napoli. E lo stadio Azzurri d’Italia, sebbene gli ultras dell’Atalanta abbiano ben altri problemi da affrontare (l’inchiesta che coinvolge i principali referenti della curva nerazzurra è appena all’inizio), non ha dimenticato.
Il campo, che metteva di fronte le prime due della cadetteria, ha invece svelato una gara giocata con il freno a mano: va di lusso ai padroni di casa che, pur non vincendo, conservano inalterate le due lunghezze di differenza che tengono i toscani ancora dietro mentre il Siena perde l’occasione di scavalcare i principali avversari per il primo posto e rimane appena a ridosso. Calaiò e compagni tengono dietro il Novara di un punto ma i piemontesi devono ancora giocare la sfida della sedicesima (posticipo di lunedì, altra partita affascinante contro il Torino in quello che è a tutti gli effetti il derby piemontese più importante dell’anno).
Posticipo della venticinquesima giornata di serie B.
Stadio Armando Picchi, Livorno: Livorno-Vicenza 0-1
Rete: 22′ st Soligo (V)
Stavolta è una sconfitta che scoppietta, in casa labronica. Per più di un motivo: in primo luogo, per il fatto che il Vicenza ha ufficializzato la crisi che si vive in casa toscana, con i padroni di casa capaci di inanellare la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite; in secondo luogo perchè, nonostante restino in piena zona play off, i locali possono di fatto salutare ogni speranza di cogliere una promozione diretta; infine – ma solo perchè si vuole arrivare al solito, banale ma efficace tre – per via della panchina sempre più traballante di Bepi Pillon, il quale vivrà ore di concitata attesa e trepidazione.
I risultati giustificherebbero il vulcanico Aldo Spinelli a dare il benservito al suo tecnico, della serie “se non ora, quando”: occorre invertire al più presto il trend e i modi per farlo sono a memoria solo due. O il Livorno riesce a ricompattarsi con la fretta più immediata che si conosca oppure il cambio alla guida tecnica sembra l’opportunità più semplice da sperimentare. Vero che in molti casi si rivela controproducente ma è altrettanto vero il fatto che, altrove, la sostituzione dell’allenatore ha riportato equilibrio e armonia. Dettagli non trascurabili che i livornesi mostrano di non conoscere più: oltre a ciò manca pure il gioco, e lo si evince da tempo, al punto da rendere, nello specifico, tutt’altro che ardua l’impresa del Vicenza.
Luci a San Siro, le luci dei fuochi d’artificio tra due squadre – Inter e Roma – che negli ultimi anni hanno dato vita a sfida epiche, scontrandosi spesso per mettere in bacheca un trofeo in più. Nessuna coppa in palio nel posticipo della ventiquattresima giornata di campionato, ma tre punti pesanti che valgono un posto di lusso in classifica, nella rincorsa alle prime della classe.
Manca Totti, manca Milito (entrato solo a partita in corso), mancano Samuel e Lucio, ma i 22 in campo riescono ad offrire uno spettacolo entusiasmante, checché ne dica chi sostiene che la gara perfetta è quella che termina a reti inviolate.
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