La Roma diventa “americana”?

di Redazione Commenta

Che il calcio sia un business non lo scopriamo certo oggi, ma che una squadra italiana possa suscitare l’interesse di un grande magnate americano è storia abbastanza recente. I diretti interessati smentiscono (toh, che novità!), ma sembra che l’affare che porterà al cambio di proprietà in casa Roma sia molto più che una semplice voce di corridoio.

Domenica scorsa, in un breve comunicato, la società faceva sapere di non aver ricevuto alcuna offerta per l’acquisizione del pacchetto azionario, ma negli affari, si sa, è necessaria sempre una buona dose di scaramanzia. Del resto la famiglia Sensi per bocca dell’amministratore delegato, Rossella, ha sempre mostrato una certa allergia al discorso “cessione del gioiello di famiglia”.

Ma le voci si rincorrono e non si tratta più di un’idea campata in aria, ma di un’offerta precisa, che sta per essere messa sul tavolo della società giallorossa: 250 milioni di euro per rilevare la società ed un programma che prevede la costruzione di uno stadio di proprietà, lo sfruttamento del marchio Roma a livello mondiale e l’adeguamento della rosa in vista di un futuro ad altissimo livello.


Allo stesso tempo la Italpetroli (holding utilizzata dai Sensi per controllare la Roma) avrebbe la possibilità di sanare gran parte dei suoi debiti che ammonterebbero a 370 milioni di euro. Un affare conveniente per entrambe le parti, dunque, ed il nome della famiglia resterebbe comunque legato al club, visto che Franco Sensi continuerebbe ad avere la presidenza onoraria.

Ma chi si nasconde dietro l’allettante offerta americana? I nomi noti sono quelli di Jeff Slack e Casey Wasserman, responsabili di una società di comunicazione che si occupa della gestione di diritti televisivi sportivi, ma ad aprire il portafogli sarà John J. Fisher, detto Harpo per la sua testardaggine. Di lui sappiamo che è il fondatore di due aziende leader nel mercato dell’abbigliamento d’oltreoceano (Gap e Banana Republic) e che il suo patrimonio personale si aggira intorno al miliardo e mezzo di dollari. Inoltre, particolare non trascurabile, ha già esperienza nella gestione di team sportivi, essendo proprietario di una squadra di baseball (Oakland Athletics) e di una di calcio (San Josè Earthquakes), oltre a possedere il 3,4% delle azioni dei Celtic di Glasgow.

Un altro magnate americano, dunque, che viene ad investire in Europa sulla scia di Glazer, che ha acquistato il Manchester United, e del duo Gillet e Hicks, che ha puntato sul Liverpool. I tifosi giallorossi cominciano a fregarsi le mani all’idea di avere un nuovo proprietario che, questione di cuore a parte, può garantire alla squadra gli investimenti giusti per puntare in alto sia in Italia che in Europa. E se ora la Roma è seconda in campionato e nei quarti di Champions League, figuriamoci dove potrebbe arrivare con l’innesto di grandi campioni. Non che ora non ne abbia, intendiamoci, ma volete mettere potersi permettere dei ricambi all’altezza dei titolari?

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