Crisi Milan, per Berlusconi è colpa di Monti, per Gattuso è di tutti

di Redazione Commenta

In questi giorni in casa Milan c’è bufera, e non solo per la duplice cessione di Ibrahimovic e Thiago Silva. Cominciano a spuntare altarini che i tifosi, già imbufaliti con la dirigenza che gli vende i giocatori migliori senza comprarne altri, si sarebbe volentieri risparmiata. Frecciatine e figuracce sono all’ordine del giorno, ed anche il Presidente Berlusconi, che per anni è stato amatissimo, non evita certe cadute di stile che si sarebbe potuto risparmiare.

COLPA DELLA CRISI – Ieri, intervistato da Milan Channel, ha parlato, come detto, del progetto-Barcellona. Ha però poi aggiunto che se siamo arrivati a questo punto, la colpa è del Governo Monti che ci ha resi tutti più poveri.

Il calcio fa parte dell’economia globale, gli introiti si dovranno misurare con la crisi: abbonamenti, biglietti e sponsor. In Italia la crisi è più acuta ma non dipende dal Paese. Con Monti siamo tutti più poveri.

Se così fosse allora perché la Juventus continua a spendere per un mercato molto ricco (e i tifosi dimostrano di apprezzare), senza vendere nessun campione? E perché, anche se più sottotono, lo fa anche l’Inter? E’ evidente che il distacco dalla realtà di Berlusconi si stia riflettendo anche nel calcio.

MALCONTENTO NELLO SPOGLIATOIO – Il vero motivo per cui le cose in casa Milan vanno male è un altro, e qualche segnale lo si è avuto qualche giorno fa con il saluto di Thiago Silva ai tifosi, quando ha detto chiaramente che lui sarebbe rimasto, ma è stata la società a costringerlo ad andarsene. Oggi a rincarare la dose ci pensa Gattuso, 13 anni nel Milan e qualche sassolino nella scarpa da togliersi.

Secondo il centrocampista, oggi al Sion, il Milan era diventato un caos unico. Racconta che non c’erano più regole, ognuno andava e veniva agli allenamenti quando voleva lui e si vedeva che non c’era più disciplina. Sono lontani i tempi dei signori alla Maldini e Baresi. Il primo, racconta, fu Gourcuff che usciva troppo e agli allenamenti non veniva molto concentrato. All’epoca fu semplice mandarlo via, aveva vent’anni e nessuno si lamentava. Ma ora accade che a fare le valigie sono i senatori (insieme a lui sono partiti persone come Nesta, Seedorf, senza parlare di Pirlo l’anno scorso), e quando i senatori lasciano in blocco una società bisogna domandarsi il perché.

In una rosa di 25 giocatori se le regole non vengono rispettate c’è subito confusione. Sono cose che fanno perdere energie. Era una situazione che innervosiva molto gli anziani del gruppo. Al Milan non mi sentivo più me stesso non mi sentivo più Rino Gattuso, in grado di affrontare ogni situazione di petto. Restavo in silenzio. Non ero contento. Così ho capito che era arrivato il momento di andarmene.

Parole che dovrebbero far riflettere tutti all’interno dello spogliatoio rossonero.

Photo Credits | Getty Images

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