Ecco le motivazioni della sentenza che ha portato a penalizzare la Juve

di Daniele Pace Commenta

Stando a quanto è stato riportato da parte della Corte d’Appello, esistono dei nuovi fatti che hanno svolto una funzione di supporto e stimolo rispetto alla tesi portata avanti dalla Procura e che hanno inevitabilmente spinto verso la riapertura del processo avente ad oggetto le plusvalenze.

In poche parole, la penalizzazione di 15 punti che è stata comminata alla Juventus è dettata dall’insorgere di nuovi elementi. Si tratta di uno stralcio che è stato ripreso dalle motivazioni della sentenza emanata dalla Corte d’Appello in merito all’inchiesta legata alle plusvalenze, che ha inferto un durissimo colpo in classifica alla Juventus, penalizzandola di ben 15 punti.

Il punto, a quanto pare, è interamente legato all’impressionante mole di nuove prove che sono state portate a sostegno di quanto richiesto dalla procura. Insomma, la conclusione a cui è giunta la Corte d’Appello è che i bilanci della compagine bianconera non sono proprio attendibili.

In tanti si stanno chiedendo il motivo per cui sono stati comminati poi 15 punti e non 9 come quanto era stato richiesto. Insomma, la Corte d’Appello ha deciso di punire i bianconeri in misura molto più pesante rispetto a quanto veniva chiesto da parte della Procura federale. La ragione è da rinvenire nel fatto che sono emersi dei precedenti che hanno avuto ad oggetto delle alterazioni contabili che si sono dilungate per vari esercizi e che hanno avuto un impatto importante sul bilancio.

Scendendo un po’ più nel merito, le motivazioni della sentenza mettono in evidenza come la Juventus è stata ritenuta colpevole di aver commesso un illecito. Le prove a sostegno di tale tesi sono rappresentate dall’ampia documentazione che la Corte d’Appello ha potuto valutare, legata in modo particolare a documentazione che arriva dalla dirigenza bianconera che ha valenza confessoria e con un gran numero di manoscritti, senza dimenticare le intercettazioni telefoniche e ulteriori evidenze che sono emerse dallo studio delle fatture.

Quello che ha riscontrato la Corte d’Appello, come evidenziato da parte della Procura Federale, è che non c’è un qualsivoglia sistema di valutazione delle varie operazioni che hanno riguardato lo scambio dei giocatori che hanno coinvolto la Juventus, quanto piuttosto un sistema fraudolento già in partenza, perlomeno dal punto di vista sportivo. Di particolare valenza le carte corrette da alcuni dirigenti della Juve a penna. Si tratta di fatture che erano state ricevute dalla controparte e la cui modifica serviva proprio a occultare la natura permutativa dell’operazione portata a termine.

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