Il mea culpa di Fabio Capello

di Redazione Commenta

Dalle stelle alle stalle: questo fino ad ora il percorso dell’Inghilterra targata Fabio Capello, schiacciasassi nel girone di qualificazione ai mondiali sudafricani e deludente fino all’inverosimile nella kermesse più importante a livello di nazionali. L’allenatore italiano è stato prima investito del ruolo di salvatore della patria per ritrovarsi poi sull’altare sacrificale, pronto ad essere immolato come capro espiatorio della debacle.

Ed al ritorno nella terra di Sua Maestà erano in molti a chiederne la testa, a volerlo dimissionarlo o cacciato come merita chi non ha saputo mantenere le promesse, costringendo l’Inghilterra a finire nella lista dei flop. Ma la Federazione inglese ha deciso di regalargli un’altra possibilità ed ora don Fabio deve salvare il salvabile, a cominciare dalla sua faccia. E lui la faccia ce la mette adesso, alla vigilia della prima uscita dell’Inghilterra dal 4-1 rimediato contro la Germania:

Ho commesso degli errori, ma riparto con la convinzione che dalle esperienze negative si impara molto.

Il ct dei Tre Leoni sa di averla combinata grossa ed ora cerca di comprendere lo stato d’animo di chi gli aveva regalato fiducia:

Mi dispiace molto per i tifosi, so che hanno speso soldi e tempo per starci vicino. Ho commesso degli errori, tutti commettiamo errori. Ma ripartiamo da lì, vogliamo fare meglio, i tifosi se lo meritano. Purtroppo il Mondiale non è andato come speravamo.

Poi arriva l’analisi delle cause della debacle:

Le cause? La condizione fisica e gli episodi. Perché se fosse stato convalidato il gol di Lampard sono sicuro che la partita contro la Germania sarebbe stata diversa.

… e le promesse per il futuro:

Dovrò cambiare la mentalità della squadra, non so ancora come ma qualcosa farò. Credo di aver imparato tanto dal Mondiale, credo di essere un tecnico migliore e so che i tifosi rispettano il lavoro che ho fatto e credono nelle mie qualità di allenatore. Se sono ancora qui è perché credo di poter far qualcosa per questa squadra.

Il mea culpa è servito e per uno come lui è un evento.

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