Nakata alla scoperta del mondo

di Redazione 3

Chi l’ha detto che la vita dei calciatori è segnata e, una volta appesi gli scarpini al chiodo, entrano come dirigenti nelle società?
Sono in molti a fare gli allenatori, gli osservatori, o altre figure dirigenziali, ma tanti altri si buttano nel sociale e decidono di restituire un pò di quel calore che hanno ricevuto dalla gente nell’arco della propria carriera.

Il primo a intraprendere la strada della solidarietà è stato Gianni Rivera, stella del Milan degli anni ’60 e ’70, e primo italiano a vincere il pallone d’oro.
Alla fine della sua carriera decise di iscriversi alla Democrazia Cristiana, di cui ne divenne esponente in Parlamento nel 1994, e di cui ancora fa parte (ma sotto il nome di Margherita) presso il Parlamento Europeo.

Stessa strada l’ha scelta un’altra stella del Milan, il liberiano George Weah. Uno dei pochi calciatori africani a preferire la propria nazionale a quella più prestigiosa della Francia. Ha confermato l’amore per la sua terra entrando in politica al suo ritiro, e partecipando alle ultime elezioni per il presidente della Liberia, perse contro l’economista Ellen Johnson-Serleaf.


Novità degli ultimi tempi, il nuovo ingresso del mondo del sociale è del Giapponese più italiano del sol levante: Hidetoshi Nakata.
Dopo aver passato metà della sua vita a calciare un pallone tra i campi di Perugia, Roma, Parma, e Bolton, il giapponese ha deciso di voler visitare le città di cui ha visto solo stadi, alberghi e aeroporti.
Ma la curiosità sta nel fatto che quando giocava non si muoveva mai senza un seguito di una ventina di persone tra assistenti e giornalisti che non lo lasciavano un secondo in pace, mentre adesso ha deciso di girare il mondo in solitaria con uno zaino in spalla. Un bel cambiamento.

L’idea di Hidetoshi non è solo di visitare le grandi città che lo hanno visto giocare, ma soprattutto di andare a vedere di persona come sono i paesi più sfortunati, non disdegnando nemmeno di andare a dormire nei rifugi degli sfollati nei paesi in cui c’è la guerra.
E così, con pochi bagagli ma carico di tanto affetto da donare, ha visitato la Cambogia, il Vietnam, il Laos, l’Indonesia e il Buthan. Ultimamente ha letteralmente rischiato la vita “passeggiando” sotto le bombe dell’Iraq e della Giordania, ma portando tanta gioia ai bambini che crescono con molti problemi psicologici, regalandogli qualche ora di svago, naturalmente con un pallone tra i piedi.
E’ curioso vedere il calciatore più forte nella storia del Giappone correre e driblare sui campi sterrati delle campagne del Laos o dell’Iraq, ma lui non lo fa per un contratto pubblicitario, ma per il pagamento più soddisfacente che un uomo possa ottenere: il sorriso di un bambino.

“La gente ha paura di quei posti perché non sa che oltre alla guerra c’è gente stupenda – spiega Nakata – Se si viaggiasse di più ci sarebbero meno pregiudizi idioti”. E poi spiega la sua missione alla Gazzetta così: “Ho sempre la stessa passione da quando ho dieci anni. Per me è altrettanto piacevole giocare a piedi nudi per strada o in uno stadio mitico. E poi giocare una partitella è il modo migliore per farsi degli amici, viaggiare, scoprire il mondo vero. Il calcio è uno sport incredibile, praticato ovunque, amato in ogni paese che ho visitato“.
Prossima tappa: Africa. Buon viaggio Hide!

Commenti (3)

  1. L’altrogiorno con un amico cercavamo di capire dove fosse Nakata ora, e nonostante avessimo consultato wikipedia, non l’abbiamo capito.
    Ora lo so 🙂

  2. bastava chiedere 🙂

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