Gea: 6 anni per Moggi, 5 per il figlio

di Redazione 1

Per anni è stato il padrone indiscusso del calcio italiano, mettendo le mani dovunque ci fosse da guadagnare e usando la sua influenza per ottenere sempre il massimo dei risultati. Certo, non è l’unico colpevole in una storia dove è stato chiamato ad interpretare il ruolo di cattivo, ma non si può certo dire che sia del tutto innocente.

Stiamo parlando di Luciano Moggi e della vicenda tristemente nota con il nome di Calciopoli che tanto ha fatto discutere nel recente passato. Ora si comincia a far chiarezza ed arrivano dal tribunale le prime richieste di condanna, in particolare per la questione legata alla Gea, la società che gestiva le procure di diversi giocatori.

Dura la requisitoria del Pubblico Ministero di Roma, Luca Palamara, che alla fine del suo intervento ha chiesto sei anni di reclusione per Big Luciano e cinque per suo figlio Alessandro, implicato direttamente in quanto co-fondatore della società.

Richieste pesanti anche per gli altri imputati del processo: tre anni e sei mesi per il procuratore Francesco Zavaglia (all’epoca dei fatti amministratore delegato della Gea), un anno e quattro mesi per Davide Lippi (figlio del ct campione del mondo), un anno e quattro mesi per Francesco Ceravolo e otto mesi per Pasquale Gallo.

A sentire il pm di Roma, Luciano Moggi ed il figlio avevano messo in piedi un’associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza, non mancando di esercitare minacce o violenze nei confronti di chi si ribellava al loro volere:

Non un sistema mafioso, a nessun calciatore è stata puntata la pistola alla tempia, ma un meccanismo di intimidazioni e di avvertimenti, che aveva il fine di rafforzare il controllo delle procure sportive.

Di qui la richiesta pasante per i due imputati, ritenuti colpevoli di  aver cercato di ottenere il completo controllo del calcio italiano, mentre per gli altri imputati del processo si parla di concorso, sebbene l’accusa resti la stessa. Big Luciano finirà in carcere? Difficile da prevedere allo stato dei fatti, ma di certo non se ne starà zitto e buono…

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