Calcio-scommesse: ecco come agiva l’organizzazione

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Foto: AP/LaPresse

Man mano che passano i giorni si fa sempre più chiaro il quadro entro cui si muovevano gli “addetti alle partite” che, come in una vera e propria organizzazione criminale, avevano una struttura gerarchica degna delle migliori mafie del mondo. Al vertice, almeno per quanto l’Italia, pare ci fossero Massimo Erodiani, proprietario di una ricevitoria di Pescara, Marco Pirani, dentista di Ancona, anch’egli titolare di una ricevitoria, e Giorgio Buffone, direttore sportivo del Ravenna.

L’organizzazione si basava su una serie di scommesse dal vivo e online su siti asiatici, che non sono tenuti ai controlli rigorosi come quelli italiani, e su una serie di “mandamenti” come quello dei bolognesi, degli zingari (stranieri, specialmente albanesi), e milanesi. In cima ad ogni mandamento c’era una figura di riferimento, come per i bolognesi il cui leader era Beppe Signori, il quale, sapendo che stava facendo qualcosa di losco, si dice non parlasse mai al telefono di queste cose, nemmeno per scherzo.

E faceva bene visto che gli indagati erano tutti intercettati. L’organizzazione approfittava del fatto che in Lega Pro giravano pochi soldi, i calciatori non erano ricchi come in Serie A, e quindi vendevano facilmente le partite per poche migliaia di euro. Il nome che torna spesso nelle indagini è quello di Marco Poloni, ex portiere della Cremonese, oggi al Benevento, coinvolto più di altri in quanto pieno di debiti di gioco per la sua passione irrefrenabile per l’azzardo. Si dice fosse indebitato per 165 mila euro, e di certo con lo stipendio di terza categoria non riusciva a saldarlo.

Alcuni calciatori “ingaggiati” dall’organizzazione avevano il compito di agire dall’interno, e quando non portavano a termine il loro compito erano costretti a rimetterci di tasca propria. Per questo a volte si arrivava a tentativi estremi come ad esempio il calmante nelle bottigliette della Cremonese che ha mandato all’ospedale 5 giocatori.

Dalle intercettazioni sembra che fossero coinvolte diverse squadre di Lega Pro, alcune di B, ed in particolare l’Atalanta con Cristiano Doni figura di spicco, il quale compieva delle vere e proprie opere d’arte facendo uscire ogni volta il risultato che gli chiedeva, ed anche qualche tentativo di “sbarcare” in A, ma con regolari fallimenti in quanto, con i milioni che girano nella massima serie era praticamente impossibile convincere i calciatori a cedere alle lusinghe.

La maggior parte dei proventi arrivavano quando si riuscivano a convincere le due squadre che scendevano in campo, mentre a volte si riusciva a coinvolgere anche solo una delle due parti, o solo qualche calciatore, e non sempre la ciambella riusciva con il buco. Fotografie ed intercettazioni hanno mostrato le prove del coinvolgimento di tutti questi soggetti, tra cui anche Bettarini, l’unico ad essersi dichiarato innocente. L’ex calciatore della Sampdoria si dichiara infatti estraneo alla vicenda, e l’unico rapporto avuto con la giustizia ammette sia scaturito da una “omessa denuncia di condotte illecite di altri”. Staremo a vedere, intanto Abete ha già dichiarato di voler chiedere i danni a tutte le persone coinvolte, mentre Serie Bwin e Lega Pro hanno deciso di costituirsi parte lesa nel processo.

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