Sembrava ormai fatta. Fino alla tarda serata di ieri sembrava che Marotta e l’entourage di Pirlo avessero trovato un accordo per portare il centrocampista alla Juve, e mancava soltanto la firma che però, prima di fine giugno, non poteva essere posta per motivi legali. Ed invece ecco la doccia fredda.
Intervistato sul suo futuro, le parole di Pirlo sono state:
Al mercato delle occasioni – i parametri zero – il Milan si è già servito con successo, assicurandosi i servizi di Taye Taiwo e Philippe Mexès.
Gli affari potenziali però non si fermano qui. I giocatori in scadenza di contratto animeranno un mercato che si prospetta molto movimentato. Piotr Trochowski ha già deciso di passare al Siviglia, ma restano ancora tanti giocatori che potranno decidere liberamente dove giocare.
Una vittoria per entrare nella storia. Questo era l’obiettivo dichiarato di Delio Rossi, che dopo una stagione travagliata sulla panchina del Palermo con tanto di esonero e riassunzione) sperava di poter regalare al popolo rosanero una finale di Coppa Italia. Il Milan dal canto suo sognava di bissare il successo in campionato e di mettere in bacheca un altro importante trofeo.
Si partiva dal 2-2 dell’andata ed i rossoneri sapevano che per passare il turno avrebbero dovuto segnare un gol in più degli avversari. Impresa non facile al Berbera, non questa sera almeno, perché i padroni di casa hanno giocato a viso aperto, ribattendo colpo su colpo ad ogni azione degli avversari.
Gara di ritorno della semifinale di Tim Cup valevole per l’approdo in finale.
Stadio Barbera, Palermo: Palermo-Milan 2-1
Reti: 18′ st Migliaccio (P), 28′ st Bovo (P), 49′ st Ibrahimovic (M)
Qualificato per la finale di Coppa Italia: PALERMO
Contro: la vinente di Inter-Roma (domani ore 20.45)
Palermo – Milan 2-1
La pancia piena con sensazione di sazietà? O piuttosto una sbornia da scudetto non ancora smaltita? Forse, nè l’una nè l’altra, perchè il Paelrmo ammirato allo stadio Barbera, di fronte a un pubblico che ha saputo nuovamente stupire per impeto e trasporto, è sembrata squadra determinata e piena di vigore. Volevano la finale a ogni costo, i rosanero, e l’hanno ottenuta in virtù di una prestazione che ha legittimato il successo.
Fuori Cassano e Ibrahimovic, neppure in panchina Gattuso: Allegri opta per l’inserimento a centrocampo di Flamini e Van Bommel e affida l’attacco a Pato e Robinho. Delio Rossi schiera i migliori ma non Miccoli che, assieme a Pinilla, si accomoda in panchina. La prima occasione dell’incontro è dei rossoneri: verticalizzazione di 30 metri di Pirlo, palla sui piedi di Robinho che, a tu per tu con Sirigu, calcia clamorosamente alto. All’8′ è Flamini a spaventare Sirigu: il portiere di casa respinge con i pugni sulla linea di porta. Il Palermo si affaccia dalle parti di Abbiati al 16′: cross di Cassani per Hernandez che serve Pastore, palla di poco a lato. Ancora locali al 22′: Pastore smarca Migliaccio che libera Hernandez, provvidenziale l’intervento di Flamini.
C’eravamo tanto amati… Un tempo, forse, quando si correva per la stessa squadra, quando si difendeva la stessa bandiera, prima che arrivasse il nemico a scommettere su uno dei due, dando il “la” ad uno dei tradimenti più clamorosi della storia del calcio.
Naturalmente parliamo della storia del giorno, di quella che vede sulle rive opposte del fiume Leonardo, ex giocatore ed allenatore del Milan passato poi all’Inter, ed i rossoneri campioni d’Italia, in particolare Rino Gattuso, che nel festeggiare lo scudetto si è esibito in un poco elegante “Leonardo uomo di merda“. L’allenatore brasiliano non ci sta e risponde tramite il sito ufficiale della società nerazzurra al centrocampista della sua ex squadra:
Gattuso, il giorno in cui ho preso la decisione di lasciare il Milan, si è rivolto a me dicendomi che almeno ero stato coerente nella mia scelta. Oggi, invece, su molti quotidiani ho letto che desidera ancora raccontare le sue verità. Mi piacerebbe, quindi, proprio sapere quali sarebbero le cose che avrebbe ancora da dire visto che, né telefonicamente né di persona, è stato mai possibile. Mi farebbe piacere anche conoscere la posizione ufficiale della società AC Milan in merito a quanto accaduto.
Ormai è passato qualche giorno dalla conquista matematica del diciottesimo scudetto del Milan. Sulla rete però continuano ad apparire testimonianze non proprio edificanti dei festeggiamenti rossoneri.
Dopo i cori anti-Leonardo è la volta di un’impresentabile – per come s’è conciato – Massimo Oddo che viene intervistato su Sky visibilmente brillo.
Il sogno di un ritorno di Kakà al Milan è durato appena 24 ore, quelle trascorse tra l’infortunio di Ganso che potrebbe rimandare o persino annullare l’acquisto da parte dei
Con Ringhio non si può mai dire, è senza dubbio uno dei calciatori più incredibili della storia del calcio. Più volte dato in partenza, e sempre rimasto, più volte dato per finito e sempre risorto. Ieri forse ha messo la parola fine al suo matrimonio con il Milan.
In seguito ai festeggiamenti per il diciottesimo scudetto, le domande rivolte a lui non potevano che riguardare il suo futuro. Un futuro russo, visto che come lo stesso centrocampista ha ammesso, si tratta di grossissime cifre (pensavo di essere su Scherzi a Parte, ha confessato), e a 33 anni non si possono far sfuggire certi treni.
Sette lunghi anni: tanto è durato il digiuno del Milan in terra nostrana, mentre gli altri – i cugini, soprattutto – si cucivano il tricolore sul petto, lasciando ai rossoneri solo piazzamenti utili per l’accesso in Europa. E se il digiuno è stato lungo, la festa è stata grande sul terreno dell’Olimpico, dove l’undici di Allegri ha conquistato l’ultimo punto necessario per la conquista dello scudetto.
Alla vigilia erano in molti a scommettere sulla festa rimandata, un po’ perché l’avversaria di turno di chiamava Roma (in cerca di punti utili per l’accesso in Champions League) e un po’ perché si pensava che il Milan avrebbe preferito festeggiare di fronte ai propri tifosi, in un San Siro vestito di rossonero.
Un punto per cucirsi il 18esimo scudetto sul petto e tornare sul tetto d’Italia dopo ben 7 anni: questo era l’obiettivo del Milan, arrivato nella Capitale con almeno 10mila tifosi al seguito. Per contro, la Roma cercava la posta piena per continuare a sperare nella qualificazione alla Champions League del prossimo anno.
Missione compiuta per i rossoneri, che non attendono la prossima gara tra le mura domestiche per festeggiare il tricolore, ma stappano lo champagne sotto il Cupolone e si proiettano verso la semifinale di ritorno di Coppa Italia del prossimo martedì da campioni d’Italia. I giallorossi devono invece attendere la conclusione del campionato per sapere se il prossimo anno giocheranno nella massima competizione europea oppure no.
Anticipo della 36a giornata di serie A.
Stadio Olimpico, Roma:
Roma-Milan 0-0
Roma-Milan 0-0
La carica dei diecimila rossoneri nella Capitale. Il popolo milanista ha voglia di festeggiare il diciottesimo scudetto e, incurante del largo vantaggio sull’Inter che consentirebbe di attendere fino alla prossima settimana, ha voglia di farlo in fretta. Subito. Quindi, in massa a Roma per strappare quel misero punto necessario a intascare matematicamente lo scudetto. Ai giallorossi, in lotta per la conquista del quarto posto che consentirebbe di mettere in cascina la qualificazione per i preliminari di Champions League (sfida a due con la Lazio), serve invece inanellare una vittoria per trovare il sorpasso sui cugini.
Il campo dell’immediato pre partita dice che Montella, nonostante le squalifiche di De Rossi e Perrotta, opti per un modulo prudente con schieramento 4-2-3-1: Taddei e Simplicio tra i trequartisti, Totti attaccante di riferimento e Borriello – che guarderà dalla panchina gli ex compagni in trionfo – solo riserva. Dal cantro suo, Allegri sceglie di non rischiare Pato e lancia Robinho dal 1′ al fianco del rientrante Ibrahimovic. Maglia da titolare anche per Seedorf, Boateng trequartista.
Serviva un punto ed è arrivato a Roma, dove il Milan ha pareggiato contro i giallorossi e conquistato il diciottesiomo scudetto della storia. Il pari senza reti – con Robinho
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