Il Milan frena ancora una volta la propria corsa e – dopo il pareggio interno con la Lazio – va ad impattare anche contro il Genoa, regalando speranze di rimonta alle dirette inseguitrici. Pato portava in vantaggio i suoi quando il cronometro segnava il minuto numero 29 della prima frazione di gioco, ma gli ospiti non si arrendevano e riuscivano a rimettere in piedi il risultato con Floro Flores poco prima dell’intervallo.
Nella ripresa Allegri mischiava le carte, buttando nella mischia Antonio Cassano, ma il risultato di parità reggeva fino al 90′. Il Milan resta in testa alla classifica, ma ora i punti di distacco dalla seconda sono solo tre, quando mancano 14 giornate alla fine del campionato.
Sfida tra penultime della classe quella tra Bologna e Catania, impegnate nella ricerca di punti preziosi per una salvezza anticipata. A spuntarla sono i padroni di casa, mentre i siciliani possono mangiarsi le mani per la scarsa vena realizzativa del reparto avanzato e per aver concesso all’avversario la superiorità numerica per gran parte della gara.
Meglio gli ospiti nella prima parte di gara, con Gomez e Maxi Lopez che potevano cambiare le sorti dell’incontro. In particolare il secondo, che riesce anche a buttare la palla in fondo alla rete, ma il fuorigioco è così evidente che non può essere non segnalato.
Finalmente Juve! Dopo qualche settimana di agonia in cui sembrava girare tutto storto, la Vecchia Signora riesce a muovere la classifica ed a riportarsi a ridosso delle prime, sebbene i punti di distacco dal Milan capolista siano ancora dieci. L’eroe della serata è Alessandro Matri, fino a qualche giorno fa punta di diamante dell’attacco del Cagliari ed ora accasatosi sotto la Mole, dove si è subito ritagliato un posto da protagonista.
Meglio la Juve nelle prime battute di gioco con Bonucci, Matri ed Aquilani a mettere i brividi alla difesa sarda. Il vantaggio arriva al minuto numero 20, quando l’ex attaccante rossoblu raccoglie un passaggio di Krasic e batte Agazzi. Di lì a poco gli ospiti potrebbero raddoppiare, ma a salvare sulla conclusione di Marchisio è Canini.
Di Natale fa cento e l’Udinese vola alto in classifica e comincia a soffrire si vertigini dall’alto del suo quarto posto. Il racconto di Udinese-Sampdoria comincia da qui, dal 39′ minuto del primo tempo, quando Totò Di Natale raccoglieva un passaggio di Sanchez e portava il risultato sul 2-0, scrivendo la parola fine sulle speranze di rimonta dei blucerchiati.
I liguri erano arrivati al Friuli di Udine con l’intenzione di invertire la rotta, dopo le tre sconfitte consecutive, mentre i padroni di casa volevano confermare quanto di buono fatto nelle ultime settimane e regalare ancora un sogno ai propri tifosi.
Serie B, la venticinquesima. Che diventa, e non perchè si sia festeggiato ovunque (sarebbe statisticamente impossibile), l’occasione di ammucchiate celebrative importanti e belle da vedersi. Non ne vogliano gli sconfitti, ma alcune tra le vittorie odierne sono state parecchio significative e importanti. In chiave play off e in ottica play out, in vista della promozione e ai fini della salvezza. Si parte da Torino per immortalare il Sassuolo. Messi maluccio, gli emiliani, ai quali si poteva semmai chiedere di provare a mettercela tutta per contenere – quantomeno – la voglia dei padroni di casa. Invece, al di là di un avvio a razzo da parte dei granata – che sono tuttavia passati in vantaggio grazie a un rigore ben calciato da Rolando Bianchi ma concesso in maniera piuttosto frettolosa e (poco) arbitraria dal direttore di gara – sono stati poi gli ospiti a macinare chilometri e prendere possesso del campo. Azione non pressante, quella del Sassuolo, ma tatticamente intelligente: attendisti e contropiedisti sono andati a nozze tra le maglie di un Torino che -ma va? – s’è sfaldato con il passare dei minuti. Un paio di guizzi griffati da De Falco hanno frastornato gli uomini di Lerda (rischia? non rischia? Fosse stato il Cairo della passata stagione, saremmo già al terzo tecnico granata in bilico) e consentito ai neroverdi di strappare tre punti d’oro. La permanenza in cadetteria è possibile, serve l’unità di intenti dell’abbraccio di cui sopra.
Foto: AP/LaPresse
A ruota, l’Ascoli. Che dopo il roboante successo interno contro i diretti concorrenti del Piacenza in realtà restano ancora lì, nei bassifondi, ma guadagnano, oltre a punti preziosissimi, anche una iniezione di fiducia necessaria per il proseguo della stagione. Vederli abbracciati e compattati fa pensare che i momenti più critici siano stati superati: tale spirito d’insieme potrà solo diventare il valore aggiunto di un gruppo che, dal punto di vista dell’organico, non ha da invidiare nulla a parecchie formazioni meglio posizionate.
Anticipo della venticinquesima giornata di serie B.
Stadio Granillo, Reggio Calabria: Reggina-Padova 1-1
Reti: 35′ st rig. Bonazzoli (R), 48′ st Vantaggiato (P)
Appaiate a 34 punti e in piena corsa play off: la situazione del pre gara tra i calabresi e i veneti era di assoluta parità. Squadre in lotta per la conquista di un posto nei play off e a ridosso, entrambe, dalle primissime posizioni. Davanti, infatti, stavano Torino e Livorno, quinte a braccetto con una lunghezza di vantaggio sulle due che hanno anticipato mentre la testa della graduatoria pare ormai solo corsa a tre tra Siena, Atalanta e un Novara meno brillante di come ci aveva abituati dalla prima giornata di cadetteria. Lo stadio Granillo tinto di amaranto è in realtà una cartolina che lascia intravedere più di uno spazio libero e di un seggiolino vuoto ma lo zoccolo duro del tifo locale si fa sentire fin dai primi minuti. Nessun timore reverenziale per gli ospiti che, nonostante la rinuncia forzata all’infortunato Succi, si affidano al tridente composto da Vantaggiato, De Paula e Ardemagni. Calori chiede la vittoria; i padroni di casa lanciano in attacco Zizzari di fianco a Bonazzoli.
La prima parte di gara è di marca veneta: i biancorossi, infatti, oltre a mostrare concentrazione fin dalle prime battute di gioco sono anche incisivi e capaci di creare i maggiori pericoli in area avversaria. Si ricordano, nonostante non abbiano fruttato reti, le occasioni capitate sui piedi di Gallozzi, che impensierisce Puggioni, e Vantaggiato, il quale arriva al tiro in un paio di circostanze costringendo l’estremo difensore di casa ad altrettanti interventi da applausi.Il finale di frazione regala un’occasione per parte: prima Colombo illude i locali con un tiro che sfiora il legno alto, poi Ardemagni impegna Puggioni con un colpo di testa da distanza ravvicinata.
L’Inter fatica più del previsto contro il Bari ultimo in classifica, ma alla fine porta a casa tre punti determinanti nella rincorsa verso la testa della classifica. Leonardo schiera sin dal fischio iniziale il trio delle meraviglie, l’attacco che mezza Europa vorrebbe avere, Eto’o-Pazzini-Milito, nella speranza di sbloccare quanto prima il risultato.
Gara scontata e pioggia di gol? Assolutamente no, perché i padroni di casa chiudono bene gl spazi a centrocampo, tanto che il reparto avanzato non riesce ad avere i giusti rifornimenti, mentre dall’altra parte del campo Okaka ed Almiron danno un senso alla giornata di Julio Cesar.
A Cavani & Co. stavolta tocca il ruolo di comprimari, perché a rubare la scena è il Chievo, capace di rimandare a casa i partenopei con due schiaffoni sonanti. Il Napoli perde tre punti e -soprattutto – perde l’opportunità di portarsi a due lunghezze dal Milan capolista, fermato ieri in casa da una Lazio attenta e disciplinata.Gli eroi del giorno rispondono ai nomi di Moscardelli e Sardo, che portano i gialloblu a quota 30 in classifica, verso una salvezza sempre più vicina.
Pochi movimenti alle spalle delle prime della classe, con la Roma che in casa aveva un’opportunità più unica che rara per sorpassare la Lazio e riportarsi in terza posizione. L’atteggiamento dei capitolini non lascia dubbi sul desiderio di chiudere sin da subito la gara contro il Brescia, con Totti, Vucinic e Borriello a fare il bello e il cattivo tempo sul fronte avanzato. Ma per applaudire il gol dei padroni di casa occorrerà attendere fino al minuto numero 13 della ripresa, quando Borriello fa esplodere la Sud. Passano solo 11 minuti ed Eder pareggia i conti, mentre Lanzafame allo scadere “grazia” i giallorossi, colpendo la traversa.
Il Milan arresta la sua corsa e regala segnali di speranza alle dirette inseguitrici, preoccupate dallo strapotere di una squadra che riesce ad imporsi lontana dalle mura amiche anche in inferiorità numerica (vedi la trasferta di Catania). A regalare speranza a mezza Serie A è la Lazio, salita a Milano con la consapevolezza di aver già raggiunto la quota salvezza (leggi le dichiarazioni di Edy Reja al termine della gara con la Fiorentina) e con la speranza di metter punti in cascina per l’approdo all’Europa League.
Vero è che il Milan corsaro ammirato in Sicilia lo scorso fine settimana è solo un ricordo, ma è anche vero che il merito è tutto di una Lazio compatta, attenta e determinata a non tornare a casa con la pancia vuota.
Posticipo della ventiquattresima giornata di serie B.
Stadio Matusa, Frosinone: Frosinone-Atalanta 0-1
Rete: 20′ st Tiribocchi (A)
Poca voglia di fare festa preventiva, in casa ciociara: il pre partita della sfida tra Frosinone e Atalanta, infatti, ha coinvolto il pubblico locale in maniera negativa. In un colpo solo la dirigenza laziale ha lasciato partire il trequartista napoletano, Francesco Lodi, approdato a catania e il centrocampista centrale mancino Davide Caremi, approdato a Cagliari. Premesse tutt’altro che rosee visto che l’obiettivo obbligato dei padroni di casa è quello di affrontare una seconda parte di stagione impeccabile per ribaltare una posizione di classifica drammatica (retrocessione diretta). Oltre a ciò, nel posticipo di cadetteria si presenta un impegno tutt’altro che agevole visto che di fronte ai locali c’è un’Atalanta determinata ad appaiare il Siena in cima alla graduatoria e non perdere colpi.
Poci spettatori e inizio vigoroso degli orobici che, al 2’, vanno già in gol: il tap in di Tiribocchi vanifica un’ottima parata di Frison ma a rendere inutile la rete del Tir ci pensa la terna. Marcatura annullata per fuorigioco (c’era). Pare mettersi subito male ma i padroni di casa hanno la capacità di reagire: prima conclusione verso la porta avversaria al 7’, con Cariello che conclude a colpo sicuro. Provvidenziale l’intervento di Talamonti che si immola per respingere la palla.
C’era una volta la Juve… La favola inizia così e chissà come finirà, visto l’andazzo della stagione in corso, fuori da Europa League e Coppa Italia e relegata ad una posizione non proprio comodissima in classifica. Solo un mese fa Delneri pronunciava per la prima volta la parola scudetto, convinto che questa Juve potesse competere con le grandi del calcio nostrano.
Ma come fai a competere se le altre acquistano in grande, non badano a spese, si rinforzano in ogni reparto e tu continui a contare i letti occupati in infermeria e non tappi i buchi? E allora è inutile lamentarsi se arriva il Parma e ti rifila quattro pappine, se arriva la Roma e ti manda a dormire con due ceffoni sonanti, se arriva l’Udinese e lascia due buchi nella porta di Buffon.
La copertina della ventiduesima giornata di campionato è dedicata al al Napoli, che risponde con forza a Milan e Lazio e si riprende la seconda posizione solitaria in classifica. Le fatiche di Coppa Italia non rappresentano un ostacolo per i partenopei, messi oggi di fronte ad una Sampdoria che ha perso in settimana uno dei suoi uomini migliori e che oramai sembra chiedere ben poco alla stagione in corso.
Quattro le reti messe a segno dai padroni di casa, con un Cavani ancora protagonista (tripletta per lui) ed Hamsik a completare il tabellino. 43 sono invece i punti in classifica, a sole quattro lunghezze dal Milan capolista.
Fuochi d’artificio al Rigamonti di Brescia nell’anticipo dell’ora di pranzo della ventiduesima di campionato. Le Rondinelle di casa, sempre più in crisi di risultati e relegate al penultimo posto in classifica, cercavano punti preziosi per cominciare la risalita verso una posizione un po’ più comoda. Chievo permettendo, s’intende, considerando che i gialloblu di Pioli non conquistavano tre punti da un secolo, come sottolineava lo stesso tecnico in settimana.
Ne usciva una gara con gli ospiti più propositivi nella prima frazione di gioco, mentre i padroni di casa si limitavano a bloccare le offensive avversarie, tentando la ripartenza, mentre i minuti scorrevano velocemente sul cronometro. Fino al minuto numero 46 del primo tempo, quando Pellissier concretizzava con un’inzuccata uno scambio Mantovani-Fernandes, regalando ai suoi il vantaggio.
Iniziamo così. Con un attimo di smarrimento per non capire bene nè l’oggetto nè il soggetto di cotanta immagine. E’ calcio, lo suggerisce il blog. E’ cadetteria, lo dice il titolo. Ma campo, calciatore e – nello specifico – quell’affare giallastro (marroncino) tirato su col guanto? A qualche risposta possiamo esser d’aiuto: Vicenza, stadio Menti, la manona è quella di Narciso, estremo del Grosseto, che si accinge a gfare pulizia nella propria area di rigore. Lo spazio che gli appartiene di diritto per 45′ del match è bersaglio di un tirassegno dal quale estrapoliamo l’attimo di cui sopra. Un frutto? Un panino? Di certo, non un pallone, visto che quello stava rotolando – con buona pace del pubblico locale – nell’altra metà campo, in prossimità del portiere di casa. Al 10′ della ripresa Defendi scombussola le certezze dell’anagrafica e, in barba al cognome che si ritrova, diventa l’attaccante più incisivo dei toscani. Un tiro da distanza ravvicinata non lascia scampo a Russo allo stesso modo in cui quel gol condanna di fatto i veneti alla sconfitta interna. Narciso è lì, improvvisa una palla con cui prendere dimistichezza e passare il tempo. Oggi, per davvero, s’è guadagnato la pagnotta. E quando si vince, non ci si vergogna mica di portare a casa del pane da mettere sotto i denti (decidiamo così, per noi è un panino).
Foto: AP/LaPresse
Ma oggi che era un giorno come tanti – canta Gian Maria Testa (buttato li a caso manco per niente: provate a dargli un’ascolto) – hai preso le tue mani e poi le hai messe sui miei fianchi. E nel vuoto pneumatico di certi istanti soporiferi della sfida tra Pescara-Triestina – finita in maniera consequenziale alla noia: 0-0 – accade che lo scatto vada a rendere immortale un passo di danza che solo un paio di calciatori nel mezzo di una partita saprebbero ripetere. Al di là di ogni formula matematica, di ogni logica della dinamica: il pallone si trasforma in nota e i due calciatori assecondano l’armonia andando, col corpo, chissà dove – chissà come – chissà perchè. Spunti di cronaca, dallo stadio Adriatico, ne sono arrivati ben pochi: locali, non pervenuti; ospiti, ben contenti , se frutta punti, di non pervenire. Non solo lì: stavolta va detto che le sfide di cadetteria che hanno deluso rispetto alle aspettative sono diverse. Penso al calcio poco giocato tra Sassuolo-Portogruaro, senza nulla togliere alla vittoria meritata degli ospiti nè al sigillo di Ignacio Pià, calciatore troppo spesso condizionato dagli infortuni per potersi esprimere con continuità; penso a Padova-Modena, sfida in cui la tattica ha inciso più della fantasia e il freno a mano tirato ha impedito che due squadre capaci di giocare buon calcio potessero esprimersi a livelli importanti. E Crotone-Torino no?
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