Manuele Blasi: La Gea? Ho inventato tutto!

Riusciremo a venirne a capo e a scoprire almeno una parte di verità? Stiamo parlando del processo a carico della Gea, che vede imputati Luciano ed Alessandro Moggi, Davide Lippi, Franco Zavaglia, Francesco Ceravolo e Pasquale Gallo.

Ieri l’ennesima puntata della telenovela si è svolta presso la decima sezione penale di Roma e quanto è venuto fuori dagli interrogatori è stata la dimostrazione che certi argomenti evidentemente fanno ancora paura e sono destinati a lasciare strascichi polemici ancora per molto tempo.

Sul banco dei testimoni è stato chiamato a deporre Manuele Blasi, ora al Napoli, ma all’epoca dei fatti tesserato per la Juventus. Tra un “non so” ed un “non ricordo”, il calciatore ha pronunciato parole che scagionerebbero da ogni accusa gli imputati, ma al tempo stesso potrebbero creare a lui stesso seri problemi con la legge. Vediamo com’è andata.


L’accusa ha presentato in aula le registrazioni delle telefonate tra l’ex procuratore del calciatore, Stefano Antonelli, Claudio Blasi (padre di Manuele) e lo stesso Manuele.

Noi siamo ricattati, la posta in palio è alta e quindi dobbiamo fare un passo indietro. Ogni tanto bisogna abbassare la testa.

Questa l’ammissione telefonica di Blasi padre, alla vigilia del rinnovo del contratto del figlio con la Juventus, che a detta di Antonelli non sarebbe stata fattibile se il ragazzo non avesse passato la procura alla Gea. E a conferma di quanto detto da Claudio Blasi, arrivava la voce registrata del figlio:

Se sto con te non mi fanno firmare il contratto. Con te si sono impuntati. Non mi fanno prendere i soldi.

La posta in palio era piuttosto alta, visto che parliamo di un rinnovo da un 1,3 milioni, che però Manuele non avrebbe potuto intascare se si fosse ostinato a dar fiducia al suo procuratore. Queste le parole registrate, che lasciano pochi dubbi sulla faccenda, ma ieri in aula il calciatore ha cambiato versione:

Le pressioni da parte della Gea sono tutte mie invenzioni. Ho pensato che fosse l’unico modo per liberarmi di Antonelli, con cui non avrei mai rinnovato il contratto con la Juve. In realtà, io non ero contento del suo lavoro e avevo preso contatti con Davide Lippi, dicendogli che avrei dato a lui la procura, se mi avesse consentito di rinnovare con la Juve a cifre maggiori.

Sembrerebbe un punto a favore della difesa e invece la dichiarazione, unita ai “non so e non ricordo” di cui accennavamo all’inizio, può costar cara al giocatore, che ora rischia un’imputazione per reticenza, falsa testimonianza e calunnia nei confronti degli imputati.

L’impressione è quella di un ragazzo che vorrebbe uscire il più presto possibile da una vicenda più grande di lui, ma la strada scelta per la fuga non sembra tra le più facili da percorrere. Che Moggi e la Gea continuino a far paura?

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