Ouaddou: mi chiami negro? E io ti denuncio!

di Redazione Commenta

Fischi, cori e “buu” razzisti fanno parte della quotidianità sui campi di calcio. Non è bello, ma è così. Su qualunque campo, qualunque sia la maglia indossata dal giocatore di turno. C’è chi ormai si è abituato o fa finta di non sentire e c’è chi si stanca e si ribella, arrivando a gesti inconsueti per una partita di pallone.

Ne sa qualcosa Abdeslam Ouaddou, difensore marocchino del Valenciennes, che nella gara con il Metz è stato fatto oggetto per tutto il primo tempo di insulti e fischi, dovuti al colore della sua pelle. Ma lui non ci sta e, mentre si affanna nei recuperi, pensa a come zittire i tifosi avversari una volta per tutte. Il massimo della soddisfazione sarebbe segnare un gol, ma lui gioca indietro e quello non è il suo mestiere.

Finisce il primo tempo e tutti rientrano negli spogliatoi, per godersi il meritato the caldo. Tutti? Non proprio, perché Abdeslam prende la via degli spalti e decide di risolvere personalmente la questione in un faccia a faccia con un tifoso, che lo aveva infastidito particolarmente. Poi torna in campo accompagnato dagli steawrd e viene ammonito dall’arbitro, per aver lasciato il terreno di gioco, e invitato a raggiungere i compagni. Oltre al danno, la beffa!


Vicenda conclusa? Nient’affatto, perché Ouaddou ne ha veramente le scatole piene di questi atteggiamenti razzisti nei suoi confronti ed è deciso ad andare fino in fondo, denunciando il tifoso. E’ il primo caso di questo tipo nel mondo del calcio, ma era ora che qualcuno si muovesse in questo senso, visto che chi di dovere non fa nulla o comunque sempre troppo poco per eliminare questa piaga.

Ricordate ad esempio il caso Zoro in Messina-Inter di qualche anno fa? L’ivoriano voleva interrompere la partita per dare una lezione alla curva nerazzura, che per tutta la ripresa lo aveva insultato, chiamandolo “negro di merda”. Poi tornò sui suoi passi, convinto da Adriano e Martins, ma il suo gesto sollevò un gran polverone. E quali furono le conseguenze? Le partite della domenica successiva vennero fatte cominciare con 5 minuti di ritardo. Troppo poco, non trovate? Non voglio dire che bisognava interrompere il campionato o giocare a porte chiuse il resto della stagione, ma certi “rimedi” sanno veramente di presa in giro!

In questo clima sembra addirittura assurdo fare campagne del tipo “Un calcio al razzismo” o “Mettiamo il razzismo in fuorigioco”, perché l’inciviltà e l’intolleranza difficilmente verranno sradicate. Purtroppo non ho soluzioni da proporre, ma non vorrei che ci trovassimo costretti ad osservare decine di Ouaddou, che prendono la strada della tribuna per chiedere spiegazioni personalmente.

Relax ragazzi, stiamo parlando di calcio, lo sport più bello del mondo: perché ostinarci a rovinare il giocattolo?

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