Josè Luis Chilavert: il portiere goleador

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Grande portiere o fenomeno da baraccone? E’ l’enigma che ha accompagnato l’intera carriera di Josè Luis Chilavert, ritiratosi qualche anno fa dal calcio giocato, dopo un’intera vita passata a difendere una porta, ma non solo.

Un metro e ottantotto di altezza per quasi 100 chili, un fisico più vicino a quello di un lottatore che a quello di un giocatore di pallone, avrebbe potuto essere un buon centravanti di sfondamento, se solo suo fratello non lo avesse spedito in porta sin da piccolo, costringendolo a parare i suoi tiri.

Un ruolo accettato malvolentieri dal piccolo Luis, che però farà la sua fortuna nel corso degli anni a seguire, a cominciare dall’esordio nella serie B paraguaiana a soli 15 anni, con lo Sportivo Loqueno. In seguito una lunga serie di squadre si è assicurata le sue prestazioni sia in patria che all’estero (Guarani, San Lorenzo, Real Saragozza, Velez Sarsfield e Starsburgo) ed in ognuna ha lasciato un ricordo indelebile per l’abilità sul campo, ma anche per quel suo carattere difficile e polemico che lo rendeva spesso antipatico ai più.


Non ha mai negato la sua poca ammirazione nei confronti dei portieri europei, ritenuti poco spettacolari e capaci di usare i piedi solo per allontanare la palla dall’area di rigore. Il suo mito era invece Higuita, portiere colombiano, noto per i suoi dribbing al limite dell’area, che in verità spesso gli costavano molto cari, mettendolo in ridicolo agli occhi della folla.

Ma Chilavert era di un’altra razza e pur avendo collezionato anche lui le sue belle magre figure, ha vuto comunque il merito di salvare spesso le sorti della squadra in cui giocava, prendendosi la responsabilità di calciare rigori e punizioni dal limite dell’area e andando a segno in diverse occasioni.

Nella sua lunga carriera (ha appeso gli scarpini al chiodo a 39 anni) è stato capace di segnare 62 reti in gare ufficiali, di cui 45 su rigore, 15 su punizione e 2 su azione, che ne fanno il secondo portiere goleador di tutti i tempi (dopo Rogerio Ceni che ne segnò 10 in più). Venne spesso accusato di non essere altrettanto bravo ad usare le mani, ma ciò non gli impedì di vincere il premio IFFHS come miglior portiere dell’anno per ben tre volte (due consecutive).

Numero uno anomalo e spettacolare che con un carattere un po’ meno polemico e qualche allenamento in più tra i pali avrebbe potuto scrivere la storia del calcio. Così non è stato, ma i suoi tiri da fermo li ricorderemo per sempre.

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