Frédéric Kanouté: Pallone d’Oro africano e campione nella vita!

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Tra i due litiganti, il terzo gode, recita il proverbio, che mai come in questo caso sembra azzeccato. L’assegnazione del Pallone d’Oro africano pareva infatti una questione a due tra l’ivoriano Drogba ed il ghanese Essien, che tanto bene stanno facendo con la maglia del Chelsea.

Invece a sorpresa, ma non troppo, il riconoscimento è andato a Frédéric Kanouté, attaccante maliano con passaporto francese, attualmente in forza al Siviglia, che nel suo piccolo stabilisce un record, essendo il primo calciatore nato in Europa ad aggiudicarsi l’ambito trofeo.

E chissà se qualche anno fa, quando gli chiesero di scegliere per quale Nazionale giocare, si sarebbe mai aspettato di poter ricevere il premio più importante del calcio africano a livello individuale! Una scelta di vita, quella di giocare per il Paese dei sui genitori, che è stata ben ripagata, anche se c’è da ammettere che il ragazzo merita ampiamente tutti gli onori che gli vengono resi.


Una carriera divisa tra Francia (Lione), Inghilterra (West Ham e Tottenham) e Spagna (Siviglia), ha lasciato ottimi ricordi in tutte le squadre in cui ha militato, grazie soprattutto alle sue doti tecniche che ne fanno uno dei giocatori più in vista a livello internazionale.

Nel suo palmares diversi trofei, tutti con la maglia del Siviglia, squadra che l’ha visto esplodere definitivamente: 2 Coppe Uefa, una Supercoppa Europea, una Coppa del Re ed una Supercoppa di Spagna, anche se il riconoscimento più importante (Pallone d’Oro a parte) l’ha ottenuto qualche mese fa a livello umano, donando 500.000 euro alla comunità musulmana, che rischiava di veder chiusa la Moschea di Plaza Ponce de Leon. Un grande gesto da parte sua, apprezzato dai fedeli che gli saranno eternamente grati.

E non è la prima volta che il suo nome viene fuori per vicende di carattere religioso. Nel 2006 il Siviglia aveva come sponsor la “888.com”, una società britannica di scommesse on line e il buon Kanouté si rifiutò di far pubblicità alla sporca opera di Satana, considerando il gioco alla pari dell’alcol e quindi proibito dal Corano. Per mesi indossò una maglia parzialmente oscurata, con del nastro adesivo a coprire il nome della discordia, finché non si arrivò ad un compromesso: la società inglese si impegnava a devolvere una buona fetta degli introiti ad una causa umanitaria islamica in cambio dell’esposizione del logo. Problema di coscienza risolto e tutti felici!

Bravo Frédéric, campione nel calcio e nella vita, perché di fronte alla difesa delle proprie idee non c’è Pallone d’Oro che tenga. E se poi arriva anche quello, tanto meglio!

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